“Hanno riconosciuto l’errore, da noi l’avrebbero coperto”
La scrittrice sugli scandali di Svezia: “Un atto coraggioso, che salva la loro credibilità”
“Q uello che mi ha colpito di più? L’a ss un zi on e di responsabilità, che in Italia non c’è mai. Noi siamo abituati a dare sempre la colpa a qualcun altro”. Dacia Maraini è in viaggio, ma sta seguendo dai giornali quello che accade a Stoccolma.
Sembra quasi una storia di casa nostra. Signora Maraini, è rimasta colpita? Sorpresa. Noi abbiamo il mito della Svezia come Paese civilissimo, democratico, perbene. Un posto dove la corruzione non esiste. Proprio per questo la faccenda dell’Accademia ci ha stupiti.
Ci sono due aspetti: le molestie e la corruzione. Facciamo subito una distinzione. Gli assalti sessuali sono una cosa che non riguarda il Premio, ma una persona esterna. È il marito di una giurata, Katarina Frostenson, certo, ma non è un giurato stesso. Quindi immagino che all’interno non lo si sapesse. Forse non lo sapeva nemmeno la moglie.
Che ha altre colpe, invece? Se è vero che lei trasmetteva all’esterno le notizie sui futuri vincitori e se sono vere le accuse di passaggio di denaro, allora è molto grave. E sono ancora più amareggiata dal fatto che sia stata una donna a comportarsi con così grande leggerezza.
Quindi ritiene che le posizioni dei due coniugi siano distinte?
Credo che la responsabilità sia personale. Lui deve essere denunciato e punito, se ritenuto colpevole delle molestie sessuali. Ciò che avrebbe fatto lei, invece, è grave per la letteratura mondiale. Ma c’è una cosa forse peggiore.
Quale?
Come hanno fatto gli altri membri dell’Accademia a non accorgersi di ciò che stava ac- cadendo? È inverosimile anche solo pensarlo. E allora è venuta meno una funzione di controllo da parte dei giurati. Non conosco bene le regole, ma immagino che abbiano compiuto una grave omissione. Alla quale, evidentemente, hanno posto rimedio con la decisione di non assegnare il Premio del 2018.
Una scelta giustissima, segno che tengono alla loro rispettabilità. Vuol dire che sono sensibili al problema e non stanno lì a coprire gli scandali. Si chiama assunzione di responsabilità e noi italiani non siamo abituati. Mi sembra un tratto di serietà, che in quanto tale va assolutamente rispettato.
Anche se questo costituirà un danno per l’economia? Lo scrittore e la casa editrice che avrebbero vinto perderanno molti soldi.
È in questo che l’Accademia dimostra la sua serietà. Un altro avrebbe detto: ‘Facciamo finta di niente perché c’è di mezzo l’economia’. E invece no. Hanno preso subito le distanze, ammettendo di aver peccato di leggerezza per non essersi accorti di queste manovre.
La credibilità del Premio sarà difficile da recuperare? No, si può recuperare benissimo, proprio perché se uno ammette di aver sbagliato si fa carico anche delle conseguenze. Il re in persona ha voluto rivedere la norma delle nomine a vita. La trovo una giusta presa di posizione.
E qui torniamo al Paese civile.
Stimo molto il regno svedese. Mi ricordo una cosa bellissima: quando tutti i sovrani del mondo tacevano di fronte al nazismo, il re di Svezia si metteva la stella gialla sulla giacca e andava in giro così, in segno di solidarietà con gli ebrei. Un atto politico che giustifica an-
Lui deve essere denunciato e punito se ritenuto colpevole Ciò che avrebbe fatto lei è grave per la cultura mondiale
cora oggi la presenza della monarchia svedese. Io sono sempre per le repubbliche, è bene ricordarlo, ma in questo caso giù il cappello davanti a un’azione di tale coraggio. È una vicenda vecchia, ma che rimane ancora oggi.
Quindi possiamo dire che hanno fatto bene a prendersi un anno sabbatico?
Sono completamente d’a ccordo con loro.
La rispettabilità si può recuperare benissimo: se uno ammette di aver sbagliato si fa carico delle conseguenze