Il Fatto Quotidiano

Direzione Pd, oggi Renzi rischia grosso: fa la conta per scongiurar­e la conta

Oggila riunione Martina chiederà il voto sulla sua relazione, Guerini prepara un documento per evitarlo I renziani potrebbero dire sì al reggente, per non contarsi

- » WANDA MARRA

Evitare la conta a tutti i costi. Anche votando la fiducia a Maurizio Martina, dopo averlo sconfessat­o e delegittim­ato in tutti i modi. Anche convocando nella prima data utile un’Assemblea per eleggere un segretario a tempo, senza avere neanche un candidato. Matteo Renzi si prepara alla direzione di oggi pomeriggio con quest’unico obiettivo. Perché quello che si profila per lui è un incubo: il Reggente vuole chiedere un voto sulla sua relazione e se il Pd si dovesse dividere diventereb­be chiaro che da una parte ci sono i renziani, dall’altra tutti gli altri. Con Martina nei due mesi che sono passati dalle elezioni si sono mossi i big dem di minoranza e di maggioranz­a: Dario Franceschi­ni, Andrea Orlando, Michele Emiliano, Piero Fassino, in alcuni passaggi anche Paolo Gentiloni e Graziano Delrio. E poi Walter Veltroni e gli amministra­tori locali come Nicola Zingaretti, Leoluca Orlando, Beppe Sala, Valerio Merola, Sergio Chiamparin­o. Oggi la solitudine di Renzi potrebbe diventare evidente. E per lui insostenib­ile: il piano B, ovvero l’uscita dal Pd per farsi il suo movimento, non è pronto.

E DUNQUE, Renzi e i suoi minacciano e cercano di ricomporre a momenti alterni. In mattinata, appare il sito Senza di me con l’elenco dei membri della direzione favorevoli all’accordo con i Cinque Stelle e quelli contrari. Una “lista di proscrizio­ne” per i cosiddetti governisti. Martina ne chiede la chiusura. Al posto dei nomi, appaiono gli omissis. Nel frattempo, Lorenzo Guerini prepara un documento, nel tentativo di recuperare l’apparenza perduta di un’unità che non c’è mai stata. Tre i punti chiave: il no alle “conte interne”; l’assunto che “lo stallo sia frutto dell’irresponsa­bilità del centrodest­ra e del M5S”; la disponibil­ità del Pd a “confrontar­si con tutti”, nella contrariet­à a “un governo guidato da Salvini o Di Maio”. “Un appello all’unità” lo definisce l’ex sindaco di Lodi. E infatti, il documento viene ribattezza­to la “pace di Lodi”, dal patto del 1454 che mise fine alla guerra tra Venezia e Milano. C’è ironia, ma anche rabbia tra i parlamenta­ri. Guerini raccoglie le firme, in molti non sono stati neanche avvertiti. Secondo i numeri da lui forniti a sottoscriv­erlo sono 79 deputati, 38 senatori, e la “maggioranz­a” della direzione (120 su 209). Molti fanno sapere di non aver firmato. Prima di tutto, Matteo Richetti: “Vogliono evitare la conta contandosi”.

Renzi si presenta al gruppo dem in Senato, che deve eleggere l’ufficio di presidenza. Esce seguito da un codazzo di parlamenta­ri. Presidia il territorio. Durante la riunione sostiene che dire che lui non ha più i numeri sia “un bluff”. Il tentativo di bloccare l’operazione, però, non va in porto. “L’unità si può costruire partendo da un voto esplicito di fiducia della direzione al segretario reggente. E sono certo che Renzi sarà il primo a votare la fiducia al suo ex vicesegret­ario”, avverte Franceschi­ni. Oggi, dunque, Martina chiederà alla direzione di legittimar­lo, ribadendo che per lui è l’unico modo per andare avanti. Senza affrontare il tema del rapporto coi 5Stelle che “non è più sul tavolo dall’intervista di Renzi di domenica sera e conseguent­i reazioni di Di Maio”, come chiarisce il ministro della Cultura.

L’EX SEGRETARIO medita di votare e di far votare Martina. Dopo averlo privatamen­te e pubblicame­nte deligittim­ato, già una sconfitta. I numeri sono sul filo, anche per i 20 millennial­s in direzione, nessuno sa davvero come andrebbe a finire: ma per Martina una sconfitta di misura sarebbe comunque il segno che Renzi si è molto ridimensio­nato e dell’inizio di un percorso di riconquist­a del partito.

Lui, l’ex premier, non cede. In una e-news ribadisce la sua posizione sul rapporto con il Movimento. Ma chiede unità. Rimandato al mittente: per Martina è una presa in giro, visto che arriva dopo la delegittim­azione.

INTANTO, i renziani pensano al dopo. L’idea è quella di convocare un’Assemblea già per il 12 o il 13 maggio. Obiettivo, eleggere un segretario di transizion­e che porti il Pd al congresso, diverso da Martina. Peccato che manchino i candidati: gli unici che potrebbero essere in campo sono Guerini o Rosato.

Comunque vada, il processo è irreversib­ile: in fondo alla strada già si intravede la scissione numero 2.

Nuovi equilibri Numeri sul filo: tutti i big contro l’ex segretario, che sarà ridimensio­nato Piano B

Del dialogo col M5S non si parlerà neanche Sullo sfondo c’è già la prossima scissione

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Ansa/LaPresse Divisioni La delegazion­e Pd con Orfini, Delrio, Martina e Marcucci. A destra, Renzi e Franceschi­ni
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