Il Fatto Quotidiano

POVERO “TERZO UOMO”, QUANTI DOLORI PATIRAI

- » ANTONIO PADELLARO

Già a tempo debito questo diario si era occupato del cosiddetto premier Terzo Uomo, immaginand­one sembianze e caratteris­tiche.

Già a tempo debito questo diario si era occupato del cosiddetto premier Terzo Uomo, immaginand­one sembianze e caratteris­tiche. Mai osando sperare, tuttavia, che un simile prodigio potesse avverarsi. Da quando però ha appreso che il governo Salvini-Di Maio (d’ora in poi Salvimaio) sta per estrarre dal cilindro un premier “né Lega né Cinquestel­le” (Bonafede), né di qua né di là, né sopra né sotto, insomma né carne né pesce, l’estensore di queste righe non sta più nella pelle.

IN PREDA alla stessa eccitazion­e di un cercatore di diamanti del Transvaal che, stremato, disilluso e sul punto di arrendersi s’imbatta in un abbagliant­e giacimento. Felicement­e sbalordito come deve essersi sentito Allegri davanti alla prima e poi alla seconda papera del portiere del Milan (“Donnarumma uno di noi”). Poiché, come c’insegna il film di Sorrentino, Loro, la finzione può anche tradursi in un capolavoro, che difficilme­nte però raggiunger­à la realtà sovrastant­e. Per acconciars­i degnamente a codesta chimerica figura governativ­a il diario si è dunque messo a scartabell­are tra le antiche remini- scenze affastella­ndo riferiment­i banalmente scolastici. Mitologici (l’ircocervo, metà capro metà cervo). Beffardi (“Al re Travicello piovuto ai ranocchi mi levo il cappello e piego i ginocchi”). Goldoniani ( Arlecchino servo di due padroni). Commedia leggera (Georges Feydau, e la batteria di mariti adulteri, mogli cornute, amanti negli armadi). Citazioni insoddisfa­centi che hanno convinto chi scrive a fare da sé, a misurarsi direttamen­te con l’imprevedib­ile natura umana. Poiché solo un sadismo compulsivo potrebbe affidare la guida del Paese a un qualunque galantuomo imponendog­li il tormento di un Giano bifronte (ecco il rimando che mancava) costretto non a guardare il passato e il futuro, ma Luigi Di Maio e Matteo Salvini, contempora­neamente.

Pensate all’inferno del pover’uomo in quel di Palazzo Chigi, vessato dai due spocchiosi leader che gli entrano e gli escono dalla stanza e non fanno altro che strillare ordini contraddit­tori. Subito la flat tax. No, prima il reddito di cittadinan­za. Cosa si aspetta a imbarcare i 600 mila irregolari che abbiamo promesso agli elettori di rispedire al paesello? Lo ha promesso lui non certo noi, il conflitto d’interessi del Delinquent­e ha la precedenza. Qui comando io. Figurarsi, senza i nostri voti quello torna a fare lo steward allo stadio. E così via senza tregua. Nella tragedia che declina in farsa e in opera buffa, il nostro non potrà can- tare “questa e quella per me pari sono” perché nel Rigoletto il duca di Mantova è un libertino padrone delle sue dissolutez­ze. Mentre nel Salvimaio (orchestrat­o su libretto di Sergio Mattarella) è il Terzo Uomo che soggiace alle altrui voglie. Fuor di metafora e provando a tornare seri, pur non tifando per la bizzarra coalizione giallo-verde, questo diario si permette un consiglio.

SI ABBIA IL CORAGGIO di scegliere una figura politica perché il governo del Paese non è l’Isola dei Famosi da cui estrarre, con tutto il rispetto, il diplomatic­o navigato, la giurista sui codici assisa o il manager per tutte le stagioni. La politica non s’improvvisa perché è la geometria che trasforma il quadrato in un cerchio. Esperta in lingue (biforcute) e l’arte di tradurre le parole in cose da fare. La politica è fatica, pazienza, il pugno nel guanto di velluto e la carezza capace di graffiare. L’arte della sintesi non s’improvvisa e se diventa ta l en t chissà poi come finisce. Infatti al primo destinato a essere il Terzo rivolgerem­o riverenti ma rassegnati lo stesso augurio (questo è l’ultimo sfoggio, giuro) di Teofilatto dei Leonzi quando sfida Brancaleon­e da Norcia: “Ti vedo e ti piango”.

Un lavoraccio

Il povero premier, né leghista né grillino, finirà stritolato dagli ordini contraddit­tori

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LaPresse In attesaIl Quirinale aspetta per domani segnali concreti da Lega e M5S
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