Scontro Gentiloni-Padoan sulle ultime nomine da fare
Oggi la riunione Il ministro del Tesoro vuole come direttore generale Fabrizio Pagani, capo della segreteria tecnica. Stop di Palazzo Chigi: “Inopportuno” Tesoretti da spartire Pronta a partire pure la “Fondazione per il capitale immateriale”: budget da 2
Non è mai troppo tardi per qualche nomina: oltre alla conferma per un anno del capo della Polizia Franco Gabrielli, il Consiglio dei ministri di oggi dovrebbe bloccare due caselle importanti al vertice del ministero del Tesoro, invece che lasciarle al prossimo governo. Il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, vuole dare un altro anno al ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco cui mancano giusto 12 mesi alla pensione.
NEGLI ULTIMI giorni Padoan ha poi valutato di sacrificare Vincenzo La Viache dal 2012 occupa una poltrona importante che fu un tempo di Mario Draghi, quella di direttore generale del Tesoro. La Via ha sempre mantenuto un profilo molto basso, troppo per i critici, non ha gestito i dossier più delicati del ministero come quello dei salvataggi bancari. Il ministro vuole mettere al suo posto Fabrizio Pagani, oggi a capo della segreteria tecnica. Il prossimo ministro del Tesoro si troverebbe così con la posizione più delicata tra quelle soggette a spoils system già occupata: è molto diverso licenziare un direttore generale appena insediato e sceglierne uno per riempire una casella vuota, l’inerzia prevale. Pagani, 51 anni, è arrivato in quota Enrico Letta nel 2013 ma poi si è ben adattato ai cambi di scenario politico. È anco- ra pagato dall’Ocse, il centro studi di Parigi per cui lavorava, dal ministero non percepisce compensi. Ma poiché non è un funzionario del Tesoro, non è sottoposto all’obbligo di versare al ministero gli emolumenti che riceve in quanto membro dei consigli di amministrazione di società a controllo pubblico. Siede dal 2014 nel cda dell’Eni, indicato dal Tesoro, da cui riceve 130.000 euro all’anno. E dopo aver coordinato la quotazione in Borsa dell’Enav, la società pubblica che gestisce i servizi e la sicurezza dei voli, il 24 ottobre 2017 Pagani è entrato nel consiglio di amministrazione della Save che controlla gli aeroporti di Verona e Brescia. Ma questo incarico, spiega il ministero al Fatto, è svolto gratis, come quello precedente nella società di fondi immobiliari Serenissima.
Padoan ha deciso di affidare il posto di direttore generale a Pagani. Ma secondo quanto risulta al Fatto, da Palazzo Chigi Paolo Gentiloni ha fatto sape- re di ritenere “inopportuna” la nomina (e così i tempi potrebbero allungarsi). Finora il premier ha sempre avallato le scelte di Padoan, anche le più discutibili, ma questa volta pare orientato a rinviare tutto il dossier e fermare il ministro che sulle nomine è attivissimo. In estate ha confermato per tre anni Luigi Ferrara come capo dipartimento degli affari generali (240.000 euro di stipendio) nonostante l’indagine per fuga di notizie nel caso Consip-Tiziano Renzi. E poi, subito dopo le elezioni, ha dato altri tre anni a Valentina Gemi
gnani , direttore generale del gabinetto del ministro ( stipendio base di 180.000 euro). Il sindacato UilPa contesta che non è mai stato pubblicato l’interpello per la posizione, il ministero replica che è una posizione fiduciaria, se al prossimo ministro non va bene può rimuoverla entro 30 giorni con lo spoils system.
C’È UNA PARTITA ancora più delicata nel Consiglio di ministri di oggi: Gentiloni ha deciso di sbloccare la “Fondazione per il capitale immateriale” e nella riunione dei ministri dovrebbe essere discusso il decreto istitutivo atteso da mesi e previsto dalla legge di bilancio 2018, però mai emanato. La fondazione è istituita da tre ministeri, Tesoro, Sviluppo e Istruzione, con Valeria Fede
liche finora ha frenato l’iniziativa che non condivideva, perché aggira il potere del suo dicastero. Cosa faccia è ancora nebuloso, la legge parla di “progetti di ricerca e innovazione da realizzare in Italia a opera di soggetti pubblici e privati, anche esteri, nelle aree strategiche per lo sviluppo del capitale immateriale funzionali alla competitività del Paese”. Molto più chiaro, invece, perché si stia cercando di sbloccare la fondazione: il decreto prevede la nomina di un presidente, un consiglio di cinque membri, un direttore generale, un comitato scientifico di 15 esperti e tre revisori. A loro il compito di decidere come spendere ben 250 milioni annui dal 2019. Chissà se ci sarà abbastanza tempo anche per assegnare le poltrone.