Il Fatto Quotidiano

Il centrodest­ra ha un’ultima ideona: Casellati più Renzi

Il problema sarà convincere Salvini che lasciare l’opposizion­e ai Cinque Stelle non lo danneggia

- » FABRIZIO D’ESPOSITO

Quattro schemi e un funerale, cioè le elezioni anticipate. L’ora “ics” delle fatali consultazi­oni del capo dello Stato s’avvicina e nel centrodest­ra, meglio dentro Forza Italia, si registra un incessante lavorìo per trovare una soluzione contro il voto in autunno, a settembre o ottobre.

Il Quirinale è al corrente di questi “movimenti” diurni e notturni - definirle vere e proprie trattative è forse troppo - e vi assiste con un realismo che rasenta l’atarassia. Ossia, parafrasan­do Democrito, con un stato d’animo di perfetta indifferen­za, o quasi. Tanto il momento della verità è domani al terzo giro di consultazi­oni e Sergio Mattarella farà tutte le sue domande in merito, cercando di avere risposte certe, se mai ci saranno.

PRIMO SCHEMA. È l’u n ic o che ha qualche probabilit­à residua di verifica. Ed è un pre- incarico o un incarico pieno alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, già esploratri­ce senza successo del perimetro tra centrodest­ra e Cinquestel­le. Stavolta però il suo nome potrebbe essere fatto per un esecutivo sostenuto dal centrodest­ra con un appoggio esterno del Pd. Dice un influente berlusconi­ano: “Il nome di Casellati è l’unico per ingabbiare Salvini e Meloni, contrari a ogni collaboraz­ione con il Pd, ma comunque è difficile”. In ogni caso l’eventualit­à di un pre-incarico consentire­bbe alla presidente del Senato di guadagnare altri giorni per far maturare un’i mprobabile svolta, sia sul fronte fasciolegh­ista, sia su quello dei democratic­i.

Ragionano al Colle: “Renzi ha appena chiuso una direzione dicendo mai con Salvini o Di Maio. Un pre-incarico? Non ce n’è bisogno: Mattarella incontrerà Martina subito dopo la delegazion­e del centrodest­ra e glielo chiederà direttamen­te: ‘Siete disponibil­i ad appoggiare un tentativo del centrodest­ra?’”. Comunque su Casellati pesa il precedente istituzion­ale del dc Amintore Fanfani nel 1987: fu lui, presidente del Senato e premier di un governo senza fiducia nel Parlamento, a traghettar­e il Paese al voto delle elezioni politiche di quell’anno. Ma in questo caso la composizio­ne di un esecutivo Casellati sa- rebbe diversa da quella di uno di centrodest­ra.

SECONDO SCHEMA. Discende dal primo ed è un governo di centrodest­ra camuffato da esecutivo di scopo. È la versione berlusconi­ana dell’offerta salviniana dell’alt ro giorno al M5S, immediatam­ente respinta da Luigi Di Maio. In pratica l’ex Cavaliere avrebbe già offerto al Pd un premier modello Guido Tabellini, l’ex rettore della Bocconi, per superare l’estate, fare la manovra in autunno e finire a dicembre. In pratica un governo dell’Iva con voto anticipato a fine febbraio. Ovviamente l’incognita è il solito Salvini, che non concederà mai a Di Maio di cavalcare da solo le sterminate praterie dell’opposizion­e.

Questo schema però potrebbe essere propedeuti­co al vero governo di tregua che Sergio Mattarella prospetter­à ai suoi interlocut­ori. Tabellini o meno, dalle parti del Pd renziano si chiedono: “Come farà tutto il centrodest­ra a dire di no al presidente della Repubblica?”. Ogni riferiment­o al leader leghista è fortemente voluto.

TERZO SCHEMA. Qui si entra nel territorio ai confini della realtà. Nel senso che i “movimenti” ci sono ma non porteranno a nulla. Tutto nasce dagli abboccamen­ti quotidiani tra Gianni Letta e Luca Lotti, ambasciato­ri del renzusconi­smo. Sarebbe stata esaminata persino un’ipotesi tra Pd e Forza Italia ma in questo caso i famigerati Responsabi­li, alla Camera, dovrebbero essere ben cento. Un’impresa disperata. Ma se per miracolo dovesse essere fattibile, al Quirinale s’avanza un’obiezione decisiva: “Quale sarebbe l’impatto di un governo degli sconfitti Renzi e Berlusconi?”.

Al di là di tutto, il fenomeno rinato del lettalotti­smo è il segnale della strategia renziana di creare un blocco centrista alla Macron. Per farlo, l’ex Rottamator­e aveva messo in conto anche la scissione dal Pd ma i sondaggi commission­ati in segreto su un nuovo partito renziano sono stati spietati: non più del 3 per cento, come Liberi e Uguali.

Il Renzusconi è vivo Letta (Gianni) e Lotti sono in continuo contatto per trovare una soluzione: difficile

QUARTO SCHEMA. Come il precedente, appartiene alla sfera dell’irrealtà. Se non altro perché presupporr­ebbe un incarico a Salvini o Giorgetti, che ormai dentro Forza Italia danno per “impossibil­e”. È la strada del centrodest­ra più Responsabi­li. Ma i 50 necessari alla Camera, con tanto di nomi e facce come chiede il capo dello Stato non ci sono.

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 ?? LaPresse/ Ansa/Reuters ?? I protagonis­ti Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Matteo Renzi Sotto, Gianni Letta
LaPresse/ Ansa/Reuters I protagonis­ti Silvio Berlusconi, Matteo Salvini, Luigi Di Maio e Matteo Renzi Sotto, Gianni Letta
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