Il Fatto Quotidiano

Un telegramma è per sempre, ma solo in Italia

Messaggi da cellulari e mail hanno decretato la fine del servizio nel resto dell’Unione

- » ANDREA VALDAMBRIN­I

Per

i ventenni o trentenni di oggi, o chi è ancora più giovane, la parola “t el egramma” fa pensare forse solo a un’applicazio­ne di messaggeri­a come Telegram. Basta invece salire un po’ con l’età, che il termine evoca una forma di comunicazi­one via messaggio scritto, tipica dell’era pre-internet. I testi dei telegrammi sono espressi inoltre in quella forma asciutta e puntellata di ‘stop’ tipica del linguaggio cifrato, che ha rappresent­ato per due secoli il mezzo più efficace e rapido di scambiarsi informazio­ni a distanza. E restando anche di recente un doveroso contrasseg­no di formalità.

Ora la Francia ha deciso di sospendere l’invio di telegrammi dopo quasi 140 anni di servizio. Con un comunicato – piuttosto telegrafic­o, per restare in tema, non a caso diffuso via Twitter – la compagnia telefonica Orange, gestore del servizio, ha annunciato come l’u lti mo messaggio telegrafic­o è sta- to inviato un minuto prima della mezzanotte del 30 aprile. Una scelta storica ma anche una necessità commercial­e, determinat­a dalla spietata concorrenz­a di email, sistemi di messaggeri­a e social network, che hanno in breve tempo reso obsoleto – e costoso, consideran­do che in Francia il prezzo si aggirava sui 15 euro per 50 parole – il sistema finora adottato.

Il declino del telegramma è ben visibile nei numeri: un calo inesorabil­e dai 900.000 messaggi inviati nel 2005 in Francia ai 38.000 dello scorso anno, fino ad un minino di 6.000 nei primi quattro mesi del 2018. Parigi non è sola a dare l’addio al telegramma. L’anno scorso era stato il vicino Belgio porre fine al servizio dopo 171 anni, mentre nel 2013 era toccato all’India, nel 2006 agli Usa e molto prima, addirittur­a negli anni ’80 del secolo scorso, al Regno Unito.

IN ITALIA, spedire un telegramma è invece ancora possibile: lo si può fare da una pagina web, dalla applicazio­ne di Poste Italiane, dettare per telefono o sempliceme­nte spedirlo andando all’ufficio postale. In origine era stato il mezzo principale per connettere il mondo attraverso messaggi scritti.

Prima ancora delle prime trasmissio­ni via radio (che risalgono a fine 800), e ben prima della diffusione di massa degli apparecchi tele- fonici, il telegrafo elettrico fu brevettato nel 1837 dall’americano Samuel Morse. Adottato in tutti i Paesi industrial­izzati al di qua e al di là dell’Atlantico, così come nelle colonie dell’Im pe ro britannico, la comunicazi­one via telegrafo è stata a lungo sinonimo di velocità e di informazio­ne.

Ne reca un segno evidente il nome del quotidiano londinese Telegraph , fondato nel 1855, come anche dell’o- landese Telegraaf, nato quasi quarant’anni dopo a coronare il secolo d’oro dell’invenzione di Morse. Non pochi i telegrammi che hanno marcato i passaggi chiave della storia, come quello che annunciava il successo del primo volo a motore della storia nel 1903, o l’SOS del Titanic nel 1912. Quello che oggi annuncerem­mo probabilme­nte attraverso Whatsapp, Messenger o con un video su Facebook o Insat- gram. Nel 1897 Mark Twain dopo aver saputo della pubblicazi­one, ovviamente errata, di un suo necrologio, distillò la sua ironia telegrafan­do queste parole: “Le notizie della mia morte sono ampiamente esagerate”. Ecco, il telegramma scompare, come era successo al primo mezzo che ne trasmettev­a i messaggi. Il contenuto della comunicazi­one globale viaggia per altri canali.

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Ansa

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