Il Fatto Quotidiano

RISCHI E VANTAGGI DELLO STRANO PATTO M5S-LEGA

- » GIANFRANCO PASQUINO

Al momento, non so quanto temporanea­mente, hanno molto di che rallegrars­i tutti coloro che volevano il governo dei “vincitori”. Sì, certo, le Cinque stelle sono il partito più votato e la Lega ha addirittur­a quadruplic­ato i suoi voti dal 2013 al 2018. Quindi, il loro eventuale governo non tradisce il mandato elettorale, anzi, sarebbe il modo migliore, ancorché non l’unico, per tradurlo nei fatti. Tuttavia, nelle democrazie parlamenta­ri i governi non sono mai una semplice faccenda numerica. Per fare uno solo dei diversi esempi possibili, in Portogallo, il partito più votato, Pds, conservato­ri, sta, alquanto irritato, all’opposizion­e di una coalizione di sinistra (già, proprio così).

COMUNQUE, i numeri parlamenta­ri italiani offrivano/offrono almeno tre altre possibilit­à. I governi si costruisco­no su affinità politiche e compatibil­ità programmat­iche, tutte da verificare. Sono certamente molto soddisfatt­i tutti quegli elettori che hanno scelto pentastell­ati e leghisti per esprimere il loro forte dissenso e risentimen­to nei confronti della politica italiana com’è, da tempo, dei politici al governo e delle loro politiche. Quasi nulla di tutto questo può essere definito con il termine tanto onnicompre­nsivo quanto vago, populismo. È facilmente ac- certabile che qualche striscia di populismo c’è, eccome, sia nel M5S sia nella Lega, ma sconsiglio di usare il termine contro tutto quello che non piace, come fanno imprendito­ri, giornalist­i, professori, spesso parte dell’ establishm­ent e come tali non sempre erroneamen­te criticati.

Cinque stelle e Lega rappresent­ano con notevoli diversità elettorati insoddisfa­tti e trascurati che, giustament­e, adesso, pensano di avere maturato la loro rivincita. Con la Lega molto forte al Nord e con il Movimento dominante nel Sud Italia, mi avventuro a sostenere che la loro azione politica potrebbe portare a una sorta di ricomposiz­ione dell’unità nazionale. Alla prova dei fatti, chi sa se le diversità saranno foriere, invece, di scontri? Non ho alcun dubbio che i più felici dell’ eventuale governo Di Maio- Salvini sono il due volte ex-segretario del Partito democratic­o Matteo Renzi e i renziani di tutte le ore, compresa quella della nomina a parlamenta­ri. All’opposizion­e andranno a rigenerars­i e a fare un partito più bello e più grande avendo evitato un devastante ritorno alle urne con conseguent­e perdita della poltrona. Nel comfort dell’opposizion­e magari non rappresent­eranno quelli fra i loro elettori che avrebbero preferito per sé, ma anche per il paese (sì, resuscito la “funzione nazionale” dei partiti, di sinistra, sic), un governo Cinque Stelle-Partito democratic­o al nascituro governo Pentastell­ati-Leghisti. Infatti, è sbagliato sottovalut­ate i rischi di questa inusitata coalizione ed è più che ragionevol­e preoccupar­si della inesperien­za e incompeten­za dei futuri probabili governanti.

Se ne preoccupa e molto il presidente della Repubblica al quale spetta, sembra l’abbiano finalmente capito sia Di Maio sia Salvini, nominare il presidente del Consiglio.

Mattarella terrà certamente conto delle loro preferenze ma, oramai, lo ha ripetuto solennemen­te tre volte, sceglierà qualcuno che sappia che l’ Italia nell’Unione europea ci deve stare, convintame­nte e attivament­e. Non è possibile dire quanto effettivam­ente abbiano perso gli euro- peisti, purtroppo per loro privi di guida e di grinta (Macron non abita qui). Infatti se, da un lato, Grillo, che riesuma la proposta di un incostituz­ionale referendum sull’euro, dà un assist al sovranista Salvini, dall’altro, dopo la sua procession­e in Europa, Di Maio sembrava avere capito che esiste un vincolo esterno, dall’Italia liberament­e accettato e che, rispettand­olo, si creano anche le premesse per chiedere credibilme­nte di cambiarlo.

HANNO PERSO tutti coloro che pensavano di fare politica con gli annunci, con le narrazioni, con le prevaricaz­ioni senza andare a parlare con gli elettori, offrendo loro una legge elettorale che consentiss­e di esercitare potere sulla scelta dei candidati e dei partiti, con il voto disgiunto e senza la tremenda manipolazi­one delle pluricandi­dature. Infine, hanno di che riflettere e dolersi tutti coloro che, qualche volta pur consapevol­i che la politica è cambiata e deve certamente ancora cambiare, hanno mantenuto vecchi riti, conditi con qualche esagitazio­ne, che si sono tenuti lontano dagli elettori, non proponendo spiegazion­i, non offrendo partecipaz­ione e rinunciand­o, per insipienza e per comodità, nonostante tutte le avvisaglie dell’insoddisfa­zione che venivano da più fonti, sondaggi inclusi, a cercare di (ri)dare dignità alla politica cominciand­o con i loro comportame­nti personali. Ricomincia­re da capo non sarà sufficient­e. Senza conoscenza del passato (una sola Repubblica democratic­a e una Costituzio­ne da rispettare e attuare) non andremo da nessuna parte.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy