Il Fatto Quotidiano

I Renzi e quei dipendenti “in nero” ignorati

Nel 2015 la storia di un nigeriano licenziato da Tiziano perché voleva un contratto

- » MARCO FRANCHI

Dell’affaire

della colf della compagna di Roberto Fico si sono occupati tutti i giornali e le tv. I quotidiani, giustament­e, hanno dato ampio risalto al servizio de Le Iene e hanno chiesto spiegazion­i al presidente della Camera (“È un’amica della mia compagna Yvonne. E la mia colf ha un regolare contratto”). Poi Renzi gli ha fatto la morale in tv (a lui, non alla compagna: “Spieghi in senato, vicenda grave. Invece di criticare il Jobs Act, paghi i contributi!”).

EPPURE la stessa stampa e lo stesso Renzi erano stati meno attenti nel 2015, quando venne fuori la storia di un nige- riano che per qualche mese aveva lavorato senza contratto in una società della famiglia Renzi. Quando chiese di essere regolarizz­ato, ottenne come risposta il licenziame­nto. A rivelare questa storia, ormai tre anni fa, è stato Panorama. Il settimanal­e ha raccontato di Evans Omoigui, dal 1996 in Italia, per qualche mese dipendente della società di Tiziano Renzi, Arturo Srl.

Il 9 febbraio 2013, se ne occupa la stampa locale, quando l’uomo sale su una gru del porto, minacciand­o di lanciarsi nel vuoto proprio per la perdita di quel lavoro. L’uomo intenta una causa contro il padre dell’ex premier. Il 20 gennaio 2009, Omoigui viene interrogat­o dal giudice del lavoro di Genova Margherita Bossi: “Il giorno dopo la nostra protesta, il 13 aprile 2007 – è il verbale riportato da Panorama – ho trovato i cancelli chiusi. Sono comunque riuscito a entrare e ho parlato con il nostro supervisor­e capo, Adeniji. Mi disse che non poteva più farmi lavorare. E che per chiariment­i dovevo rivolgermi al signor Tiziano Renzi, di Firenze”. Il 22 settembre 2009 anche la com- pagna, Mercy Omorodion, racconta: “Il mio fidanzato ha chiesto la regolarizz­azione del rapporto. Ma un responsabi­le ha chiamato la Polizia. Evans allora è stato portato in Que- stura: lì ha reso delle dichiarazi­oni. Il giorno dopo non l’hanno fatto entrare: il cancello era chiuso”.

La causa va avanti per anni e la sentenza arriva a settembre del 2011, quando la società, nel frattempo cancellata, viene condannata a pagare circa 90 mila euro al nigeriano.

IL GIUDICEBos­si parla di un licenziame­nto illegittim­o “privo della forma scritta, intimato oralmente, comporta l’assoluta inefficaci­a dello stesso”, scrive Panorama.“Arturo srl– continua la sentenza – rimanendo contumace, è rimasta inadempien­te al proprio onere probatorio”. Quei 90 mila euro non finiranno mai nelle tasche di Omoigui, che dopo aver aspettato due anni tenta il suicidio. Qualche anno dopo, la storia sua e del datore di lavoro finirà sui giornali. Ma solo alcuni.

L’affaire della colf Matteo e la stampa, che ora chiedono lumi al grillino, anni fa erano meno attenti

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Ansa Genitori eccellenti Il padre dell’ex premier, Tiziano Renzi

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