“Nel mio Messico chi studia e indaga rischia la morte”
PALOMA SAIZ L’attivista delle “Brigate per leggere in libertà”: “Decenni di governi corrotti hanno azzerato secoli di cultura”
“Il viale dei sogni infranti”, così definì il cantautore spagnolo Joaquin Sabina la vita della voce femminile messicana per eccellenza, Chavela Vargas. Ed è proprio ciò che sembra diventato il Messico delle cronache di morti quotidiane, ritrovamenti di fosse comuni, giornalisti spariti e donne stuprate e uccise. E allora dov’è finito il Paese del fermento culturale, di Diego Rivera, di Frida Kahlo, delle riviste, della letteratura? “A parte la Capitale, tutto falciato da anni e anni di governi corrotti”. Ne è convinta Paloma Saiz Tejero, Oviedo, classe 1961, figlia di esiliati repubblicani spagnoli accolti in Messico alla fine della Guerra Civile, nonché compagna del romanziere Paco Ignacio Taibo II. “Cacciata dal Dipartimento di Cultura” e licenziata dalla direzione della Fiera del libro di Zócalo, la più grande di Città del Messico, nel 2009 Saiz fonda le Brigadas para leer en libertad (Brigate per leggere in libertà). Da oggi fino al 6 maggio insieme al compagno è ospite di Encuentro, Festa delle letterature in lingua spagnola a Perugia.
Diffondere libri a poco prezzo per “educare alla lettura” sta funzionando? Ai nostri festival passano in media 30 mila persone. Agli incontri assistono in centinaia. E poi mandiamo tutto in str eamin g in modo da raggiungere anche chi non può partecipare fisicamente. L’altro aspetto che promuovete è la libertà. A che punto è il Messico da questo punto di vista?
La situazione è terribile. Si muore ogni giorno. Non dico che girare per strada sia pericoloso, ma se metti il naso dove non devi, lo diventa.
Cosa possono fare davvero le “Brigate” per questo? Cerchiamo di riportare al centro la cultura. Altrimenti il Messico non può cambiare. Organizziamo rassegne editoriali, incontri sui libri in uscita o su temi importanti oltre a vendere testi a prezzi accessibili a tutti. E alle presentazioni, ne distribuiamo anche gratis. Stessa cosa vale per gli autori di cui sono cessati i diritti, le cui opere ristampiamo noi stessi assumendone i costi.
La ricetta è “libri contro il degrado”? Assolutamente sì. Solo così si può combattere l’ignoranza Eppure a giudicare dalle cronache, sembra che chiunque provi a studiare o a scrivere ciò che accade, giovani e giornalisti, venga fatto fuori.
Sì, è vero. Ma se si riferisce ai giovani studenti di cinema trovati morti, non credo siano stati uccisi perché si istruivano e per la materia che studiavano. Più probabilmente si tratta di morti intimidatorie, con le elezioni dietro l’angolo. Si cerca di incutere terrore nella gente. Per quanto riguarda i giornalisti, vale lo stesso discorso. Morti esemplari. Se ne uccidono alcuni perché nessun altro provi a mettere il naso negli affari illeciti dei governanti e dei narcos. Qui arriviamo al punto, i narcos, le frontiere chiuse e i disperati che spingono. I giovani che restano che scelta hanno?
Sono coloro che lottano per il cambiamento e restando qui possono farlo. La maggior parte fa attivismo politico, sono quasi tutti impegnati.
Che mi dice delle donne? Anche loro sono tra le maggiori vittime della violenza in Messico
Sì, è vero. I femminicidi sono all’ordine del giorno. Ma tutte queste morti hanno un solo nome: impunità. Questo è un Paese in cui se commetti un delitto, al 99% non vieni neanche denunciato. Quindi non dico che ci siano più femminicidi che nel resto del mondo, ma qui chi uccide sa di rimanere impunito. E le donne come possono reagire?
Credo che anche in questo caso sia tutta una questione culturale. Vorrei porre l’attenzione su questo aspetto, anche nel mio intervento a Perugia lo dirò. Finché saranno anche le donne ad assecondare tacitamente la cultura machista secolare, non riusciremo a fermare la violenza. Va cambiato il punto di vista culturale.
Ci consigli qualche libro di scrittori messicani che dovremmo assolutamente leggere...
Tra i migliori usciti recentemente c’è quello di Guillermo Arriaga, Il Selvaggio, che partecipa anche al Festival di Perugia e ovviamente quello di Paco Ignacio Taibo II, Redenzione.
I giovani cineasti e i giornalisti vengono uccisi come forma di intimidazione in vista del voto