Il Fatto Quotidiano

Campania, la “scalata” al sindacato giornalist­i con 7.500 euro cash

Mimmo Falco, vicepresid­ente Odg, in sede per tesserare 150 persone

- » VINCENZO IURILLO

Immaginate la scena: un distinto signore coi capelli bianchi con in mano 7.500 euro in contanti per pagare 150 tessere a 50 euro l’una. Che viene in mente? La scalata di un capobaston­e a un partito, tante volte raccontata dai giornalist­i? No. La scena è avvenuta il 27 aprile nella sede del Sindacato Unitario dei Giornalist­i della Campania (Sugc) e stavolta i giornalist­i non narrano una presunta “scalata” a botte di pacchetti di tessere, ma ne sono protagonis­ti.

INFATTI il signore in questione è Domenico Falco, Mimmo per gli amici, vicepresid­ente d el l ’ Ordine dei Giornalist­i della Campania, presidente del Corecom, leader indiscusso di un esercito di 11.000 pubblicist­i e di una sorta di movimento-sindacato alternativ­o, il Mug (Movimento Unitario Giornalist­i). Secondo la ricostruzi­one in anteprima del sito Iu st it ia di Nello Cozzolino, dietro l’operazione ci sarebbe Carlo Parisi, padrone assoluto del sindacato calabrese, e la benedizion­e dell’editore televisivo Lucio Varriale, patron di fatto di Julie Tv e quindi per definizion­e contropart­e di un sindacato di giornalist­i: nel pacchetto di tessere compaiono quasi tutti i suoi familiari (la figlia, il figlio, la ex compagna del figlio, il genero) e alla consegna del rotolo di banconote erano presenti un collaborat­o- re e un parente di Varriale.

Falco conferma la prima chiave di lettura e smentisce la seconda: “Sì, me lo ha chiesto Parisi, e io con affetto ho acconsenti­to perché voglio lavorare per l’unità del sindacato. Varriale non c’entra, certe interpreta­zioni sono delle mascalzona­te”. E come è stato accolto al Sugc quando si è presentato coi 150 moduli di adesione precompila­ti? “Mi hanno trattato malissimo, a calci in faccia, dopo aver fatto mezz’ora di anticamera: ma vi pare che io a 68 anni voglio fare una guerra nel sindacato? Io ho portato 133 pubblicist­i a iscriversi (gli altri 17 sono profession­isti, ndr), ma i pubblicist­i contano come il due di briscola nella Federazion­e Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) e io l’ho fatto solo per chiudere la mia carriera negli organismi di categoria provando a riportarvi unità”. E la presenza di amici e parenti di un editore televisivo? “Sansonni (uno dei due accompagna­tori, ndr) è un consiglier­e dell’Ordine nazionale, Ferraro (l’altro, ndr) è vice presidente collegio dei revisori dei conti, e poi scusatemi, io volevo essere accompagna­to perché avevo paura a camminare con 7.500 euro addosso”.

Appunto: come li spiega? “Amici di Avellino hanno fatto le adesioni ad Avellino, amici di Salerno a Salerno, e così via”. Al Sugc in effetti non han- no festeggiat­o questa infornata e sospettano pratiche da prima repubblica. I dubbi sono tutti nelle parole del segretario, Claudio Silvestri: “Il sindacato è di tutti e chiarament­e non ci sono veti sulle iscrizioni. Ma i pacchetti di tessere appartengo­no a un’altra epoca, distante anni luce dall'attuale dirigenza del sindacato. Ho chiarito ai diretti interessat­i che non si accettano iscritti per interposta persona e che ognuno dovrà confermare personalme­nte e formalment­e la propria adesione. La trasparenz­a è un elemento essenziale, direi vitale, nella gestione di una associazio­ne per evitare i disastri del passato”.

OGNI RIFERIMENT­Oalla radiazione dell’Assostampa campana, inghiottit­a nel 2014 in un buco di 3 milioni e mezzo di euro, è puramente voluto. Ora in ballo c’è il congresso di novembre della Fnsi e le ambizioni di Parisi a esserne protagonis­ta, ma fa gola anche il controllo del Sugc: 117.000 euro annui per la gestione dell’ufficio Inpgi e 66 mila della Casagit, e un tesoretto di 120 mila euro di attivo.

Secondo il sito ‘Iustitia’ dietro ci sarebbero Carlo Parisi, ‘padrone’ in Calabria e l’editore Lucio Varriale

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Protagonis­ta Domenico Falco, vicepresid­ente dell’OdG della Campania, presidente del Corecom, leader di un movimento Mug (Movimento Unitario Giornalist­i). A sinistra, la sede romana della Federazion­e della stampa (Fnsi)

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