“Quando Benigni mi buttò a terra e finse un bacio”
MILLY CARLUCCI Da tredici anni alla conduzione di “Ballando con le stelle”: “Non amo le litigate tipiche dei talent, preferisco un punto in meno di share”
Nazional popolare nella sua essenza, con Milly Carlucci è difficile comprendere dove finisce la Rai e inizia lei, perché “c’è uno stile, dal quale non si può prescindere”. Così danza su parole e concetti, al colpo di tacco preferisce le punte, i toni li mantiene lievi anche se risponde del dualismo da sabato sera con Maria De Filippi spesso vinto nelle ultime settimane (“Amici è un buon talent, non mi piacciono le litigate”), o quando ripensa a se stessa studentessa ligia, ma “partecipe delle oc cupa zion i”; stessa storia sul primo incontro con Fabrizio Frizzi (“Non riesco ancora a parlarne serena, mi viene da piangere”), o sugli esordi in televisione, lei prima “vi tt i ma ” degli assalti alla Roberto Benigni.
Nazional popolare di sani principi.
Di tanti principi, con una premessa: non dobbiamo essere d’accordo tutti, ma comunque sempre civili.
Ecumenici.
È uno stile di vita, il rispetto al primo posto.
Altro che reality.
Siamo agli antipodi: non amo quel tipo di trasmissioni. E lo dico da quando non erano arrivati in Italia, mi è bastato vederne uno in Germania.
Più di un decennio fa.
Con i personaggi comuni gli autori sono costretti a trovare l’escamotage per catturare l’attenzione dello spettatore: allora il Grande Fratello tedesco andava malissimo, per questo a un certo punto introdussero la spogliarellista.
Vittoria facile, facile... Dopo la prima doccia nuda e in diretta, nacque il fenomeno; medesima storia con il cast del GF inglese, composto da una transgender, un gay, un omofobo e altre sfumature di sessualità, e la prova assegnata era la lotta nel fango, combattuta mezzi nudi.
Lei è una delle ultime rappresentanti della Rai “vecchia scuola”.
Rispetto al tipo di spettacolo, sì; riguardo al linguaggio, no: c’è un marchio generale.
Non è un prezzemolino. Non sono per tutte le stagioni, il mio modo di essere, il mio linguaggio non rientrano in ogni situazione, e soprattutto non sono indispensabile alla televisione. E poi amo il lavoro artigianale, costruito pezzo su pezzo: Ballando con le stelle va avanti quasi tutto l’anno, chiusa una stagione iniziamo a studiare quella successiva.
La domenica a che ora guarda gli ascolti?
Ci vengono comunicati, ahimé. Ma non sono loro il punto...
Si dice sempre così.
La controprova è nelle puntate stesse: per ottenere un punto in più di share, avrei potuto intraprendere altre scelte, invece non abbiamo mai optato sull’effetto immediato.
Lei è una delle poche belle donne senza foto nuda. Solo perché non mi sentivo a mio agio: quando ho iniziato erano gli anni delle docce al cinema, degli sguardi privati attraverso la serratura, la donna era di contorno rispetto al comico.
E lei...
Ho rifiutato nonostante le offerte, non me la sono sentita. E non per una condanna morale, ero semplicemente a disagio, e così a un certo punto ho lasciato perdere il cinema.
Addio senza rimpianto. Prendevo i copioni e non trovavo una linea narrativa legata al personaggio femminile, e un po’ ero influenzata dai miei studi all’Actors Studio di Los Angeles, dove ci avevano insegnato a leggere i ruoli secondo alcuni parametri.
Addirittura l’Actors Studio.
Scelta personale e testarda, con i miei contrari: papà, generale dell’aviazione, mi voleva magistrato, mentre io mi sentivo soffocare, giurisprudenza la consideravo il massimo dell’arido.
E quindi?
Prima di Los Angeles, iscritta ad Architettura a Roma. Quegli anni ad Architettura erano politicamente molto “caldi”.
Prima di Architettura ho frequentato il Mamiani, uno dei licei più attivi della Capitale, scelto da mio padre perché lui credeva fortemente nel valore dell’istruzione pubblica, e poi era vicino alla nostra abitazione in via Mario Fani.
Via Fani è dove hanno rapito Moro.
Esatto, e durante quel periodo ricordo il caos totale, per
Andavo a scuola ogni giorno, i miei ci tenevano, poi magari mi fermavo a occupare o alle assemblee carbonare UNA BRAVA RAGAZZA
settimane siamo stati quasi sequestrati dentro il palazzo. Chissà suo padre.
I tuati figli alla dei precarietà militari sono del geni- abitore: qualsiasi lui poteva momento, sparire per un in periodo ri senza variabile neanche e maga- comunicare il reale motivo. Torniamo alla fase liceale: lei occupava?
Ho attraversato quel periodo con una grande contraddizione personale: rispettavo il volere dei miei, quindi a scuola tutti i giorni, ma poi partecipavo alle assemblee con modalità un po’carbonare. Si divertiva.
L’aspetto grandioso erano gli ideali, e il desiderio... (ci ri
pensa) mi correggo: la certezza di poter cambiare il mondo, non ci sentivamo schiavi, e per un ragazzo è fondamentale. Lei in kefiah stride un po’.
Infatti non sono mai stata quel tipo di ragazza, però le persone tranquille non sono quelle prive di determinazione, e ho sempre amato il dialogo. Quattro anni fa in trasmissione ho portato come concorrente una transgen-
der, poi operata, ed è stata uno dei protagonisti più amati dal pubblico. Il format di Ballandoha una forte matrice cattolica.
È vero, condivisa con il suo produttore ( Bibi Ballandi, scomparso di recente); ho dentro di me i principi di accoglienza e rispetto. Quest’anno la novità è stata quella di un concorrente in coppia con un altro uomo. Temevo più polemiche, eravamo su un filo da equilibrista, c’è stato il rischio di trascendere, e sarebbe stato orribile; al contrario tutto si è risolto facilmente, al massimo le liti sono state se definire il balletto rumba o no. È d’accordo sui Pacs?
Assolutamente, l’unico aspetto che non riesco ad accettare è l’utero in affitto, è una violenza sulla povertà. Ha lavorato con Berlusconi.
In due passaggi fugaci: la pri-
ma televisioni volta nel private 1983 quando erano alle le origini la necessità e lui era di sfidare convinto la del- Rai sulla dalità prima quasi serata folli. e con moRegistravamo Senza avere e la poi diretta. partivano le cassette, consegnate in contemporanea e in tutta Italia grazie a una serie di corrieri. L’ex Cavaliere onnipresente.
Controllava ogni passaggio, ma è normale, si stava giocando l’investimento della vita. I suoi colleghi all’Ac to rs Studio...
Da quella classe è uscita una regista e un’attrice da soap opera, nessuno di primo livello; resta un’esperienza fondamentale nella quale uno comprende quello che non sa fare, quanto si è scarsi. Doccia gelata.
Ho capito che il grado d’impegno, dedizione e studio sono necessari: l’attore statunitense impara, e da subito, a cantare, ballare, recitare. Poi magari aggiungono la scherma, le arti marziali, il tiro con l’arco, e conoscono i segreti sugli accenti. Non basta saper piangere.
La lacrima è meno del minimo. Insomma, lei?
Mi impegnavo in ogni tipo di corso, ma non avevo i soldi necessari per restare, mio padre non voleva, così periodicamente tornavo in Italia, lavoravo con Arbore, e poi riprendevo l’aereo attenta a non spendere. Traduco: non avevo una lira. Arbore parla molto bene di lei.
A lui devo tutto. Mi ha sco-
perta e dato la chance di lanciarmi. Ne “L’altra domenica” c’era Roberto Benigni.
Bellissime le riunioni nelle quali si costruiva il programma, i confronti tra Roberto e Renzo erano spaccati di fantasia ed estro; ma il bello avvenne fuori dalle telecamere, nelle serate di piazza: in una di queste presento Benigni, lui arriva sul palco, zitto zitto, poi all’improvviso mi salta addosso, io cado, e tenta di darmi un bacio. Alla Benigni.
Da quella sera è diventato un
suo la Carrà, Per marchio, anni Baudo ha poi condiviso e ripetuto altri. la sce- con Un na fratello con Fabrizio e ancora Frizzi. oggi non riesco (si ferma a parlarne un secondo, con serenità sugli occhi voce appare non si incrina) una patina, e forse ma ha la raccolto che ha seminato troppo tardi nella quello vita.
La conosciuti. prima volta che vi siete
Da Calasanzio: giovanissimi lì insegnavo all’Istituto pattinaggio di ragazzine artistico che svolazzava- a una serie no in tutù nel cortile di una scuola privata, gestita da preti, e solamente maschile. Scandalo.
Fabrizio restava il pomeriggio all’Istituto per i compiti, e spesso si affacciava dalla finestra; anni dopo ci siamo ritrovati in Rai e dopo un po’ abbiamo collegato la vicenda e riconosciuti. Stagioni in coppia a “Scommettiamo che...”
Quanto mi sono divertita: avevamo i camerini confinanti e uniti da un ballatoio: come due ragazzini ci bussavamo al muro e ci affacciavamo per pettegolare. A cosa ha rinunciato?
Per anni e da anni vivo in una sorta di perenne equilibrio tra famiglia e professione, quindi ho dovuto dire di no a delle opportunità interessanti, come dei film all’estero, e al tempo stesso mi sono affidata alla disponibilità dei miei genitori per un aiuto con i piccoli. Ha girato pochi film, ma con dei mostri sacri come Celentano. Lui è molto meno folle di quello che uno può immaginare: è certamente un visionario, arrivava e proponeva idee solo sue, e aveva la forza di convincere il gruppo a percorrere quella strada; contagiava chiunque. È stato bravissimo a creare un suo genere. Paolo Villaggio.
Un creativo: lui il copione lo prendeva e studiava, e in maniera meticolosa, poi lo scompaginava al momento del ciak. Siamo nella stagione del #MeToo.
La vita delle donne in televisione non è stata semplice, all’inizio della mia carriera ci era permesso solo di portare le buste, di ballare, di sorridere, tanto carine; quindi è stato giusto alzare l’asticella per sfondare su un argomento così importante. Poi arriverà una fase-2 nella quale si potrà essere più razionali ed equanimi. Il dualismo con Maria De Filippi...
C’è, ed è importante perché la competizione ti obbliga a migliorarti, solo che a volte ho la sensazione che qui dentro siamo gli unici a tenerci...
È un visionario, proponeva idee solo sue e aveva la forza di convincere il gruppo a percorrere quella strada
ADRIANO CELENTANO Fabrizio Frizzi Era un fratello, non riesco ancora a parlarne. Forse ha raccolto troppo tardi quello che ha seminato nella vita