Il Fatto Quotidiano

“Quando Benigni mi buttò a terra e finse un bacio”

MILLY CARLUCCI Da tredici anni alla conduzione di “Ballando con le stelle”: “Non amo le litigate tipiche dei talent, preferisco un punto in meno di share”

- » ALESSANDRO FERRUCCI

Nazional popolare nella sua essenza, con Milly Carlucci è difficile comprender­e dove finisce la Rai e inizia lei, perché “c’è uno stile, dal quale non si può prescinder­e”. Così danza su parole e concetti, al colpo di tacco preferisce le punte, i toni li mantiene lievi anche se risponde del dualismo da sabato sera con Maria De Filippi spesso vinto nelle ultime settimane (“Amici è un buon talent, non mi piacciono le litigate”), o quando ripensa a se stessa studentess­a ligia, ma “partecipe delle oc cupa zion i”; stessa storia sul primo incontro con Fabrizio Frizzi (“Non riesco ancora a parlarne serena, mi viene da piangere”), o sugli esordi in television­e, lei prima “vi tt i ma ” degli assalti alla Roberto Benigni.

Nazional popolare di sani principi.

Di tanti principi, con una premessa: non dobbiamo essere d’accordo tutti, ma comunque sempre civili.

Ecumenici.

È uno stile di vita, il rispetto al primo posto.

Altro che reality.

Siamo agli antipodi: non amo quel tipo di trasmissio­ni. E lo dico da quando non erano arrivati in Italia, mi è bastato vederne uno in Germania.

Più di un decennio fa.

Con i personaggi comuni gli autori sono costretti a trovare l’escamotage per catturare l’attenzione dello spettatore: allora il Grande Fratello tedesco andava malissimo, per questo a un certo punto introdusse­ro la spogliarel­lista.

Vittoria facile, facile... Dopo la prima doccia nuda e in diretta, nacque il fenomeno; medesima storia con il cast del GF inglese, composto da una transgende­r, un gay, un omofobo e altre sfumature di sessualità, e la prova assegnata era la lotta nel fango, combattuta mezzi nudi.

Lei è una delle ultime rappresent­anti della Rai “vecchia scuola”.

Rispetto al tipo di spettacolo, sì; riguardo al linguaggio, no: c’è un marchio generale.

Non è un prezzemoli­no. Non sono per tutte le stagioni, il mio modo di essere, il mio linguaggio non rientrano in ogni situazione, e soprattutt­o non sono indispensa­bile alla television­e. E poi amo il lavoro artigianal­e, costruito pezzo su pezzo: Ballando con le stelle va avanti quasi tutto l’anno, chiusa una stagione iniziamo a studiare quella successiva.

La domenica a che ora guarda gli ascolti?

Ci vengono comunicati, ahimé. Ma non sono loro il punto...

Si dice sempre così.

La controprov­a è nelle puntate stesse: per ottenere un punto in più di share, avrei potuto intraprend­ere altre scelte, invece non abbiamo mai optato sull’effetto immediato.

Lei è una delle poche belle donne senza foto nuda. Solo perché non mi sentivo a mio agio: quando ho iniziato erano gli anni delle docce al cinema, degli sguardi privati attraverso la serratura, la donna era di contorno rispetto al comico.

E lei...

Ho rifiutato nonostante le offerte, non me la sono sentita. E non per una condanna morale, ero sempliceme­nte a disagio, e così a un certo punto ho lasciato perdere il cinema.

Addio senza rimpianto. Prendevo i copioni e non trovavo una linea narrativa legata al personaggi­o femminile, e un po’ ero influenzat­a dai miei studi all’Actors Studio di Los Angeles, dove ci avevano insegnato a leggere i ruoli secondo alcuni parametri.

Addirittur­a l’Actors Studio.

Scelta personale e testarda, con i miei contrari: papà, generale dell’aviazione, mi voleva magistrato, mentre io mi sentivo soffocare, giurisprud­enza la considerav­o il massimo dell’arido.

E quindi?

Prima di Los Angeles, iscritta ad Architettu­ra a Roma. Quegli anni ad Architettu­ra erano politicame­nte molto “caldi”.

Prima di Architettu­ra ho frequentat­o il Mamiani, uno dei licei più attivi della Capitale, scelto da mio padre perché lui credeva fortemente nel valore dell’istruzione pubblica, e poi era vicino alla nostra abitazione in via Mario Fani.

Via Fani è dove hanno rapito Moro.

Esatto, e durante quel periodo ricordo il caos totale, per

Andavo a scuola ogni giorno, i miei ci tenevano, poi magari mi fermavo a occupare o alle assemblee carbonare UNA BRAVA RAGAZZA

settimane siamo stati quasi sequestrat­i dentro il palazzo. Chissà suo padre.

I tuati figli alla dei precarietà militari sono del geni- abitore: qualsiasi lui poteva momento, sparire per un in periodo ri senza variabile neanche e maga- comunicare il reale motivo. Torniamo alla fase liceale: lei occupava?

Ho attraversa­to quel periodo con una grande contraddiz­ione personale: rispettavo il volere dei miei, quindi a scuola tutti i giorni, ma poi partecipav­o alle assemblee con modalità un po’carbonare. Si divertiva.

L’aspetto grandioso erano gli ideali, e il desiderio... (ci ri

pensa) mi correggo: la certezza di poter cambiare il mondo, non ci sentivamo schiavi, e per un ragazzo è fondamenta­le. Lei in kefiah stride un po’.

Infatti non sono mai stata quel tipo di ragazza, però le persone tranquille non sono quelle prive di determinaz­ione, e ho sempre amato il dialogo. Quattro anni fa in trasmissio­ne ho portato come concorrent­e una transgen-

der, poi operata, ed è stata uno dei protagonis­ti più amati dal pubblico. Il format di Ballandoha una forte matrice cattolica.

È vero, condivisa con il suo produttore ( Bibi Ballandi, scomparso di recente); ho dentro di me i principi di accoglienz­a e rispetto. Quest’anno la novità è stata quella di un concorrent­e in coppia con un altro uomo. Temevo più polemiche, eravamo su un filo da equilibris­ta, c’è stato il rischio di trascender­e, e sarebbe stato orribile; al contrario tutto si è risolto facilmente, al massimo le liti sono state se definire il balletto rumba o no. È d’accordo sui Pacs?

Assolutame­nte, l’unico aspetto che non riesco ad accettare è l’utero in affitto, è una violenza sulla povertà. Ha lavorato con Berlusconi.

In due passaggi fugaci: la pri-

ma television­i volta nel private 1983 quando erano alle le origini la necessità e lui era di sfidare convinto la del- Rai sulla dalità prima quasi serata folli. e con moRegistra­vamo Senza avere e la poi diretta. partivano le cassette, consegnate in contempora­nea e in tutta Italia grazie a una serie di corrieri. L’ex Cavaliere onnipresen­te.

Controllav­a ogni passaggio, ma è normale, si stava giocando l’investimen­to della vita. I suoi colleghi all’Ac to rs Studio...

Da quella classe è uscita una regista e un’attrice da soap opera, nessuno di primo livello; resta un’esperienza fondamenta­le nella quale uno comprende quello che non sa fare, quanto si è scarsi. Doccia gelata.

Ho capito che il grado d’impegno, dedizione e studio sono necessari: l’attore statuniten­se impara, e da subito, a cantare, ballare, recitare. Poi magari aggiungono la scherma, le arti marziali, il tiro con l’arco, e conoscono i segreti sugli accenti. Non basta saper piangere.

La lacrima è meno del minimo. Insomma, lei?

Mi impegnavo in ogni tipo di corso, ma non avevo i soldi necessari per restare, mio padre non voleva, così periodicam­ente tornavo in Italia, lavoravo con Arbore, e poi riprendevo l’aereo attenta a non spendere. Traduco: non avevo una lira. Arbore parla molto bene di lei.

A lui devo tutto. Mi ha sco-

perta e dato la chance di lanciarmi. Ne “L’altra domenica” c’era Roberto Benigni.

Bellissime le riunioni nelle quali si costruiva il programma, i confronti tra Roberto e Renzo erano spaccati di fantasia ed estro; ma il bello avvenne fuori dalle telecamere, nelle serate di piazza: in una di queste presento Benigni, lui arriva sul palco, zitto zitto, poi all’improvviso mi salta addosso, io cado, e tenta di darmi un bacio. Alla Benigni.

Da quella sera è diventato un

suo la Carrà, Per marchio, anni Baudo ha poi condiviso e ripetuto altri. la sce- con Un na fratello con Fabrizio e ancora Frizzi. oggi non riesco (si ferma a parlarne un secondo, con serenità sugli occhi voce appare non si incrina) una patina, e forse ma ha la raccolto che ha seminato troppo tardi nella quello vita.

La conosciuti. prima volta che vi siete

Da Calasanzio: giovanissi­mi lì insegnavo all’Istituto pattinaggi­o di ragazzine artistico che svolazzava- a una serie no in tutù nel cortile di una scuola privata, gestita da preti, e solamente maschile. Scandalo.

Fabrizio restava il pomeriggio all’Istituto per i compiti, e spesso si affacciava dalla finestra; anni dopo ci siamo ritrovati in Rai e dopo un po’ abbiamo collegato la vicenda e riconosciu­ti. Stagioni in coppia a “Scommettia­mo che...”

Quanto mi sono divertita: avevamo i camerini confinanti e uniti da un ballatoio: come due ragazzini ci bussavamo al muro e ci affacciava­mo per pettegolar­e. A cosa ha rinunciato?

Per anni e da anni vivo in una sorta di perenne equilibrio tra famiglia e profession­e, quindi ho dovuto dire di no a delle opportunit­à interessan­ti, come dei film all’estero, e al tempo stesso mi sono affidata alla disponibil­ità dei miei genitori per un aiuto con i piccoli. Ha girato pochi film, ma con dei mostri sacri come Celentano. Lui è molto meno folle di quello che uno può immaginare: è certamente un visionario, arrivava e proponeva idee solo sue, e aveva la forza di convincere il gruppo a percorrere quella strada; contagiava chiunque. È stato bravissimo a creare un suo genere. Paolo Villaggio.

Un creativo: lui il copione lo prendeva e studiava, e in maniera meticolosa, poi lo scompagina­va al momento del ciak. Siamo nella stagione del #MeToo.

La vita delle donne in television­e non è stata semplice, all’inizio della mia carriera ci era permesso solo di portare le buste, di ballare, di sorridere, tanto carine; quindi è stato giusto alzare l’asticella per sfondare su un argomento così importante. Poi arriverà una fase-2 nella quale si potrà essere più razionali ed equanimi. Il dualismo con Maria De Filippi...

C’è, ed è importante perché la competizio­ne ti obbliga a migliorart­i, solo che a volte ho la sensazione che qui dentro siamo gli unici a tenerci...

È un visionario, proponeva idee solo sue e aveva la forza di convincere il gruppo a percorrere quella strada

ADRIANO CELENTANO Fabrizio Frizzi Era un fratello, non riesco ancora a parlarne. Forse ha raccolto troppo tardi quello che ha seminato nella vita

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Ansa e Umberto Pizzi Umberto Pizzi Amici di una vita A destra Massimo Troisi e con il compagno profession­ale di sempre, Fabrizio Frizzi Su e giù da un palco A sinistra insieme al marito; accanto in uno show con Roberto Benigni come ospite d’onore
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