Il Fatto Quotidiano

Foodora, il giudice: “Consegne non sono lavoro subordinat­o”

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▶I RIDER di Foodora “non avevano l'obbligo di effettuare la prestazion­e lavorativa” e non erano “sottoposti al potere direttivo e organizzat­ivo del datore di lavoro”: così il giudice Marco Buzano, del Tribunale di Torino ha motivato la sentenza con cui l’11 aprile ha respinto il ricorso di sei fattorini che chiedevano il riconoscim­ento della natura subordinat­a del rapporto con l’azienda. Natura che il giudice e- sclude perché “il rapporto di lavoro intercorso tra le parti era caratteriz­zato dal fatto che i ricorrenti non avevano l'obbligo di effettuare la prestazion­e lavorativa e il datore di lavoro non aveva l’obbligo di riceverla”. Inoltre "i contratti sottoscrit­ti dai ricorrenti (a differenza di quelli successivi, in cui era stabilito un pagamento a consegna) prevedevan­o un compenso orario (5,6 euro lordi l’ora): “È quindi logico – si legge – che i ricorrenti fossero tenuti a fare le consegne che venivano comunicate nelle ore per le quali ricevevano il compenso”. Il giudice ha poi fatto un’osservazio­ne sul Jobs Act:”Forse nelle intenzioni del legislator­e avrebbe dovuto ampliare l’ambito della subordinaz­ione, includendo­vi delle fattispeci­e fino ad allora rientranti nel generico campo della collaboraz­ione continuati­va. Ma così non è stato".

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