Il Fatto Quotidiano

“Hanno riconosciu­to l’errore, da noi l’avrebbero coperto”

La scrittrice sugli scandali di Svezia: “Un atto coraggioso, che salva la loro credibilit­à”

- » SILVIA D’ONGHIA

“Q uello che mi ha colpito di più? L’a ss un zi on e di responsabi­lità, che in Italia non c’è mai. Noi siamo abituati a dare sempre la colpa a qualcun altro”. Dacia Maraini è in viaggio, ma sta seguendo dai giornali quello che accade a Stoccolma.

Sembra quasi una storia di casa nostra. Signora Maraini, è rimasta colpita? Sorpresa. Noi abbiamo il mito della Svezia come Paese civilissim­o, democratic­o, perbene. Un posto dove la corruzione non esiste. Proprio per questo la faccenda dell’Accademia ci ha stupiti.

Ci sono due aspetti: le molestie e la corruzione. Facciamo subito una distinzion­e. Gli assalti sessuali sono una cosa che non riguarda il Premio, ma una persona esterna. È il marito di una giurata, Katarina Frostenson, certo, ma non è un giurato stesso. Quindi immagino che all’interno non lo si sapesse. Forse non lo sapeva nemmeno la moglie.

Che ha altre colpe, invece? Se è vero che lei trasmettev­a all’esterno le notizie sui futuri vincitori e se sono vere le accuse di passaggio di denaro, allora è molto grave. E sono ancora più amareggiat­a dal fatto che sia stata una donna a comportars­i con così grande leggerezza.

Quindi ritiene che le posizioni dei due coniugi siano distinte?

Credo che la responsabi­lità sia personale. Lui deve essere denunciato e punito, se ritenuto colpevole delle molestie sessuali. Ciò che avrebbe fatto lei, invece, è grave per la letteratur­a mondiale. Ma c’è una cosa forse peggiore.

Quale?

Come hanno fatto gli altri membri dell’Accademia a non accorgersi di ciò che stava ac- cadendo? È inverosimi­le anche solo pensarlo. E allora è venuta meno una funzione di controllo da parte dei giurati. Non conosco bene le regole, ma immagino che abbiano compiuto una grave omissione. Alla quale, evidenteme­nte, hanno posto rimedio con la decisione di non assegnare il Premio del 2018.

Una scelta giustissim­a, segno che tengono alla loro rispettabi­lità. Vuol dire che sono sensibili al problema e non stanno lì a coprire gli scandali. Si chiama assunzione di responsabi­lità e noi italiani non siamo abituati. Mi sembra un tratto di serietà, che in quanto tale va assolutame­nte rispettato.

Anche se questo costituirà un danno per l’economia? Lo scrittore e la casa editrice che avrebbero vinto perderanno molti soldi.

È in questo che l’Accademia dimostra la sua serietà. Un altro avrebbe detto: ‘Facciamo finta di niente perché c’è di mezzo l’economia’. E invece no. Hanno preso subito le distanze, ammettendo di aver peccato di leggerezza per non essersi accorti di queste manovre.

La credibilit­à del Premio sarà difficile da recuperare? No, si può recuperare benissimo, proprio perché se uno ammette di aver sbagliato si fa carico anche delle conseguenz­e. Il re in persona ha voluto rivedere la norma delle nomine a vita. La trovo una giusta presa di posizione.

E qui torniamo al Paese civile.

Stimo molto il regno svedese. Mi ricordo una cosa bellissima: quando tutti i sovrani del mondo tacevano di fronte al nazismo, il re di Svezia si metteva la stella gialla sulla giacca e andava in giro così, in segno di solidariet­à con gli ebrei. Un atto politico che giustifica an-

Lui deve essere denunciato e punito se ritenuto colpevole Ciò che avrebbe fatto lei è grave per la cultura mondiale

cora oggi la presenza della monarchia svedese. Io sono sempre per le repubblich­e, è bene ricordarlo, ma in questo caso giù il cappello davanti a un’azione di tale coraggio. È una vicenda vecchia, ma che rimane ancora oggi.

Quindi possiamo dire che hanno fatto bene a prendersi un anno sabbatico?

Sono completame­nte d’a ccordo con loro.

La rispettabi­lità si può recuperare benissimo: se uno ammette di aver sbagliato si fa carico delle conseguenz­e

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Dacia Maraini ha vinto il Premio Campiello nel 1990 e lo Strega nel 1999
Ansa “Decisione da rispettare” Dacia Maraini ha vinto il Premio Campiello nel 1990 e lo Strega nel 1999
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