Il Fatto Quotidiano

“Noi italiani a guardia dei confini, sfiorati dal conflitto siriano”

- P.C.

Abbiamo

quasi 11 mila soldati a comporre il contingent­e di peacekeepi­ng. Al momento nessuna preoccupaz­ione e nessuna modifica delle regole d’ingaggio della missione, ci limitiamo a osservare con attenzione quanto accade a non troppa distanza da qui”. Siamo in uno spicchio strategico del Medio Oriente, a pochi chilometri dal sigillato confine libanese dove le bocce sono ferme grazie alla presenza della missione Unifil, attiva, attraverso alcuni periodi transitori, dal lontano 1978. Il suo obiettivo è tenere buoni due ‘cani da guerra’ come Israele e Libano.

A PARTE ALCUNEscar­amucce, la pace tiene. Il quartier generale di Unifil è a Naqoura, da dove risponde il portavoce della missione Onu, l’italiano Andrea Tenenti. Massima attenzione, ma nessun allarme, anche se la cosiddetta ‘ Blue line’, ossia la linea di demarcazio­ne del confine artificial­e tra i due Paesi rivali che dalla costa mediterran­ea si spinge per oltre cento chilometri fino all’interno delle Alture del Golan, resta strategica. Basterebbe un calcolo errato e a essere colpiti potrebbero essere obiettivi molto sensibili: “La disposizio­ne dei servizi resta la stessa, per ora, con i 450 pattugliam­enti giornalier­i divisi in turni sulle 24 ore, così come proseguono secondo tabella gli incontri coi rappresent­anti militari dei due Paesi. L’adesione ai parametri della missione per la cessazione delle attività militari è totale. Ripeto, il con- fine è ben vigilato e non ci sono pericoli imminenti, inoltre dalla sede Onu non arrivano modifiche ai piani. Neppure l’esito del recente voto libanese sembra aver avuto ripercussi­oni, i toni non si sono infiammati. Certo, la presenza delle truppe libanesi, a cui facciamo training, è aumentata”. Sono lontani i tempi dei raid compiuti, con varia intensità, da una parte e dall’altra. Nel maggio 2011 a pagarne le conseguenz­e furono 6 soldati italiani della missione Unifil, miracolosa­mente sopravviss­uti a un attentato contro il loro veicolo lungo la strada Tiro-Sidone.

La forza militare di pace in campo resta più o meno invariata: 10.500 soldati da 41 Paesi. L’anno scorso l’Italia, fino ad allora al primo posto, ha ceduto lo scettro di gruppo più numeroso, 1.100 unità (quello in Afghanista­n on arriva a mille), all’Indonesia, 1.300. E nel luglio 2016 ha perso il comando della missione, da allora nelle mani del generale irlandese Michael Beary.

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Ansa “Linea Blu” L’Unifil

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