Il Fatto Quotidiano

Il boom delle armi: pure in Italia le spese “di guerra” crescono

Dopo dieci anni di crisi, le spese tornano a crescere. Tranne che per la Russia

- » ENRICO PIOVESANA

Le spese militari globali tornano ad aumentare dopo quasi un decennio di stasi seguito alla crisi. Lo certifican­o i nuovi dati pubblicati dall’Istituto internazio­nale di ricerca sulla pace di Stoccolma (Sipri) relativi all’anno passato. Gli investimen­ti in difesa sono cresciuti a livello mondiale di oltre un punto percentual­e raggiungen­do la cifra di 1.700 miliardi di dollari, 230 dollari per ogni abitante del pianeta. Oltre la metà di questi soldi vengono spesi da paesi Nato, oltre un terzo dagli Stati Uniti, che nel 2017 non mostrano ancora l’a umento del 18% deciso dal presidente Trump per l’anno fiscale corrente. La crescita più s i g n i f ic a t i v a si registra in Arabia Saudita (da anni in guerra in Yemen e principale importator­e di armamenti occidental­i, italiani compresi) con un aumento annuo del 9%, per una spesa che supera il 10% del Pil nazionale e posiziona la petrolmona­rchia al terzo posto nella classifica mondiale dopo Stati Uniti e Cina, scalzando la Russia.

L’aumento delle spese militari riguarda tutto il Mediorient­e: 22% l’Iraq, 15% l’Iran, 10% la Turchia e 5% Israele; mancano i dati siriani.

L’arretramen­to della Russia, cui si è già accennato, è certamente il dato più significat­ivo, con un crollo del 20% negli investimen­ti militari che dovrebbe rid i m e ns i o n are i timori d el l ’ A l le a nz a atlantica sulla reale ampiezza del riarmo russo. Timori che invece alimentano la corsa agli armamenti dei paesi dell’e st e dei paesi baltici, con aumenti annui della spesa militare che vanno dal 50% della Romania al 21% di Lettonia e Lituania al 12% della Bulgaria, con la Polonia che rimane il maggior investitor­e militare dell’area.

Venendo all’Europa occi- dentale le spese militari calano leggerment­e in Francia (-2%), sono tendenzial­mente stabili in Gran Bretagna, mentre aumentano in Spagna (12%), Germania (3,5%) e Italia (1%), dove raggiungon­o i 26 miliardi di euro, ovvero l’1,5% del Pil: dato, quest’ultimo, superiore a quello di importanti alleati Nato Canada (1,3%), Germania, Olanda e Spagna (entrambe 1,2%), Belgio (0,9%).

UN AUMENTO, quello relativo all’Italia, che rafforza la tendenza degli ultimi anni (+13 percento dal 2015) e conferma cifre e analisi dell'osservator­io MILX, salvo scostament­i dovuti a differenze nel metodo di calcolo. Il nostro paese rimane quindi stabilment­e tra i primi 15 paesi al mondo per spesa militare, al 12° posto per la precisione.

Passando agli altri continenti, suona preoccupan­te per la futura stabilità della regione il dato relativo all’Africa, dove si registrano aumenti annui delle spese militari in Paesi che, tra l’altro, versano in condizioni di povertà come il Gabon (42%), il Benin (41%), il Sudan (35%), il Mali (26%) il Burkina Faso (24%) il Niger (19%) e il Ghana (15%).

Per quanto riguarda l’America Latina si registrano spese militari in crescita in Venezuela ( 20%) Argentina e Bolivia (entrambe 15%) e Brasile ( 6%). Nel contante asiatico gli aumenti più si- gnificativ­i si hanno in Cambogia ( 21%) e nelle Filippine (20%).

DISCORSO A PARTE per le spese militari delle potenze regionali Cina e India, in costante e parallelo aumento, entrambe del 5,5% su base annua. Mentre la Corea del Nord, nel 2017 particolar­mente attiva nei test missilisti­co-nucleari prima dell’attuale fase di distension­e non fornisce dati, la Corea del Sud è cresciuta del 1,7%. Stabili gli investimen­ti per la difesa del Giappone, alleato americano nell’area del Pacifico.

A passo di carica Chi la fa da padrone negli acquisti l’Arabia Saudita, che sceglie anche ordigni italiani

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Ansa Export Ordigni di fabbricazi­one italiana all’aeroporto di Cagliari destinati all’Arabia Saudita

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