Alfie Evans Il dubbio bioetico resta L’ondata emotiva non ha aiutato a capire
Il mio tasso di tolleranza automobilistica ha superato il livello di guardia. Osservando il comportamento stradale di alcuni soggetti mi rendo conto che sguazziamo nell’anarchia più totale, almeno a livello di circolazione. Non vorrei apparire sessista nel ragionamento che sto per formulare, tuttavia, non potendone più, mi espongo personalmente a eventuali accuse che puntualmente arriveranno dai social.
L’avvento degli smartphone, con chat testuali e vocali, ha sicuramente influito sulla mancanza di disciplina. Certo gli uomini non sono immuni da questo vizio pericoloso, anche se in modo più limitato. Tengo a precisare che i “ma schiet ti” denotano comunque altre evidenti debolezze stradali: come passare col rosso o mettersi al volante in stato di alterazione psichica. Eppure, il gentil sesso sembra possedere una maggiore attitudine a smanettare con dispositivi telefonici mobili durante la guida, con enormi rischi per la sicurezza stradale. Proprio l’altroieri mi sono imbattuto in una situazione che definirei emblematica: percorrevo un viale con diritto di precedenza sulle traverse, allorquando un veicolo non rispettava lo stop, costringendomi a una frenata improvvisa. Alla guida dell’auto una donna: manco a dirlo era intenta a tormentare il malcapitato smartphone. Reazione? Si limita a sollevare gli occhi dal cellulare per un istante, non alza nemmeno la mano in segno di scusa e ritorna a chattare con proverbiale indifferenza. Caro Fabrizio, a me è capitata la stessa scena con automobilisti inequivocabilmente maschi. Tanti anni fa si trascorrevano meno ore a scuola e i genitori erano SCRIVENDO DEL PICCOLO ALFIE, Elisabetta Ambrosi sostiene che il “pathos, la reazione istintiva che ci fa gridare all’omicidio senza pietà di un bambino di pochi mesi non ci aiuta a capire nulla di quello che sta realmente accadendo” e quindi davanti a questa incomprensione prova a spiegarcelo lei con risultati davvero scarsi. Perché un giornalista che vorrebbe spiegare (o giustificare?) quanto è accaduto non dovrebbe partire dalla legge inglese, vista anche la cittadinanza concessa dall’Italia, ma da alcuni diritti fondamentali dei cittadini, inglesi e non, come quello di muoversi ed espatriare, oltre a quello di ricevere cure. Questi diritti vengono prima delle decisioni di un giudice e sono stati immotivatamente lesi. Ai genitori è stato materialmente impedito di venire in Italia. Perché? Mi stupisce la voglia-presunzione di spiegare da parte di chi palesemente non ha colto diversi e fondamentali fattori in gioco. GENTILE FRANCO, l’incipit del mio articolo era inteso a chiarire che l’ondata emotiva sul caso Alfie Evans, pure rispettabile, ha impedito di capire la reale natura tragica della vicenda. Perché se la legge inglese può essere criticabile, l’alternativa chiamata “speranza” purtroppo non c’era, perché non esisteva nessuna cura che avrebbe potuto migliorare lo stato del bambino, e cinque anni dopo la situazione sarebbe stata nel migliore dei casi identica. Il dubbio bioetico purtroppo non è risolto: arrestare le cure è stata una forma di eutanasia o la sospensione di un accanimento terapeutico? I pareri sono discordi, ad esempio un cattolico come Mons. Paglia si è schierato per la seconda opzione.
Venendo al punto della circolazione: la Corte europea dei diritti umani non ha accolto la richiesta dei genitori e molto rispettosi degli insegnanti, se un loro figlio arrivava a casa con una nota o se la maestra li fermava all’uscita per segnalare dei comportamenti aggressivi o lo scarso rendimento a casa, il ragazzino prendeva dei sonori ceffoni, oltre ai rimproveri di nonni, zii e vicini di casa.
Doveva recuperare nell’i mmediato, cioè mettersi a studiare subito, e il giorno dopo chiedere scusa all’insegnante. Sembra il racconto di un bisnonno, invece la stessa Commissione europea ha negato che ci fosse una legge Ue invocabile per il trasferimento. Al di là di questo, se diritti fondamentali sono stati violati, qualche Corte dovrà riconoscerlo. Voglio infine ricordare che il nostro Stato, fino all’approvazione della legge sul testamento biologico, si è accanito atrocemente sui corpi delle persone, sia pure in senso inverso alla legge inglese. Ma nessuno Stato estero ha inviato aerei o concesso la cittadinanza ai malati di Sla e mi chiedo cosa sarebbe successo se ciò fosse avvenuto. Da madre, infine, penso che i genitori di Alfie abbiano avuto solo troppo poco tempo, e questa forse è la vera ingiustizia, per maturare una scelta che forse prima o poi sarebbe arrivata. accadeva ancora nell’epoca preberlusconiana.
I vari governi hanno modificato le leggi che regolano la vita scolastica producendo danni notevoli. Tra giornali e programmi televisivi in questi anni c’è stato uno smantellamento della fiducia che i cittadini avevano nei confronti della scuola. Hanno rinforzato una serie di luoghi comuni e fatto in modo che le persone proiettassero sulla scuola rabbia e frustrazioni. È sufficiente andare davanti a uno qualsiasi degli istituti all’us cita degli alunni e camminare tra genitori, nonni e bambini per sentirne tante tra parolacce e invettive contro gli insegnanti dei figli. E poi le risposte agli avvisi che vengono inviati a casa per comunicare ai genitori di compiti non svolti o comportamenti non adeguati, sono aggressive e deresponsabilizzanti, i colloqui di fine quadrimestre spesso diventano un ring nel quale schivare i colpi di adulti violenti e problematici. Sen- Vorrei ringraziare di cuore il direttore Travaglio per il suo editoriale di venerdì 27 aprile. Meglio non poteva esprimere il disagio, l’amarezza di noi cittadini ed elettori che a due mesi dal voto non vediamo altro che litigi e poltrone ballerine.
Prima gli elettori volevano il Pd all’opposizione, ora incitano Renzi a rifiutare accordi con il M5S e intanto l’Italia viene espugnata dal disagio sociale ed economico, dalla disoccupazione e dalle quotidiane ingiustizie.
Subito dopo il voto si diceva che la sinistra non aveva più il polso della situazione ed era necessario andare tra la gente per comprenderne i bisogni. Non credo che una biciclettata in piazza, tra l’altro senza un bagno di folla, possa determinare una scelta politica così importante come la necessità di un Governo. E se si voterà con questa legge cosa potrà cambiare? Mentre a Roma si ciancia, l’impotenza e la disillusione ci tolgono ogni idea di futuro.