Il Fatto Quotidiano

Il privilegio di essere amici di Gesù, in cambio dalla nostra obbedienza

- » DON FRANCESCO BRUGNARO*

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserveret­e i miei comandamen­ti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamen­ti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamen­to: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri” (Giovanni 15,9-17).

IL VANGELO di oggi inizia dove finisce quello di domenica scorsa, continua il grande discorso di Gesù nel cenacolo. Nell’allegoria della vite ha ripetuto di continuo “Rimanete in me” ma, per fugare ogni equivoco, non rimanda più a nessun’altra metafora o parabola perché sia chiara l’esortazion­e che af- fida come comando: “Rimanete nel mio amore”. Siamo di fronte a un’espression­e fondamenta­le della fede cristiana: la strada dell’amore è tracciata, ci siete dentro come la linfa nei tralci, resistete, non separatevi. È vero, noi portiamo dentro l’esperienza dei tradimenti, l’amaro ricordo di delusioni, ci difendiamo dall’amore, spesso ne abbiamo paura, lo fuggiamo. Qualcuno uccide l’amore!

Ma Gesù Maestro ci soccorre: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi”. Non si tratta solo di un’unità morale di volontà esistente in forza di un rapporto personale di affetto, ma è essere in comunione in virtù di una qualità di- vina. Che cos’è, dunque, la vita cristiana? Quando, su iniziativa divina, è avvenuto l’inseriment­o in Cristo, bisogna dimorare nel suo amore, continuare a vivere imitando (come) l’unione del Padre e del Figlio che si è storicamen­te compiuta nell’amore del Cristo verso i discepoli: “Come io ho amato voi e come io ho osservato i comandamen­ti del Padre mio”. Questa è la differenza evangelica: la fede esige che noi ci eleviamo a livello di Dio! Di qui l’esigenza di rispondere all’amore di Gesù in obbedienza al suo precetto e a come ci ha amati: “Li amò sino alla fine”! Questo amore nasce dall’obbedienza, l’o bbedienza dall’amore.

Se Gesù si presenta come la misura alta della nostra vita, teme che non riusciamo a corrispond­ergli e perciò ci rianima avvicinand­osi alla nostra umanità: “Vi ho chiamato amici”. Ma chi sono gli amici di Gesù? Egli stesso risponde: “Siete miei amici se fate ciò che vi comando”. Un Dio che si mette alla pari della nostra condizione, l’amico che condivide con noi successi e sconfitte, che apre il cuore verso tutti, che fa passare dalla solitudine alla comunione, dall’individual­ismo alla feconda reciprocit­à delle relazioni. Mentre il servo non sa quello che fa il suo padrone, l’amico da estraneo diviene familiare, si mette alla pari dell’amato. Gesù estende il medesimo privilegio della sua amicizia a tutti gli uomini, a partire dalla loro obbedienza ai suoi comandi. Questo status di amici di Gesù reca con sé una bella responsabi­lità: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Ecco di Chi è l’iniziativa: “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4,10).

PERCHÉ SIAMO sollecitat­i a rimanere in questa logica? Gesù vuole che la sua gioia abiti nei suoi discepoli e che la loro gioia sia piena, anzi perfetta. Il Padre desidera che i figli siano felici e, perché vengano educati all’amore incondizio­nato per la vita, ha inviato Gesù come modello e sostegno per goderla appieno: “Che vi amiate gli uni gli altri”. Questa è la strada gioiosa della vita. *Arcivescov­o di Camerino– San Severino Marche

NEL CENACOLO Dio si mette alla pari della nostra condizione ma, poiché è stato lui a sceglierci, siamo responsabi­li del suo amore

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