Il 1° Maggio è la festa di tutti i lavoratori, anche a partita Iva
Nel clima esasperato del sistema Italia, chissà per quale strano preconcetto, il primo maggio è considerato la festa dei lavoratori, intesi come dipendenti e non dei lavoratori come lo sono coloro che configurano il vario arcipelago delle partite iva.
È una inspiegabile anomalia culturale che contribuisce a marcare la divisione e la reciproca diffidenza tra due importanti categorie produttive che paradossalmente stanno subendo lo stesso dramma economico: il lavoro che non c’è. Gli oscillanti umori del mercato del lavoro confermano un quadro generale per niente rassicurante: a ripetuti annunci di ripresa economica, seguono improvvise frenate e nuove recessioni con imprese in crisi e conseguenti licenziamenti. Predomina la precarietà, un fenomeno sociale che comporta lo stravolgimento del concetto stesso del lavoro come lo abbiamo inteso fino ad oggi, in quanto ne determina una evidente involuzione per ciò che riguarda i livelli della qualità e della sicurezza. Intanto si amplifica l’attività corrotti-corruttori che oltre a portarsi via la ricchezza devastando l’economia, lascia uno strascico di tragici lutti con suicidi e morti sul lavoro.
Per ridare dignità al lavoro è determinante riavvicinarsi alla Costituzione e ai suoi valori già ben definiti, basta saperli applicare senza ambiguità.