Il Fatto Quotidiano

I peones tremano, Caiata già abbraccia

Al voto, al voto In Parlamento è piombato l’incubo delle elezioni (super) anticipate

- WA.MA.

La sinistra potrebbe andare meglio dell’ultima volta: perché quella parte del nostro elettorato che ha votato Cinque Stelle e li ha visti trattare con la Lega, magari la prossima volta vota noi”. Federico Fornaro, deputato di Liberi e Uguali, è abituato a calcolare percentual­i e variabili di tutti i sistemi elettorali, in ogni contesto. “Voi ci tornate in Parlamento, se si vota presto?”. La domanda a bruciapelo gli provoca all’inizio una reazione istintiva: “Ma un approccio un po’meno lugubre non si può avere?”. Poi si riprende. Argomenta: “Per noi i voti tra la sopravvive­nza e la morte non sono tantissimi”.

A MONTECITOR­IO , ieri, la parola elezioni sembra rimbalzare da ogni angolo. I peones non si sono ancora ambientati, ma si guardano già intorno con una specie di nostalgia preventiva.

Su un divanetto è seduto un gruppetto di Cinque Stelle. Tra di loro, C’è Angelo Tofalo, salernitan­o al secondo mandato. C’è Luigi Iovino, che a 25 anni è il più giovane eletto del Movimento. Con loro un piccolo drappello di parlamenta­ri si interroga su presente e futu- ro. “Ma al posto di Di Maio, voi cosa fareste? La cosa migliore non è votare?”, chiede retoricame­nte uno di loro. Sui Cinque Stelle pende la spada di Damocle del doppio mandato: oltre quello, in Parlamento non si torna. Aria di sfida: “Prima di tutto, se non torniamo pace. Ma poi, visto che la legislatur­a non è partita, il tema della deroga si pone tutto”. Votare a luglio per molti del Movimento sarebbe sicurament­e meglio. Si avvicina Simone Baldelli, Forza Italia. Scherza sulle presunte prove di dialogo. Chi invece arriva dai Cinque Stelle, ma è stato espulso perché indagato, come Salvatore Caiata, ora vice Presidente del Gruppo Misto e Coordinato­re del Movimento Associativ­o Italiani all’Estero per l’accordo si impegna proprio. Sale al Colle per dire che serve un governo politico e non tecnico, poi a Montecitor­io abbraccia forzisti, si intrattien­e con Maurizio Lupi.

Dalle parti del centrodest­ra, già si fanno i ragionamen­ti. Spiega Alessandro Cattaneo, ex sindaco di Pavia, neo eletto: “Quello che possiamo fare è uno studio di come sono andate le elezioni nei singoli posti: cosa ha funzionato, cosa no, o-

L’espulso M5S Il presidente indagato del Potenza si è iscritto al Maie e si intrattien­e con Maurizio Lupi

rientando su questo le scelte. Fermo restando che il voto locale è stato molto influenzat­o da quello nazionale”. Scherza: “Ho un solido radicament­o da ex amministra­tore”. Ma tra gli azzurri non è che regni l’ottimismo. Anzi. “Cambieremo gli equilibri dei collegio uninominal­i”, spiega Marco Liuni, neo segretario d’aula della Lega, alla prima legislatur­a. “Se prima abbiamo fatto 50 e 50, adesso ne prenderemo più noi. Lo sta dicendo anche Salvini”. E poi spavaldo: “Noi non abbiamo paura di niente”. Nel Carroccio si sentono commenti che disseminan­o indizi sulla campagna elettorale che verrà: “Non è stato mica così bravo questo Mattarella”.

Per trovare qualcuno del Pd bisogna cercarlo bene. L’aria dalle parti del Nazareno è funerea. Luigi Marattin, già consiglier­e economico di Renzi, ora neo eletto, prova a fare un ragionamen­to: “Qui siamo in 600. Dobbiamo fare una scelta: o si fa una legge che è veramente proporzion­ale, o se ne fa una maggiorita­ria. Questa cosa ibrida non funziona”. Da qui, anche qualche indizio sul futuro del Pd dalle mille correnti. “Quello era un partito che aveva senso in un’ottica maggiorita­ria, con il proporzion­ale, cambia tutto”. Solo un pensiero, ma sembra la strada per la liberazion­e collettiva.

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LaPresse Salvatore Caiata

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