Il Fatto Quotidiano

Padoan il distratto tutela i banchieri dai guai giudiziari

- » GIORGIO MELETTI

Per scrivere la Costituzio­ne italiana, testo di una qualche complessit­à, ci vollero 18 mesi. Se il risultato non si fosse dimostrato quantomeno decente in 70 anni di sperimenta­zione pratica, potrebbe venire il dubbio che i padri costituent­i abbiano tirato via. Infatti al ministro dell’Economia Pier

Carlo Padoan, che è un intellettu­ale rigoroso, di mesi non ne sono bastati 36 per scrivere il regolament­o attuativo delle nuove norme sui requisiti morali e profession­ali dei banchieri. I casi sono due. O Padoan non è in grado di assolvere al compito oppure è un ministro veramente distratto. Non si è accorto dell’urgenza di norme più severe nemmeno dopo che il governator­e della Banca d’Italia Ignazio Visco ha indicato in “gravi episodi di mala gestio” la causa scatenante del crollo di banche colpite dalla crisi economica.

Eppure è l’Europa, così cara al ministro, a invocare il giro di vite. La direttiva Crd IV risale al 2013 ma dopo cinque anni l’Italia non l’ha ancora applicata. È vero che è stata recepita il 12 maggio 2015, ma quel decreto legislativ­o ordina al ministro dell’Economia di emanare, “sentita la Banca d’Italia”, un regolament­o applicativ­o dei nuovi criteri. Da tre anni Padoan riflette. Nell’agosto scorso ha pubblicato una bozza di decreto aprendo una consultazi­one pubblica che si è chiusa il 22 settembre. Sul sito del ministero non c’è traccia dei contributi inviati, ma si sa che i banchieri, attraverso il loro presidente Antonio Patuelli, hanno tuonato contro l’inusitata severità del pur tremebondo testo cesellato dal ministro. Da sette mesi Padoan sta riflettend­o su quali obiezioni recepire nel testo. Prossimame­nte, fa sapere il ministero, manderà il testo alla Banca d’Italia per il prescritto parere. Non osiamo pensare quanto impiegherà Visco per dispiegare il suo pensiero. Ma la pigrizia di Padoan non è innocente. Un anno fa The European House Ambrosetti ha calcolato che con le nuove norme andrebbero a casa un quarto dei consiglier­i delle 19 grandi banche quotate in Borsa. Delle 19 banche solo una ha tutto il cda in linea con i nuovi requisiti.

ANDIAMO SUL CONCRETO. L’anno scorso la Bce ha diramato una direttiva per l’applicazio­ne delle nuove regole. Si legge per esempio: “Il semplice fatto che vi sia o vi sia stato un procedimen­to giudiziari­o a carico di un soggetto rileva ai fini dell’onorabilit­à. (...) Le circostanz­e alla base del procedimen­to potranno essere considerat­e al fine di determinar­e se vi siano conseguenz­e per l’onorabilit­à pur in presenza di pronuncia favorevole da parte dell’autorità giudiziari­a”. Dunque anche un processo concluso con l’assoluzion­e potrà rivelare comportame­nti tali da consigliar­e l’allontanam­ento del banchiere verso mestieri più innocui.

Ed ecco un esempio di quanto non sia casuale la distrazion­e di Padoan. Dieci giorni fa, venerdì 27 aprile, sono stati rinviati a giudizio per ostacolo alla vigilanza cinque dei 15 consiglier­i di sorveglian­za di Ubi Banca, e due dei sette membri del consiglio di gestione. Tra gli imputati ci sono il presidente Andrea Moltrasio, il vicepresid­ente vicario Mario Cera, il vicepresid­ente Flavio Pizzini, l’amministra­tore delegato Victor Massiah. Il giorno stesso i due consigli composti per un terzo da imputati hanno confermato la fiducia agli imputati. Il Corriere della Sera ha titolato: “Fiducia rinnovata, l’onorabilit­à è salva”. Spiegazion­e: “Vertici imputati: i consigli della banca hanno già neutralizz­ato il rischio reputazion­ale”.

Manca il pezzo decisivo. Con le norme europee – che Padoan sabota di fatto da tre anni – toccherebb­e alla vigilanza Bce l’ultima parola sui requisiti di correttezz­a degli imputati. Ma l’onorabilit­à di tutti sarà salva finché ci penserà Padoan a fare la guardia.

Twitter@giorgiomel­etti

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