Un telegramma è per sempre, ma solo in Italia
Messaggi da cellulari e mail hanno decretato la fine del servizio nel resto dell’Unione
Per
i ventenni o trentenni di oggi, o chi è ancora più giovane, la parola “t el egramma” fa pensare forse solo a un’applicazione di messaggeria come Telegram. Basta invece salire un po’ con l’età, che il termine evoca una forma di comunicazione via messaggio scritto, tipica dell’era pre-internet. I testi dei telegrammi sono espressi inoltre in quella forma asciutta e puntellata di ‘stop’ tipica del linguaggio cifrato, che ha rappresentato per due secoli il mezzo più efficace e rapido di scambiarsi informazioni a distanza. E restando anche di recente un doveroso contrassegno di formalità.
Ora la Francia ha deciso di sospendere l’invio di telegrammi dopo quasi 140 anni di servizio. Con un comunicato – piuttosto telegrafico, per restare in tema, non a caso diffuso via Twitter – la compagnia telefonica Orange, gestore del servizio, ha annunciato come l’u lti mo messaggio telegrafico è sta- to inviato un minuto prima della mezzanotte del 30 aprile. Una scelta storica ma anche una necessità commerciale, determinata dalla spietata concorrenza di email, sistemi di messaggeria e social network, che hanno in breve tempo reso obsoleto – e costoso, considerando che in Francia il prezzo si aggirava sui 15 euro per 50 parole – il sistema finora adottato.
Il declino del telegramma è ben visibile nei numeri: un calo inesorabile dai 900.000 messaggi inviati nel 2005 in Francia ai 38.000 dello scorso anno, fino ad un minino di 6.000 nei primi quattro mesi del 2018. Parigi non è sola a dare l’addio al telegramma. L’anno scorso era stato il vicino Belgio porre fine al servizio dopo 171 anni, mentre nel 2013 era toccato all’India, nel 2006 agli Usa e molto prima, addirittura negli anni ’80 del secolo scorso, al Regno Unito.
IN ITALIA, spedire un telegramma è invece ancora possibile: lo si può fare da una pagina web, dalla applicazione di Poste Italiane, dettare per telefono o semplicemente spedirlo andando all’ufficio postale. In origine era stato il mezzo principale per connettere il mondo attraverso messaggi scritti.
Prima ancora delle prime trasmissioni via radio (che risalgono a fine 800), e ben prima della diffusione di massa degli apparecchi tele- fonici, il telegrafo elettrico fu brevettato nel 1837 dall’americano Samuel Morse. Adottato in tutti i Paesi industrializzati al di qua e al di là dell’Atlantico, così come nelle colonie dell’Im pe ro britannico, la comunicazione via telegrafo è stata a lungo sinonimo di velocità e di informazione.
Ne reca un segno evidente il nome del quotidiano londinese Telegraph , fondato nel 1855, come anche dell’o- landese Telegraaf, nato quasi quarant’anni dopo a coronare il secolo d’oro dell’invenzione di Morse. Non pochi i telegrammi che hanno marcato i passaggi chiave della storia, come quello che annunciava il successo del primo volo a motore della storia nel 1903, o l’SOS del Titanic nel 1912. Quello che oggi annunceremmo probabilmente attraverso Whatsapp, Messenger o con un video su Facebook o Insat- gram. Nel 1897 Mark Twain dopo aver saputo della pubblicazione, ovviamente errata, di un suo necrologio, distillò la sua ironia telegrafando queste parole: “Le notizie della mia morte sono ampiamente esagerate”. Ecco, il telegramma scompare, come era successo al primo mezzo che ne trasmetteva i messaggi. Il contenuto della comunicazione globale viaggia per altri canali.