Roma, perché nessuno fa la guerra ai Casamonica
Il 1º aprile calci e cinghiate a una donna in un locale della periferia di Roma Ora però gli contestano l’aggravante mafiosa: gli indagati sono quattro
La
prepotenza sul territorio, quello della periferia sud-est romana, dove alcuni Casamonica hanno picchiato con una cintura una disabile e aggredito un barista. Il motivo? Non hanno rispettato la loro supremazia, che come quella dei re si esplica al meglio davanti ai banconi dei bar.
Per i magistrati romani però questo è un metodo, quello mafioso. È così quattro, tra Casamonica e imparentati, sono indagati, a vario titolo, per minacce e lesioni proprio con l’aggravante del metodo mafioso. La vicenda – rivelata ieri da Repubblica– risale alla domenica di Pasqua, in un bar di via Salvatore Barzilai, alla Romanina. Come racconta il quotidiano, Alfredo Di Silvio e Antonio Casamonica entrano e tentano di passare davanti a una donna invalida civile, in piedi in fila prima di loro. Da casa sua – dove ieri è andata anche la ex presidente della Camera Laura Boldrini alla quale ha detto “Sbrigateve a fa sto’ governo” – Simona, 42 anni, una malattia invalidante e un padre perso quando ne aveva 20, ancora con i lividi sul collo e volto racconta al Fatto ciò che ha vissuto: “Avevo deciso di andarmi a prendere un caffè dopo pranzo. Uno di loro evidentemente ubriaco e alterato si è girato verso di me e mi ha detto ‘Sti rumeni de merda’. Io gli ho risposto: ‘Se non ti piace questo bar puoi andartene altrove’. Lui mi dice: ‘Tu non sai chi sono io’. E io: ‘E tu chi saresti?’. Prima mi hanno insultato e poi hanno iniziato a picchiarmi, anche riempiendomi di calci”. E non solo: perché uno dei due aggressori si sfila la cintura e la colpisce, poi le tolgono il telefonino e le urlano: “Se chiami la polizia ti ammazziamo”. “Io non ho paura – continua Simona –. Questi li conosco di faccia. Rifarei certamente tutto”. Un coraggio il suo, che la madre un po’le rimprovera: “Se fossi stata in lei non l’avrei fatto. Ho paura che questi ce la faranno pagare. Io non volevo nemmeno che denunciasse, poi la polizia ci ha detto che dovevamo stare tranquilli”.
Raid di Pasqua
Lei: “Mi dicevano: ‘Tu non sai chi sono io’” Aggredito anche il barista romeno
QUEL PRIMO APRILE, dopo la prima sfuriata, però, Alfredo con il fratello Vincenzo tornano. Viene aggredito il barista romeno e il locale distrutto. Il motivo? Non essersi occupato subito di loro. Nell’indifferenza totale di alcuni presenti, i due malcapitati hanno la peggio: la prognosi per la donna è di 20 giorni, per il barista, otto. E non è finita, perché dopo questa vicenda un’altra persona sarebbe tornata nel locale per ribadire il concetto. “Denuncerei ancora – dice Roxane, moglie del barista –. Chi ha sbagliato deve pagare. Non ci chiedono il pizzo, ma ogni tanto qualcuno di questi ragazzini viene a fare il prepotente. Era già successo, ma ora sono andati oltre. Mariano lo stavano ammazzando”.“Ho chiesto una risposta ferma e tempestiva. Questi atti non possono rimanere impuniti”, dice il ministro dell’Interno Marco Minniti.