La prof: “Concorso irregolare? È falso”
L’Osservatorio per gli atenei segnala “contraddizioni” nel concorso per filologi
Nella
coscienza di avere agito in modo trasparente e di avere fatto una scelta di merito, rimane un’amarezza. Da questa segnalazione traspare una sofferenza per una situazione dell’università italiana che ha escluso di fatto una o due generazioni di studiosi dal reclutamento. Ne sono consapevole e molto mi dispiace, ma non ne sono responsabile nel mio ruolo di componente della commissione”: si conclude così la risposta di Daniela Manetti, ordinario di filologia classica all’università di Firenze. Il Fatto , martedì, ha raccontato la segnalazione dell’Osservatorio Indipendente per i Concorsi Universitari, composto da docenti, ricercatori e aspiranti ricercatori di diversi ate- nei. Rilevavano che la vincitrice del concorso indetto per un posto da ricercatore a tempo determinato in filologia classica era una assegnista di ricerca per un progetto di cui la professoressa Manetti era responsabile e si riferivano, a supporto, a una delibera Anac sui conflitti d’interesse.
L’ATENEO aveva replicato, invitato a fare ricorso al Tar chiunque si fosse sentito leso e sottolineato che finora il Consiglio di Stato aveva individuato come conflitto d'interesse solo la co - autorialità nella quasi totalità delle pubblicazioni di uno dei candidati. “Situazioni ben diverse dal rapporto fra il direttore di una singola ricerca e un’assegnista, parte del ruolo istituzionale di qualunque docente - ricercatore”, spiega la Manetti ”. La candidata, poi, è all’università di Firenze da un anno e ha avuto assegni di ricerca in altri atenei. Manetti replica su altri punti, dal numero dei candidati, diverso tra primo verbale e relazione riassuntiva (“un candidato si è ritirato, come risulta dai verbali delle riunioni che l’Università, come molte altre, non pubblica per intero, ma gli Atti sono accessibili su richiesta” a quello degli ammessi (“Basta leggere il bando... la commissione poteva ammetterne 6 ed è quello che ha fatto”) fino ai motivi dell’esclusione (“Sono registrate nei verbali: anche qui l’Università, suppongo per la difesa della privacy, pubblica solo i giudizi sugli ammessi (ma si può accedere agli Atti)”. L’abilitazione scientifica non è fra i requisiti richiesti, “ma il fatto che la candidata l’abbia nel frattempo acquisita dimostra che aveva tutti i parametri richiesti in termini di ampiezza di produzione, luoghi di pubblicazio- ne, titoli e curriculum, cosa che viene messa in dubbio da un riassunto delle sue pubblicazioni a dir poco errato(...)”. Il resto è diritto autonomo di valutazione della commissione giudicatrice. “Infine - conclude Manetti -, l’unico dato menzionato sull’età è quello della vincitrice (indicata come giovane, il che sembra ritenuto un elemento negativo): i candidati avevano in effetti un range di età ampio, dal 1964 al 1990. Compararli implica (e questo è noto, come il che la quantità non fa automaticamente la qualità) che il numero assoluto di pubblicazioni e titoli deve essere rapportato alla durata della carriera, perché la comparazione sia il più possibile corretta”.