Il Fatto Quotidiano

“La camorra al Cardarelli usava dipendenti di Romeo”

Secondo la Squadra Mobile di Napoli erano coinvolti per mediare le estorsioni sugli appalti ospedalier­i per il clan Cimmino. È l’indagine che poi arrivò alla Consip

- VIN. IUR.

La

camorra al Cardarelli di Napoli, l’ospedale più grande del Sud, avrebbe agito attraverso dipendenti della Romeo Gestioni che mediarono estorsioni a una ditta appaltatri­ce dell’azienda ospedalier­a in nome e per conto del clan Cimmino del Vomero. C’è questo e altro in un’informativ­a della Squadra Mobile firmata dal dirigente Luigi Rinella, 27 pagine di atti e intercetta­zioni allegate a un Riesame dell’inchiesta sulla Sma, la società regionale per la tutela dell’ambiente finita al centro dei video-reportage di Fanpage sulla corruzione nel mondo dei rifiuti.

È un filone curato dai pm Carrano e Woo dc ock,g li stessi dell’ inchiesta sull’ imprendito­re Alfredo Romeo, coinvolto nel caso Consip e sotto processo a Roma e a Napoli per episodi di corruzione. E infatti l’indagine su An- drea Basile, che secondo gli inquirenti avrebbe raccolto l’eredità dei traffici illeciti dei boss Cimmino e Caiazzo, scaturisce proprio dalle attività sugli appalti assegnati a ditte del gruppo Romeo. Intercetta­zioni disposte se- condo la normativa dei reati di associazio­ne mafiosa e di associazio­ne a delinquere con aggravante mafiosa, sulle quali gli avvocati di Romeo stanno conducendo una durissima battaglia legale, contestand­one l’utilizzabi­lità contro il loro cliente. Sul punto c’è attesa per le motivazion­i della Cassazione che il 9 marzo ha annullato con rinvio al Riesame l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliar­i dell’immobiliar­ista napoletano, accogliend­o un ricorso degli avvocati Carotenuto, Sorge e Vignola.

I PMPOI assegnaron­o altre deleghe ai carabinier­i del Noe e del Nucleo investigat­ivo, che proseguiro­no su altri binari fino ad arrivare in Consip e nel Giglio Magico dei renziani, ma negli atti della Mobile si ritrovano tracce della genesi di tutto. La Dda ha lavorato su Basile e attraverso una serie di intercetta­zioni ambientali in abitazioni e autovettur­e ha captato conversazi­oni che avrebbero documentat­o il pagamento di tangenti, come quella versata dal titolare di una impresa di pompe funebri che consegna 3.000 euro nelle mani della moglie del presunto boss ('”qua sono tremila, come disse lui...”'). Un’altra intercetta­zione, risalente al 21 settembre 2017, effettuata nell’abitazione di Basile svela il pagamento del pizzo (una tranche di 5.000 euro rispetto a una somma pattuita di 30 mila, da parte dell’emissario di una ditta che aveva ottenuto un appalto dal Cardarelli). Secondo gli investigat­ori, tre tra esattori e intermedia­ri sono dipendenti della Romeo Gestioni. Uno in particolar­e è indicato come “organico” del clan e “rappresent­ante” di Basile.

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Ansa Il più grande del Sud L’Ospedale Vincenzo Cardarelli di Napoli

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