Lavoro o salute? Il caso Ilva divide 5 Stelle e Lega
I patti Dopo lo stop al tavolo coi sindacati, prima spina per il nascente governo. Emiliano accusa Calenda: “Ha fallito. È solo un incapace”
Salvare l’Ilva e il lavoro oppure chiuderla e tutelare la salute e l’ambiente? L’eterno nodo dell’acciaio tarantino, ora è diventato anche il primo terreno di scontro del nascituro governo a firma M5S e Lega. Da un lato, Matteo Salvini che ha sempre osteggiato il blocco della produzione dello stabilimento siderurgico; dall’altro, Luigi Di Maio e i 5Stelle che a Taranto sostengono da tempo la chiusura delle fonti inquinanti e la riconversione attraverso le bonifiche. “Sul tema Ilva le posizioni sono da conciliare” è il commento di autorevoli esponenti dei 5Stelle all’AdnKronos, secondo i quali il dossier dell’azienda per il momento non è un nodo sul tavolo tra i due leader. Per il momento, appunto.
LA QUESTIONEIlva, in realtà, è un punto che il prossimo governo dovrà affrontare forse in modo definitivo: la vendita, la tutela dei lavoratori, la salvaguardia di ambiente e salute nel capoluogo ionico sono ormai argomenti che necessitano di una soluzione chiara a distanza di sei anni dallo scoppio della vicenda. Anche tra esponenti locali di 5Stelle e Lega si apprezza la distanza sulla vicenda: per il segretario pugliese della Lega, Andrea Caroppo, e il parlamentare Rossano Sasso, “nessun posto di lavoro deve andare perso, così come non si può perdere o far scappare l’acquirente” e “sostenere che l’Ilva va chiusa è inaccettabile”. Per Francesco Nevoli, consigliere comunale dei 5Stelle, invece, l’unica strada è quella della chiusura progressiva delle fonti inquinanti e l’avvio delle bonifiche con l’impiego dei dipendenti Ilva: “È l’unico modo – ha spiegato Nevoli – per salvaguardare salute e lavoro e sono convinto che quando ci confronteremo con i rappresentanti della Lega condivideranno l’impostazione possibile”. Ma in queste ore, l’Ilva continua a essere elemento di rottura all’interno del Partito democratico. Dopo lo stop al tavolo coi sindacati che ha dichiarato irricevibili le proposte del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, questi ha parlato a La
Stampa di “Populismo sindacale e sindacalismo politico” attaccando le organizzazioni Cgil, Cisl, Uil e Usb per il mancato accordo. Per Susanna Camusso, Calenda “non merita replica”, mentre per Michele Emiliano è un fallimento del ministro. Parole che hanno suscitato clamore e la solidarietà di alcuni membri del Pd al titolare dello Sviluppo economico. “Quel ministro ha fallito – ha tuonato poco dopo il governatore pugliese – non solo perché è un incapace (può succedere che un incapace divenga ministro senza la benché minima esperienza politica e senza avere mai vinto un’elezione), ma soprattutto perché non si è mai fatto ca- rico dei sentimenti e degli interessi né dei cittadini tarantini né dei lavoratori dell’Ilva. Si vergognino – ha aggiunto Emiliano – tutti gli esponenti del Pd che difendono l’indifendibile ministro dello Sviluppo economico e i governi dei quali ha fatto parte, questi ultimi con esclusivo riferimento alla vicenda Ilva di Taranto”. Dura anche la posizione di Fiom-Cgil che tramite Francesca Re David ha chiarito che il no dei metalmeccanici alla proposta del ministro Calenda sulla cessione dell’Ilva a Mittal dipende dall’incuranza di governo e azienda rispetto alle posizioni del sindacato”. L'Ilva “sopravviverà a Calenda” hanno invece risposto Sergio Bellavita e Francesco Rizzo di Usb, definendo le “stizzite dichiarazioni dell’ormai ex ministro Calenda” come dimostrazione della “sua personale totale inadeguatezza nel ricoprire un ruolo tanto importante sul piano sociale ed economico”.
IN FABBRICAa Taranto, intanto, i sindacati preparano il piano di assemblee che partiranno da lunedì: “Nessuna decisione – ha spiegato Francesco Brigati coordinatore degli Rsu Cgil nell’acciaieria ionica – potrà essere presa senza il parere dei lavoratori”. Chiede invece la ripresa del dialogo il vescovo di Taranto Filippo Santoro pronto a fare nuovamente da ponte per il bene delle famiglie tarantine.
Il Carroccio è per la tutela del lavoro, M5S per la chiusura delle fonti inquinanti Il ministro ha fallito non solo perché è un incapace, ma perché non si è mai fatto carico dei sentimenti e degli interessi né dei cittadini tarantini né dei lavoratori
MICHELE EMILIANO