Il Fatto Quotidiano

RECALCATI, DAL RENZISMO ALLA RAI

Scagliava termini psicoanali­tici sugli avversari del capo, ora parla del ruolo della madre

- » MAURIZIO MONTANARI*

Massimo Recalcati è riapparso in Rai con un programma nel quale esporrà la sua visione della famiglia. Egli è da tempo impegnato in un’opera di sdoganamen­to del lessico analitico nel tentativo di verificarn­e l’applicabil­ità a questioni extra cliniche. Il primo tentativo di usare televisiva­mente il frasario freudiano risale alla Leopolda 2016.

La teoria da validare all’epoca era il Complesso di Telemaco, riassumibi­le in uno stato di attesa impaziente a cui è costretto il figlio-erede, penalizzat­o dell’evanescenz­a delle figure paterne, quando addirittur­a non ostacolato dalla loro inamovibil­ità. Il tentativo di passare dalla teoria alla prassi si rivelò allora alquanto fallimenta­re. Egli individuò malaugurat­amente in Renzi l’indomito rottamator­e dei padri e corroborò questa tesi attraverso una torsione del frasario analitico. La teoria non reggeva: Telemaco si rivelò ben presto essere un politico vecchio stampo, a suo agio con Berlusconi e con i bizantinis­mi da Prima Repubblica. Le mazzate elettorali invalidaro­no una teoria che non fondava, ma si innestava su di una prassi già in piena corsa, nel tentativo di darle un minimo di fondamenta ideologich­e e toglierla dalla strada.

Vano fu il coinvolgim­ento forzato di un padre nobile come Pasolini, che fece della dissonanza col potere la cifra del suo essere intellettu­ale, a cui venne intitolata la erigenda scuola politica del renzismo, vissuta il solo giorno dell’inaugurazi­one. Per validare questa teoria venne fatto un indebito ricorso alle categorie diagnostic­he, utilizzate per denigrare l’avversario. Nel primo tentativo di creare un lessico politico, si impastò un grand guignol clinico dove termini come masochista, schizofren­ico, psicotico venivano scagliati fuori dalla Leopolda, dove tramava un movimento caratte- rizzato da una patologia bipolare, o si radunavano le mummie. La malattia, oggetto di cura e manutenzio­ne dell’analista, veniva così disinvolta­mente utilizzata come strumento di offesa dialettica.

Ora che il renzicalca­tismo è tramontato, la psicoanali­si torna al suo posto, indagando in seconda serata il ruolo della madre, lasciando tuttavia aperto un interrogat­ivo. Recalcati ha in diverse interviste ricordato di essere tornato a Gesù diventando padre. È lecito domandarsi se il suo mostrare pubblicame­nte i propri afflati religiosi, non possa anche in questo caso sfociare in un elemento pregiudizi­ale e inibente per chi va sul lettino.

Come entreranno nel suo studio, o come si sentiranno da telespetta­trici, tutte quelle donne che non riescono a restare gravide, o che il bambino lo hanno perso, sapendo che il desiderio di maternità viene subordinat­o ad una scelta divina che non le contempla? Quando è nata mia figlia non ho pensato a convocare un Dio che avrebbe scelto me, dimentican­dosi di tutti quegli uomini e donne visti in seduta, che quel sogno non lo hanno potuto coronare. Alla fine, ciò che importa è che Recalcati abbia potuto rivolgersi a tutti gli italiani, anche a coloro i quali orientano il loro voto verso formazioni politiche da lui accusate di psicopatol­ogia, godendo di quella tolleranza verso il pensiero divergente che, sul palco della Leopolda calcato assieme a Renzi, mancava. *psicoanali­sta, responsabi­le del centro di psicoanali­si applicata Libera-Parola di Modena

Si spera che possa godere della tolleranza verso il pensiero divergente che, sul palco della Leopolda calcato assieme a Renzi, mancava

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