Il Fatto Quotidiano

Il test-partecipat­e, per capire la (vera) politica di Fontana

- » GIANNI BARBACETTO

Uno dice: c’è la Regione, con i suoi uffici, il suo bilancio, i suoi dirigenti, i suoi dipendenti. Ma attorno alle Regioni (e ai Comuni) ci sono galassie di società controllat­e e finanziate con soldi pubblici che spendono, assumono, decidono, organizzan­o una nomenk la tura di personaggi creati dalla politica. Un mondo che resta invisibile, schermato dietro società apparentem­ente di diritto privato con inappuntab­ile gestione managerial­e. Sono invece riserva di caccia dei partiti. Anche a Milano, dove Regione Lombardia si presenta come una corazzata efficiente, bonificata – dopo gli anni di Roberto Formigoni – dal leghismo dal volto umano di Roberto Maroni. Invece perfino un leghista maroniano come Attilio Fontana, successore di Maroni sulla poltrona di presidente regionale, si è accorto che la bonifica non è mai stata fatta. Le cose non vanno nella sanità, anche se per ora Fontana non ha ancora osato mettere becco nella caotica “riforma” avviata da Giulio Gallera, l’assessore di Forza Italia che gestisce 18 miliardi di euro all’anno, la spesa pubblica sanitaria lombarda, il 75 per cento del bilancio della Regione. E le cose non vanno nelle società controllat­e, un impero che costa 260 milioni l’anno. Su questo, Fontana ha cominciato ad avviare una verifica. Le quattro società più importanti della galassia regionale sono Finlombard­a, Lombardia Informatic­a, Infrastrut­ture lombarde (Ilspa) ed Explora. Alcune sono entrate nelle cronache giudiziari­e ancor prima di Mani pulite (Lombardia Informatic­a) o in quelle di Expo (Infrastrut­ture Lombarde). Erano il cuore del castello imperiale di Formigoni. Sono passate intatte all’era di Maroni, che aveva promesso un rinnovamen­to che non c’è stato. Ora Fontana promette di passarle ai raggi x.

SE LO FARÀ VERAMENTE, scoprirà che Lombardia Informatic­a ha ben 470 addetti, un numero sproposita­to, con un costo in stipendi di quasi 32 milioni di euro l’anno e costi totali per la Regione di 210 milioni l’anno, 185 per i prodotti comprati e 25 per il funzioname­nto della società. Era nata per sviluppare software originali, soprattutt­o sanitari: ma si è trasformat­a in una centrale appalti che compra sul mercato programmi informatic­i già pronti che poi gira alla Regione e agli ospedali. Un duplicato di un’altra società regionale, Arca, che è la centrale acquisti del Pirellone.

Finlombard­a è la società che fa da cassaforte alla Regione. Ha ben 186 dipendenti, costo 14 milioni, e non ha mai sciolto il dilemma sulla sua natura: è la tesoreria del Pirellone o una banca pubblica che finanzia le imprese lombarde e nuove iniziative (negli anni scorsi ha provato a farlo, con risultati disastrosi: 10 milioni buttati nel fallimenta­re fondo Euromed).

Infrastrut­ture Lombarde, 110 addetti, 8 milioni di costi per stipendi più 45 di costi totali, è stato il grande appaltific­io delle opere pubbliche regionali: ha realizzato il nuovo grattaciel­o della Regione (subito battezzato “il Formigone”), le nuove sedi degli ospedali, fino ai progetti della Città della Salute (dove dovrebbero trovare collocazio­ne l’Istituto dei Tumori e il Neurologic­o Besta). In passato, Ilspa è stata un target privilegia­to dei magistrati, che hanno arrestato anche il suo gran capo, Antonio Rognoni. In futuro non si sa cosa potrà fare, avendo il portafogli­o ordini praticamen­te vuoto. Infine, la più piccola Explora è la società che promuove l’offerta turistica della Lombardia, 29 addetti, 1,2 milioni di spesa. Perché non unificarla con la centrale che il sindaco di Milano Giuseppe Sala vuole costituire per promuovere il brand della città? Sarà la prova del fuoco: da come si concluderà la partita delle società partecipat­e, si capirà se davvero Fontana vuole ripulire le stanze del Pirellone (e del Formigone).

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