Doping: per Froome il Giro ha già pronto il condono preventivo
Garanzie Il campione del Tour è a rischio squalifica, ma l’accordo con la federazione è che la sua vittoria non sarà messa in discussione
Sei pronta Gerusalemme ad accogliere il Giro d’Italia?”. La folla ammassata nella centralissima Safra square, piazza edel nuovo Municipio, a poca distanza dalle mura della Città Vecchia - risponde così forte, prima con un vibrante “ken” (sì) poi con un orgoglioso “kan” (qui). Sarà la suggestione di quell’attimo, o forse è il vento, ma pare che ondeggino persino le palme che adornano il grande spiazzo, luogo emblematico in cui le autorità hanno voluto che si unissero idealmente la Gerusalemme ebraica occidentale e quella Est, scelta ovviamente criticata dai palestinesi. Le truppe Rcs che organizza il Giro, hanno avuto in dote un “outfit”, comprensivo di giacca camouflage , molto fashion, quello stile militare-chic tanto in voga, ma forse inopportuno qui. “Siamo venuti per fare un grande evento sportivo, e non per interferire con la posizione dei governi”, ha detto Mauro Vegna, patron del Giro. Risultato: niente camouflage. Basta quello autentico del servizio d’ordine, un poliziotto o un soldato ogni 2 metri del tracciato di oggi, ossia quasi 10mila uomini.
Poco dopo le 6 dell’afoso pomeriggio comincia la presentazione della 2 squadre iscritte: gli israeliani scoprono il Giro in diretta tv (198 i Paesi connessi), il ciclismo da queste parti è ancora uno sport esotico, i corridori sono 3-400, mi dice Daniel Bernheim, presidente della federazione ciclistica: “Stiamo investendo per costruire le infrastrutture basilari: un velodromo, costato 25 milioni di euro, inaugurato mercoledì; piste ciclabili, promozione nelle scuole, le forze di polizia hanno capito l’importanza di collaborare per garantire ai ciclisti di circolare in sicurezza.
IL GIRO DIMOSTRAche noi siamo aperti, che non c’è pericolo e che la sicurezza è al massimo livello. Il nostro è un Paese democratico e ospitale, lo sport comunque supera i confini politici e religiosi”. In verità, il Gi- ro che comincia oggi nella Città Santa è soprattutto un geniale e formidabile spot per Israele e per gli organizzatori della corsa che hanno non a caso ingaggiato il discusso Chris Froome per dare sostanza (si spera solo tecnicamente) alla gara: come in ogni spettacolo che conta, la star britannica è l’ultima a salire sulla passerella della presentazione, mandando in visibilio il pubblico. Eppure, non tutto è Mulino Bianco in questo Giro. L’abile Mauro Vegni, il patron del Giro, non nasconde l’imbarazzo: “Confesso di non essere stato felice quando abbiamo saputo, una settimana dopo l’ufficializzazione della sua presenza al Giro, che era stata comunicata la non negatività di Froome alla Vuelta. La Sky doveva esserne a conoscenza. Anche se io non capisco questo essere ‘non negativo’. O uno è negativo o è positivo…”.
L’ARGOMENTO È SCIVOLOSO. Un campione sospettato di doping disputa la crono individuale partendo per quintultimo, alle 16 e 41 (ora locale). Se vince e viene squalificato, gli togliete l’eventuale vittoria o lo depennate dalla classifica finale? “Poco prima della Mila- no-Sanremo ho avuto un colloquio con David Lappartient, il presidente dell’Uci, e gli ho detto che se dovesse vincere, il Giro resterà assegnato a lui, non accetteremo mai un secondo caso Contador. Lappartient si è dimostrato favorevole a quest’idea, d’altra parte i tempi dell’inchiesta saranno ancora lunghi, quindi non ci troveremo in situazioni difficili…”. Anche perché pare che il corridore britannico sia stato pagato 2 milioni di euro. Vegni smentisce, senza smentire: “Non ho avviato nessuna trattativa individuale con Froome, come non ho mai trattato coi corridori né dato soldi direttamente ai corridori per partecipare. Ho sempre avuto un rapporto corretto con le squadre: chi onora la corsa con una partecipazione di qualità, schierando i capitani, merita un rimborso spese superiore rispetto a chi viene al Giro perché deve... Froome si è preparato per fare un grande Giro all’altezza dei suoi valori”. Si spera non quelli riscontrati il 7 settembre scorso in Spagna.