Giovani e vecchi L’unica via d’uscita per salvare l’Italia è lottare insieme
E se lo stallo politico derivasse dallo stallo civile? Cioè da un Paese che non sa più chi è e cosa vuole? È forse questa la chiave di lettura – più profonda – del lungo deterioramento della politica nazionale. Che fa sempre più fatica a trovare soluzioni di governo. Un’involuzione dovuta al fatto che noi cittadini non ammettiamo di essere stati la causa principale del nostro declino collettivo, per mancanza di dedizione civile. Sono gli ideali che tengono insieme un popolo, che lo fanno essere orgoglioso dei propri doveri e geloso dei propri diritti.
Ma gli ideali non sono innati. Ci vogliono esempi precoci di educatori per accenderli ed esempi maturi di chi ha responsabilità per non farli estinguere. In entrambi i casi, devono provenire da persone credibili. Cioè da chi rispetta impegni e regole (disciplina) e mette l’interesse comune prima del proprio (onore). Senza questo patrimonio diffuso di ideali non c’è coesione. La competizione elettorale si immiserisce a offerte al massimo ribasso delle tasse e il politico decadente si propone per quelle che ha ridotto, non per quante ne ha fatte pagare ai grandi evasori, per consentire alla Stato di funzionare. Lo stallo della democrazia inizia quando si vota chi promette di ridurre i doveri e non chi si impegna a rendere effettivi i diritti. E noi ci siamo fino al collo.
Salvini si trova a un bivio: cosa vuole essere da grande?
Dopo il passo di lato di Di Maio (utile comunque, se non altro a recuperare, in caso di elezioni anticipate, l’eventuale perdita di consenso legata al sospetto di ambizioni di potere personali) ora tocca a Salvini decidere cosa vuol fare da grande.
Finora si è dato per scontato che da uno strappo con Berlusconi avrebbe tutto da perdere. Ma è davvero così? Dopotutto l’altro strappo da lui operato (quello con la tradizionale matrice nordista della Lega) contro ogni previsione gli ha fatto ABBIAMO LETTO IN FAMIGLIA con molto interesse, sul Fatto di domenica, “Lasciatemi urlare contro l’Italia” la lettera della quindicenne V.B. con piena ragione arrabbiata contro l’Italia. È una lettera che anch’io, che di anni ne ho 68, avevo nel cuore e che sottoscrivo pienamente. La stiamo facendo leggere ad amici e conoscenti con i quali discutiamo sempre di come l’Italia, matrigna ingrata, non meriti i tanti giovani in gamba che ha. Questa non è una lettera, è un manifesto di una generazione abbandonata a se stessa dalla noncuranza della politica con la p minuscola. Anch’io, padre di due ragazze di 31 e 33 anni, conosco bene le frustrazioni e la rabbia di chi s’impegna con risultati eccellenti ma rimane al palo, perché deve sempre far posto alla mediocrità e al familismo. Anch’io vorrei che i giovani se ne andassero da questo paese (la p minuscola è voluta) a cercare la loro strada altrove. È l’unico atto di protesta per far capire all’Italia tutti i suoi atavici errori. È l’unico modo per il proprio riscatto sociale e per vivere una vita vera. In fondo si rimane in Italia solo per due motivi: per il paesaggio stupendo, merito del Padreterno e della Natura e per l’arte e la storia, che i nostri antenati ci hanno lasciato e che, quando non la deturpiamo, noi facciamo una gran fatica a conservare. Cara V.B. ti chiedo scusa anche a nome della mia generazione perché di fronte a queste e ad altre ingiustizie e soprusi non siamo ancora scesi in piazza a urlare, ma come avrai capito, gli italiani non sono un popolo ma una somma di individui abituati a trovare sempre una scappatoia per ogni loro problema. Non lo dico io: lo diceva un grande, Giuseppe Prezzolini, nel 1958. CARO MARIO, non sono completamente d’accordo con lei. E non lo sono neppure con la lettera scritta giorni fa dalla nostra lettrice quindicenne. Ho figli che studiano e capisco lo sconforto di chi non vede via d’uscita. Ma c’è un guadagnare consensi. È possibile che lo strappo dall’ex - c av al ie re possa sortire un effetto analogo, facendogli perdere elettori nell’ala più conservatrice e destrorsa della Lega ma compensando in parte tale perdita in un elettorato che invece mostra di condividere le sue posizioni assunte in contrasto con le scelte del suo alleato forzista (sostegno al governo Monti, patto del Nazareno ecc.).
Salvini si trova a un bivio: o persegue nel suo progetto politico di di- punto: se le energie migliori andranno via da questo Paese, le cose certo non miglioreranno. Chi ha più degli altri, chi può offrire ai figli gli studi migliori e un sistema di relazioni sociali in grado di garantire successi e carriere, resterà e continuerà a coltivare privilegi e ingiustizie. “Le vecchie generazioni hanno rubato il futuro ai giovani” è uno slogan odioso, coniato proprio da chi da sempre è al centro del potere in Italia. Non eravamo tutti uguali a vent’anni, c’erano gli indifferenti, gli opportunisti e quelli che lottavano per un Paese più giusto. Sono d’accordo col finale della sua lettera. Lottare insieme, giovani e vecchi, Nord e Sud, “stranieri” e italiani. È l’unica via d’uscita per salvare l’Italia e i suoi giovani. ventare “capo” del centrodestra (un capo che comunque fa i vertici a casa di B. e si fa dettare la linea politica da B.: diciamo una specie di “Ma r t in a ” del centrodestra) andando peraltro incontro all’inevitabile destino di marginalizzazione governativa di tutte le forze estremiste, anche quando vedono impennare i propri consensi elettorali (vedi Marine Le Pen ma, anche a sinistra e più in casa nostra, lo stesso Pci, quasi maggioranza relativa ma a solo beneficio di forze più mode- rate e meno consistenti come il Psi di Craxi).
Oppure, cambiando prospettiva, contribuisce a dar vita a un asse grillo- leghista ( più esattamente grillo-salvinista) che si contrappone al polo “renzusconiano” nel disegno di un nuovo sistema bi-polare che vede le forze del vecchio sistema contrapposte a quelle che non si sono compromesse con le politiche dei governi degli ultimi anni. Pensaci, Salvini! La recente posizione assunta da Di Maio che ha dichiarato pubblicamente di essere disposto a fare un passo indietro rispetto alla candidatura alla Presidenza del Consiglio (anche se afferma che a Salvini aveva già manifestato questa disponibilità molto prima) scopre il gioco (doppio, triplo o quadruplo) che il politico Salvini sta conducendo da due mesi pensando di prendere per il naso tutti o di continuare a galleggiare come fa da vent’anni proponendo fuffa o slogan che non reggerebbero nemmeno il tempo di uno spot pubblicitario. Infatti non sarà difficile verificare già dai prossimi giorni che quello su cui il Salvini non si può realmente impegnare sono i temi proposti da Di Maio perché la Lega non è cosa diversa dal “sistema”, la Lega è ormai da anni “parte integrante del sistema”. Quindi per questo non potrà mai staccarsi da Berlusconi né dal centrodestra perché al di là delle chiacchiere e degli slogan ha smesso da anni (caso Bossi docet) di essere un motore del cambiamento di questo Paese. E se con nuove votazioni dovesse prevalere il centrodestra direi proprio che il Pd e la sua squinternata dirigenza avrà realizzato un capolavoro politico che avrà fatto resuscitare un politicamente morto (Berlusconi) e avrà rimesso in sella una coalizione che ha procurato già tanti disastri all’Italia.