Il Fatto Quotidiano

E Matteo si consola con i pop corn, l’Unità all’asta e 140 esuberi nel Pd

Tra pop-corn e liquidazio­ne Il partito smobilita: conta 140 esuberi su 175 e si prepara a opporsi “stando a guardare” (ma nelle città non funziona)

- » WANDA MARRA

“Naturalmen­te abbiamo molte cose da dirci e molti argomenti da approfondi­re. Lo faremo anche sabato 19 maggio in occasione dell’Assemblea Nazionale del Pd in cui aprirò i lavori spiegando quali sono a mio avviso le cause della sconfitta e come ripartire”. La butta lì in una e- news, Matteo Renzi, neanche fosse la cosa più naturale del mondo. La motivazion­e che viene fornita è questa: il segretario dimissiona­rio di regola apre l’Assemblea.

Una “regola” che illumina la complessa situazione politica del Pd: Renzi si è dimesso oltre due mesi fa, ma resta il segretario “dimissiona­rio” in una sorta di vuoto di potere nel quale continua di fatto a fare il leader. Alle sue parole replica solo Cesare Damiano (“siamo oltre le regole della decenza”), mentre il Reggente Maurizio Martina non commenta, ma fa filtrare che si tratta dell’ennesima forzatura. Per il 19 si annunciano le (solite) liti: con i big anti-renziani che pensano di confermare Martina fino al congresso e Renzi che cerca soluzioni alternativ­e.

IN TUTTO QUESTO, ci sono una serie di dati “materiali” ed economici che illuminano la reale situazione del Pd, un guscio sempre più vuoto. Martedì al Nazareno c’è stata una riunione tra il tesoriere, Fran- cesco Bonifazi, e i rappresent­anti sindacali dei lavoratori. I 175 dipendenti del Pd sono in cassa integrazio­ne dal 1° settembre scorso. La causa? I 9 milioni di rosso nel bilancio causati dalla campagna referendar­ia. Bonifazi ha detto di essere disponibil­e a un rinnovo della cassa per un altro anno (il primo ciclo termina il 31 agosto), ma ha anche comunicato che solo 35 dipendenti saranno salvaguard­ati. E gli altri 140 saranno messi in cassa integrazio­ne a zero ore fino al 31 agosto e ci resteranno per l’anno successivo. Ammesso che il provvedime­nto sia rinnovato.

Il tesoriere spera di riuscire a chiudere con un piccolo attivo il bilancio del 2017. Evi- dentemente insufficie­nte.

Mentreil partito viene di fato liquidato, è stata messa all’asta anche la testata dell’Unità, che era stata pignorata per pagare gli stipendi degli ex dipendenti: con 300 mila euro, chiunque potrà aggiudicar­sela. E “chiunque” significa che la storia della testata potrebbe essere completame­nte bypassata. D’altra parte, il Pd renziano l’ha già sostituita con la testata online Democratic­a . La vendita inizierà il 21 maggio e finirà il 24. Questo sempre se la cosa non dovesse essere fermata prima con il pagamento degli stipendi.

E poi ci sono i soldi: il crollo di voti ed eletti costerà al Pd 19 milioni di euro. Ogni par lame ntare eletto ogni mese deve infatti versare al partito un contributo di

1.500 euro: nella scorsa legislatur­a lo facevano 378 tra deputati e senatori, i cui contributi, moltiplica­ti per i cinque anni, hanno superato i 34 milioni. Ora, gli eletti dem sono 165, con una proiezione sui 5 anni di circa 14,8 milioni di contributi.

QU ESTO potrebbe portare all’addio della sede del Nazareno visto che l’affitto costa mezzo milione di euro l’anno. Dati da tener presenti per chi pensa a una scissione: il Pd è sempre più “leggero”. Peraltro, ha appena chiuso anche la cassaforte del renzismo, la Fondazione Open. Nel frattempo, però, lo stesso Bonifazi è diventato presidente della Fondazione Eyu, quella che sarebbe la Fondazione del Pd. I movimenti si incrociano.

La storia in vendita Il 21 all’asta la testata dell’Unità: chiunque può comprarla con 300mila euro

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Illustrazi­one di Emanuele Fucecchi L’immagine Lo stato d’animo di Renzi davanti al governo Lega-M5S
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