L’Aquila, il sindaco chatta sotto lo stemma di Salò
Sul Whatsapp dei capigruppo della maggioranza comunale di centrodestra sotto la bandiera della Repubblica sociale. E lui, ex CasaPound, sceglie il silenzio
Si può amministrare un capoluogo di regione e nello stesso tempo giocare goffamente con gli stemmi fascisti riesumando i tempi più bui del nostro paese? A L’Aquila si può. Il sindaco Pierluigi Biondi è stato beccato a chattare su Whatsapp in un gruppo contrassegnato da un particolare inquietante, la Bandiera della Repubblica di Salò nell’immagine di profilo della chat. E non si tratta di un gruppo qualunque, ma di quello che il primo cittadino condivide con i capigruppo di maggioranza di centrodestra in Consiglio comunale: Roberto Junior Silveri di Forza Italia, Daniele Ferella di Noi con Salvini, Giorgio De Matteis di Fratelli d’Italia, Daniele D’Angelo detto Parkeller della lista civica Benvenuto Presente, Roberto Sant’Angelo di L’Aquila Futura, Raffaele Daniele dell’Unione di Centro.
GIOCARE ai soldatini della Repubblica sociale italiana, stretti sotto l’ala protettrice del duce, deve essere sembrata una buona idea ai membri della chat. Eppure si tratta di un gruppo dove i vertici della coalizione che governa la città discutono le scelte politiche da attuare, e quella immagine rappresenta una mancanza di rispetto verso la storia del Paese e delle migliaia di vittime.
Biondi ha 44 anni, nel 2002 inizia la sua esperienza da giornalista pubblicista in Regione Abruzzo con uno stage accanto al senatore Fabrizio Di Stefano, al tempo presidente del gruppo di Alleanza Nazionale. A 30 anni diventa sindaco di Villa Sant’Angelo, nell’Aquilano, per due mandati. Nel 2005 Di Stefano gli rinnova la sua fi- ducia e il contratto di collaborazione in Regione. Nel 2014 decide di fare lo sciopero della fame per chiedere lo sblocco dei fondi per la ricostruzione post sisma. Oggi è dipendente del Comune di Ocre. Biondi ha sempre guardato a destra, da Alleanza Nazionale al Popolo della Libertà, dal 2011 al 2016 la sua palestra politica è stata Casa Pound, fino all’ultimo approdo a Fratelli d’Italia.
Il messaggio del sindaco che si legge nella chat appare sotto le insegne di una bandiera di combattimento del- le forze armate della Repubblica di Salò, un’aquila nera ad ali spiegate poggiata su un fascio. Lo screenshot circola in città da qualche giorno, e la notizia è finita sul quotidiano Il Centro sollevando il dissenso dell’Anpi e del Circolo Sinistra Italiana dell’Aquila. Qualcuno ha parlato, e la foto fascista è venuta alla luce del sole.
“È gravissimo che i vertici delle nostre istituzioni si facciano beffe della Costituzione e usino come icone delle immagini del genere”, affermano dall’Anpi aquilana Ful- vio Angelini e William Giordano, “pensano forse che la loro vittoria alle elezioni abbia trasformato la nostra città in una sorta di Saló amministrata da nostalgici fascisti che scimmiottano Mussolini? Sarebbe doveroso un atto pubblico di scuse verso la città e i parenti degli 86 concittadini morti a L’Aquila sotto la Repubblica di Salò”.
Scuse che per ora non si sono sentite. Il primo cittadino e la sua compagnia di whatsapp tacciono. “Il sindaco preferisce non rilasciare dic hi a ra zi o ni ” fanno sapere dal suo entourage.
UN SILENZIO a cui non è nuovo. Lo scorso 25 Aprile, giorno della Liberazione dal nazifascismo, il sindaco non era alla deposizione della corona al monumento ai Caduti, come non era a rendere omaggio alla lapide dei nove martiri aquilani. Al suo posto ha mandato il vice sindaco. D’altra parte, Biondi è un uomo impegnato, come si legge nella sua autobiografia su internet: “Tra lavoro, politica e pannolini, mi concedo qualche pausa per leggere, per una partita di rugby o per soffrire davanti alla tv guardando il Torino”.
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