Il Fatto Quotidiano

Pamela e i fiori di Traini “Non è peggio dei politici”

A Roma l’ultimo saluto alla 18enne fatta a pezzi da uno o più nigeriani a Macerata

- » VINCENZO BISBIGLIA E PIERFRANCE­SCO CURZI

Palloncini bianchi e rosa, fiori, silenzio e lacrime. Così la città di Roma e il quartiere Appio hanno dato ieri l’estremo saluto a Pamela Mastropiet­ro, la 18enne romana uccisa e fatta a pezzi nei dintorni di Macerata lo scorso 30 gennaio. Le indagini hanno portato fin qui in carcere tre nigeriani, il principale indiziato Innocent Oseghale, e i sospetti sodali Desmond Lucky e Lucky Awelima. Nessuna strumental­izzazione plateale durante la celebrazio­ne delle esequie, nessun richiamo politico, nessuna messa in scena ideologica: solo rispetto e commozione fuori e dentro l’affollata chiesa di Ognissanti e la successiva tumulazion­e presso il cimitero del Verano. “Me l’hanno massacrata, ma io non mollo” ha gridato straziata la mamma Alessandra Verni, al cospetto della sindaca di Roma, Virginia Raggi, e del primo cittadino di Macerata, Romano Carancini. Oltre a loro, presenti tra gli altri la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e l’ex ministro forzista, Maurizio Gasparri.

FRA LE TANTE corone di fiori depositate accanto al feretro c’è anche quella di Luca Traini, il 28enne di estrema destra, già candidato con la Lega nel Comune marchegian­o di Corridonia (zero voti), che il 3 febbraio diede vita a un vero e proprio raid razzista per le vie di Macerata sparando all’impazzata e ferendo sei giovani africani individuat­i a casaccio dopo il ritrovamen­te dei resti di Pamela. “Non è il giorno delle polemiche”, afferma commosso Marco Valerio Verni, zio della giovane uccisa e legale della famiglia: “Se avessimo rifiutato i suoi fiori, allora non avremmo dovuto nemmeno stringere la mano a tutti quei politici che non hanno fatto nulla per evitare la morte di Pamela. Come non avremmo dovuto accettare la corona dell’ambasciata nigeriana”. Verni, che ha portato in spalla la bara della giovane, lancia un appello proprio alle istituzion­i del Paese africano: “Sarebbe bello se l’ambascia- ta potesse costituirs­i parte civile nel futuro processo penale e fornire interpreti alla Procura, visto che molti di loro temono ripercussi­oni. E magari, attraverso la comunità romana, vi sia anche un’azione di sensibiliz­zazione perché chi sa parli”. L’ultimo pensiero per maceratesi: “Vog lio ringraziar­e i cittadini di Macerata e di Corridonia e mi auguro che tornino ad essere cit- tà di pace”.

In effetti, il giallo è ancora lontano dall’essere risolto. Oseghale, ascoltato venerdì dal gip di Ascoli Piceno, continua a negare: “Non ho ucciso Pamela e nemmeno ho sezionato il cadavere. “...Tantomeno l'ho proposta ad Awelima per un rapporto” ha detto l'uomo, che deve difendersi dall'accusa di omicidio e anche da quella di violenza sessuale, sebbene non accolta dal gip, sulla scorta anche di alcune intercetta­zioni. È accusato di violenza sessuale anche Awelima, secondo il quale Oseghale gli avrebbe proposto di stuprare “una ragazza che dormiva”. Innocent, invece, ha sostenuto di avere lasciato Pamela in casa in compagnia di Lucky e di essersi allontanat­o per vendere della droga: al ritorno – questa la sua versione – avrebbe notato delle macchie di sangue e scoperto la ragazza già uccisa e fatta a pezzi, il corpo chiuso in due trolley.

DA QUALCHE settimana Luca Traini è stato trasferito in una cella più grande, condivisa con almeno cinque detenuti, sempre nella sezione “F i ltro” del carcere anconetano di Montacuto. Tra i compagni di branda c’è un giovane che ha conosciuto Pamela Mastropiet­ro e condiviso con lei un periodo di recupero nella comunità di Corridonia, proprio pochi giorni prima della sua fuga e dell’orribile epilogo. La sua detenzione va avanti in maniera regolare, ma nei giorni scorsi Traini ha chiesto informazio­ni per avviare un percorso universita­rio, manifestan­do la volontà di cogliere questa opportunit­à per non sprecare il tempo passato dietro le sbarre. Il 28enne di Tolentino aspetta la prima udienza in Corte d’Assise, fissata per mercoledì prossimo, senza una particolar­e ansia: “Non abbiamo modificato la strategia difensiva – afferma il suo legale, l’avvocato Giancarlo Giulianell­i – . Resta la scelta del rito abbreviato. La semi infermità mentale? A marzo abbiamo depositato la perizia. Con lui, prima e dopo il voto, non abbiamo mai discusso di politica”.

In chiesa

Raggi, Gasparri e Meloni ma anche la corona dell’ambasciata del Paese africano Lo zio avvocato “Abbiamo stretto la mano a tutti, ringraziam­o i maceratesi”

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LaPresse/Ansa Il funerale di Pamela Mastropiet­ro; accanto, Luca Traini, l’autore del raid razzista a Macerata
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