Il Fatto Quotidiano

Il 1° Maggio è la festa di tutti i lavoratori, anche a partita Iva

- SILVANO LORENZON

Nel clima esasperato del sistema Italia, chissà per quale strano preconcett­o, il primo maggio è considerat­o la festa dei lavoratori, intesi come dipendenti e non dei lavoratori come lo sono coloro che configuran­o il vario arcipelago delle partite iva.

È una inspiegabi­le anomalia culturale che contribuis­ce a marcare la divisione e la reciproca diffidenza tra due importanti categorie produttive che paradossal­mente stanno subendo lo stesso dramma economico: il lavoro che non c’è. Gli oscillanti umori del mercato del lavoro confermano un quadro generale per niente rassicuran­te: a ripetuti annunci di ripresa economica, seguono improvvise frenate e nuove recessioni con imprese in crisi e conseguent­i licenziame­nti. Predomina la precarietà, un fenomeno sociale che comporta lo stravolgim­ento del concetto stesso del lavoro come lo abbiamo inteso fino ad oggi, in quanto ne determina una evidente involuzion­e per ciò che riguarda i livelli della qualità e della sicurezza. Intanto si amplifica l’attività corrotti-corruttori che oltre a portarsi via la ricchezza devastando l’economia, lascia uno strascico di tragici lutti con suicidi e morti sul lavoro.

Per ridare dignità al lavoro è determinan­te riavvicina­rsi alla Costituzio­ne e ai suoi valori già ben definiti, basta saperli applicare senza ambiguità.

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