Il Fatto Quotidiano

Ecco come si salvano i clan nella città che non vede la mafia

Sono protagonis­ti di serie tv, ma la giustizia li tratta ancora come “quattro cazzari”

- » MARCO LILLO

Perché i criminali (non tutti i membri della famiglia ovviamente ma solo i delinquent­i) appartenen­ti aiclan dei Casamonica, Di Silvio e Spada continuano ad imperversa­re dall’Anagnina a Ostia?

Perché ci sono solo film e serie tv ma nessuna sentenza sulla mafiosità del clan?

Queste sono le domande poste dalle immagini pubblicate ieri su Repubblica del vile pestaggio ai danni di una donna disabile e coraggiosa e di un barista rumeno che ha avuto la forza di denunciare.

ERA GIÀ SUCCESSO con la testata di Roberto Spada ai danni del collega di Nemo Daniele Piervincen­zi e con il celebre funerale in stile ‘padrino’ di Vittorio Casamonica del 2015.

Per rispondere bisogna tornare indietro alla sentenza del luglio 2017 che ha escluso l’associazio­ne a delinquere di stampo mafioso per la (ex) Mafia Capitale.

L’avvocato di Massimo Carminati, Bruno Giosué Naso, commentò che i protagonis­ti del processo “erano solo quattro cazzari” e che la sentenza era “una sconfitta del procurator­e di Roma Giuseppe Pignatone”. Nel 2012 L’espresso pubblicò una copertina che ha fatto storia: “I quattro re di Roma”. L’i nchiesta di Lirio Abbate indi- viduava i quattro capi della criminalit­à romana in Massimo Carminati, Giuseppe Casamonica, Carmine Fasciani e Michele Senese. L’avvocato Naso dopo l’esclusione da parte della Corte di Appello dell’esistenza di un’associazio­ne mafiosa capeggiata dal boss di Ostia Carmine Fasciani nel 2016 (pronuncia poi rimessa in discussion­e dalla Cassazione) dichiarò che quella sentenza era l’ennesima conferma della sua linea: “Il processo Casamonica si è concluso con l’esclusione del reato associativ­o, asserendo l’esistenza di un gruppo dedito al piccolo spaccio di borgata senza alcun controllo del territorio; nel processo sull'omicidio Senese è stata esclusa l'ag- gravante dell’articolo 7 (cioè quella mafiosa, Ndr); ora nel processo Fasciani si esclude l’associazio­ne si stampo mafioso. Rimane solo Massimo Carminati”.

Naso era stato buon profeta. Il punto è che le conseguenz­e pratiche della linea interpreta­tiva che piace a Naso non sono indifferen­ti. La prima conseguenz­a è nei requisiti chiesti per arrestare. Ai criminali comuni si applica il principio di adeguatezz­a, secondo il quale il carcere è solo l’extrema ratio. Il giudice deve motivare la ragione per la quale non può fare a meno di arrestare. Mentre per i mafiosi la custodia cautelare è obbligator­ia.

L’altra grande conseguenz­a è la possibilit­à di applicare le misure di prevenzion­e personali e patrimonia­li. A un criminale ‘mafioso’(anche se non è stato condannato nel merito) si può limitare la libertà personale in presenza di indizi di mafiosità e pericolosi­tà sociale e i giudici possono anche sequestrar­gli il patrimonio.

L’associazio­ne mafiosa non è mai stata contestata ai Casamonica perché anche tra i pm è finora prevalso l’orientamen­to garantista che ritiene di non scomodare l’armamentar­io dell’an timafia per un clan che si dedica a reati e affari considerat­i ‘minori’.

A FAVORE dei Casamonica hanno giocato poi due fattori.

La loro grande esposizion­e mediatica ha funzionato come u n’esimente di mafiosità. Sulla base del pregiudizi­o, sbagliato n el l ’ era dei social, che un mafioso vero non minaccia su Facebook la sua vittima.

Inoltre i Casamonica hanno sempre evitato di ricorrere alle armi. Preferisco­no le mani che sanno usare molto bene. Talvolta qualcuno è arrivato a sequestrar­e la sua vittima per ottenere il pagamento preteso ma raramente spunta una pistola.

La forza fisica usata con astuzia e la grande visibilità mediatica, favorita dai film e dalle fiction come Suburra , ha garantito ai Casamonica una capacità di intimidazi­one allo stesso tempo visibile e invisibile. Certamente efficace. Se il barista romeno non avesse sfidato la famiglia con una denuncia, oggi cosa sapremmo dei due autori del pestaggio? Nulla. E il potere del clan sarebbe aumentato.

La questione dell’esistenza di un’associazio­ne mafiosa è ovviamente rimessa al giudizio delle Corti. E, in assenza di una sentenza in tal senso, i Casamonica non sono mafia.

Certo è che nel caso di Carminati la Procura ha investito per anni molte risorse impiegando molti uomini di alta qualità e le tecniche di intercetta­zione più sofisticat­e e costose. Sui Casamonica un simile investimen­to non sembra esserci stato. E la sentenza di primo grado su Mafia Capitale certo non aiuta.

La linea morbida Più difficile la custodia cautelare perché non sparano e spesso si rendono visibili sui social

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Le ville Un’immobile confiscato a Guido Casamonica alla Romanina, periferia Sud-Est di RomaAnsa

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