La fascia tricolore tra i fascisti agita Genova
Il primo cittadino Bucci e l’omaggio ufficiale del consigliere Gambino ai repubblichini
Il Tricolore divide Genova. Quella fascia, simbolo della Repubblica, che il consigliere comunale Sergio Gambino (Fratelli d’Italia) ha indossato il 29 aprile per commemorare i caduti di Salò nel cimitero di Staglieno.
E LA CITTÀ, medaglia d’Oro della Resistenza, si è divisa: oggi pomeriggio è previsto un consiglio comunale ad altissima tensione. Il sindaco Marco Bucci, centrodestra, dovrà rispondere a un’interrogazione dell’opposizione. Dovrà dire se è stato lui ad autorizzare il consigliere di destra a indossare la fascia Tricolore. Perché nessun consigliere può utilizzarla in pubblico senza autorizzazione.
Le foto del corteo al cimitero mostrano Gambino, insieme con il consigliere regionale Angelo Vaccarezza ( capogruppo di Forza Italia, ma senza Tricolore) seguiti da un gruppo di militanti di estrema destra di Lealtà Azione. Immagini che hanno invaso siti e social. E oggi nella Sala Rossa del Consiglio Comunale ci saranno in tanti: l’Anpi, i sindacati, i partiti di opposizione. È attesa la presenza dei centri sociali. Ad infiammare gli animi l’annunciata partecipazione dei militanti di Lealtà Azione e di CasaPound (ma pare abbiano rinunciato).
Pietro Oddone, presidente dell’Associazione dei parenti dei Caduti di Salò ha promesso: “Sarò in Comune, e con me una decina di persone. È l’ora di finirla di parlare di buoni e di cattivi dopo settant’anni”.
I giovani di Fratelli d’Italia hanno difeso la partecipazione del Comune alla commemorazione: “Pensavamo ottimisticamente che la questione sui caduti della guerra civile fosse ormai archiviata”.
Ma il Tricolore utilizzato per ricordare i fascisti è soltanto l’ultimo passo. “I movimenti di estrema destra, alcuni apertamente fascisti, a Genova si stanno risvegliando. È una questione politica, ma anche di polizia”, racconta un investigatore. Aggiunge: “Pochi giorni fa, alla commemorazione di Ugo Venturini (militante di estrema destra ucciso a Genova nel 1970) c’erano oltre cento persone. In passa- to erano una decina”. Per non dire delle manifestazioni di estrema destra nel quartiere di Nervi, contrastate da sparuti gruppi di cittadini al grido di Bella Ciao.
IMPENSABILE a Genova, fino a pochi anni fa. Ma ci sono anche episodi di violenza: “Mesi fa un gruppo di ragazzi vicini a CasaPound ha accoltellato un giovane di sinistra che faceva attacchinaggio. La settimana scorsa, poi, una ragazza vicina a CasaPound ha aggredito uno svizzero”, raccontano ancora gli investigatori. “Conosci Hitler?”, ha chiesto la giovane all’ignaro turista.
Poi lo ha preso a bottigliate.
Un’altra Genova, dura con gli immigrati e i poveri, come quella emersa dalle dichiarazioni dell’assessore comunale alla Legalità, Stefano Garassino: “Il primo che mi chiede l’elemosina lo prendo a calci nel sedere”. E ancora: “Vogliamo andare a vedere le condizioni igieniche dei centri di accoglienza. Se la prefetta ce lo nega, allora manderemo affanculo… anche la prefetta”.
È la Genova di destra dove il Comune di Bucci nega il patrocinio al gay pride perché non rappresenta tutti i cittadini.
Il sindaco pare chiudere un occhio. La sera della sua vittoria un gruppo di militanti di destra insultò e minacciò i cronisti. Nessuno mosse un dito. Pochi mesi fa arrivò in consiglio comunale la questione della concessione di spazi pubblici a gruppi politici anche di estrema destra. Bucci se la cavò così: “Durante la Seconda Guerra sarei stato in montagna con il partigiano Aldo Bisagno, ma non posso obbligare tutti a stare con Bisagno. Devo essere il sindaco di tutti”. Ma poi il Tricolore del Comune è stato usato per ricordare i ragazzi di Salò. I voti della destra pesano.
In città Casi di violenza dell’estrema destra e pugno di ferro contro gay, poveri e centri di accoglienza