Il Fatto Quotidiano

Giovani e vecchi L’unica via d’uscita per salvare l’Italia è lottare insieme

- MASSIMO MARNETTO MARIO CAPPAGLI ENRICO FIERRO SALVATORE ZIPPARRI LEONARDO GENTILE

E se lo stallo politico derivasse dallo stallo civile? Cioè da un Paese che non sa più chi è e cosa vuole? È forse questa la chiave di lettura – più profonda – del lungo deterioram­ento della politica nazionale. Che fa sempre più fatica a trovare soluzioni di governo. Un’involuzion­e dovuta al fatto che noi cittadini non ammettiamo di essere stati la causa principale del nostro declino collettivo, per mancanza di dedizione civile. Sono gli ideali che tengono insieme un popolo, che lo fanno essere orgoglioso dei propri doveri e geloso dei propri diritti.

Ma gli ideali non sono innati. Ci vogliono esempi precoci di educatori per accenderli ed esempi maturi di chi ha responsabi­lità per non farli estinguere. In entrambi i casi, devono provenire da persone credibili. Cioè da chi rispetta impegni e regole (disciplina) e mette l’interesse comune prima del proprio (onore). Senza questo patrimonio diffuso di ideali non c’è coesione. La competizio­ne elettorale si immiserisc­e a offerte al massimo ribasso delle tasse e il politico decadente si propone per quelle che ha ridotto, non per quante ne ha fatte pagare ai grandi evasori, per consentire alla Stato di funzionare. Lo stallo della democrazia inizia quando si vota chi promette di ridurre i doveri e non chi si impegna a rendere effettivi i diritti. E noi ci siamo fino al collo.

Salvini si trova a un bivio: cosa vuole essere da grande?

Dopo il passo di lato di Di Maio (utile comunque, se non altro a recuperare, in caso di elezioni anticipate, l’eventuale perdita di consenso legata al sospetto di ambizioni di potere personali) ora tocca a Salvini decidere cosa vuol fare da grande.

Finora si è dato per scontato che da uno strappo con Berlusconi avrebbe tutto da perdere. Ma è davvero così? Dopotutto l’altro strappo da lui operato (quello con la tradiziona­le matrice nordista della Lega) contro ogni previsione gli ha fatto ABBIAMO LETTO IN FAMIGLIA con molto interesse, sul Fatto di domenica, “Lasciatemi urlare contro l’Italia” la lettera della quindicenn­e V.B. con piena ragione arrabbiata contro l’Italia. È una lettera che anch’io, che di anni ne ho 68, avevo nel cuore e che sottoscriv­o pienamente. La stiamo facendo leggere ad amici e conoscenti con i quali discutiamo sempre di come l’Italia, matrigna ingrata, non meriti i tanti giovani in gamba che ha. Questa non è una lettera, è un manifesto di una generazion­e abbandonat­a a se stessa dalla noncuranza della politica con la p minuscola. Anch’io, padre di due ragazze di 31 e 33 anni, conosco bene le frustrazio­ni e la rabbia di chi s’impegna con risultati eccellenti ma rimane al palo, perché deve sempre far posto alla mediocrità e al familismo. Anch’io vorrei che i giovani se ne andassero da questo paese (la p minuscola è voluta) a cercare la loro strada altrove. È l’unico atto di protesta per far capire all’Italia tutti i suoi atavici errori. È l’unico modo per il proprio riscatto sociale e per vivere una vita vera. In fondo si rimane in Italia solo per due motivi: per il paesaggio stupendo, merito del Padreterno e della Natura e per l’arte e la storia, che i nostri antenati ci hanno lasciato e che, quando non la deturpiamo, noi facciamo una gran fatica a conservare. Cara V.B. ti chiedo scusa anche a nome della mia generazion­e perché di fronte a queste e ad altre ingiustizi­e e soprusi non siamo ancora scesi in piazza a urlare, ma come avrai capito, gli italiani non sono un popolo ma una somma di individui abituati a trovare sempre una scappatoia per ogni loro problema. Non lo dico io: lo diceva un grande, Giuseppe Prezzolini, nel 1958. CARO MARIO, non sono completame­nte d’accordo con lei. E non lo sono neppure con la lettera scritta giorni fa dalla nostra lettrice quindicenn­e. Ho figli che studiano e capisco lo sconforto di chi non vede via d’uscita. Ma c’è un guadagnare consensi. È possibile che lo strappo dall’ex - c av al ie re possa sortire un effetto analogo, facendogli perdere elettori nell’ala più conservatr­ice e destrorsa della Lega ma compensand­o in parte tale perdita in un elettorato che invece mostra di condivider­e le sue posizioni assunte in contrasto con le scelte del suo alleato forzista (sostegno al governo Monti, patto del Nazareno ecc.).

Salvini si trova a un bivio: o persegue nel suo progetto politico di di- punto: se le energie migliori andranno via da questo Paese, le cose certo non migliorera­nno. Chi ha più degli altri, chi può offrire ai figli gli studi migliori e un sistema di relazioni sociali in grado di garantire successi e carriere, resterà e continuerà a coltivare privilegi e ingiustizi­e. “Le vecchie generazion­i hanno rubato il futuro ai giovani” è uno slogan odioso, coniato proprio da chi da sempre è al centro del potere in Italia. Non eravamo tutti uguali a vent’anni, c’erano gli indifferen­ti, gli opportunis­ti e quelli che lottavano per un Paese più giusto. Sono d’accordo col finale della sua lettera. Lottare insieme, giovani e vecchi, Nord e Sud, “stranieri” e italiani. È l’unica via d’uscita per salvare l’Italia e i suoi giovani. ventare “capo” del centrodest­ra (un capo che comunque fa i vertici a casa di B. e si fa dettare la linea politica da B.: diciamo una specie di “Ma r t in a ” del centrodest­ra) andando peraltro incontro all’inevitabil­e destino di marginaliz­zazione governativ­a di tutte le forze estremiste, anche quando vedono impennare i propri consensi elettorali (vedi Marine Le Pen ma, anche a sinistra e più in casa nostra, lo stesso Pci, quasi maggioranz­a relativa ma a solo beneficio di forze più mode- rate e meno consistent­i come il Psi di Craxi).

Oppure, cambiando prospettiv­a, contribuis­ce a dar vita a un asse grillo- leghista ( più esattament­e grillo-salvinista) che si contrappon­e al polo “renzusconi­ano” nel disegno di un nuovo sistema bi-polare che vede le forze del vecchio sistema contrappos­te a quelle che non si sono compromess­e con le politiche dei governi degli ultimi anni. Pensaci, Salvini! La recente posizione assunta da Di Maio che ha dichiarato pubblicame­nte di essere disposto a fare un passo indietro rispetto alla candidatur­a alla Presidenza del Consiglio (anche se afferma che a Salvini aveva già manifestat­o questa disponibil­ità molto prima) scopre il gioco (doppio, triplo o quadruplo) che il politico Salvini sta conducendo da due mesi pensando di prendere per il naso tutti o di continuare a galleggiar­e come fa da vent’anni proponendo fuffa o slogan che non reggerebbe­ro nemmeno il tempo di uno spot pubblicita­rio. Infatti non sarà difficile verificare già dai prossimi giorni che quello su cui il Salvini non si può realmente impegnare sono i temi proposti da Di Maio perché la Lega non è cosa diversa dal “sistema”, la Lega è ormai da anni “parte integrante del sistema”. Quindi per questo non potrà mai staccarsi da Berlusconi né dal centrodest­ra perché al di là delle chiacchier­e e degli slogan ha smesso da anni (caso Bossi docet) di essere un motore del cambiament­o di questo Paese. E se con nuove votazioni dovesse prevalere il centrodest­ra direi proprio che il Pd e la sua squinterna­ta dirigenza avrà realizzato un capolavoro politico che avrà fatto resuscitar­e un politicame­nte morto (Berlusconi) e avrà rimesso in sella una coalizione che ha procurato già tanti disastri all’Italia.

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LaPresse Quale futuro? Una manifestaz­ione di studenti

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