Il Fatto Quotidiano

Lavoro o salute? Il caso Ilva divide 5 Stelle e Lega

I patti Dopo lo stop al tavolo coi sindacati, prima spina per il nascente governo. Emiliano accusa Calenda: “Ha fallito. È solo un incapace”

- » FRANCESCO CASULA Taranto

Salvare l’Ilva e il lavoro oppure chiuderla e tutelare la salute e l’ambiente? L’eterno nodo dell’acciaio tarantino, ora è diventato anche il primo terreno di scontro del nascituro governo a firma M5S e Lega. Da un lato, Matteo Salvini che ha sempre osteggiato il blocco della produzione dello stabilimen­to siderurgic­o; dall’altro, Luigi Di Maio e i 5Stelle che a Taranto sostengono da tempo la chiusura delle fonti inquinanti e la riconversi­one attraverso le bonifiche. “Sul tema Ilva le posizioni sono da conciliare” è il commento di autorevoli esponenti dei 5Stelle all’AdnKronos, secondo i quali il dossier dell’azienda per il momento non è un nodo sul tavolo tra i due leader. Per il momento, appunto.

LA QUESTIONEI­lva, in realtà, è un punto che il prossimo governo dovrà affrontare forse in modo definitivo: la vendita, la tutela dei lavoratori, la salvaguard­ia di ambiente e salute nel capoluogo ionico sono ormai argomenti che necessitan­o di una soluzione chiara a distanza di sei anni dallo scoppio della vicenda. Anche tra esponenti locali di 5Stelle e Lega si apprezza la distanza sulla vicenda: per il segretario pugliese della Lega, Andrea Caroppo, e il parlamenta­re Rossano Sasso, “nessun posto di lavoro deve andare perso, così come non si può perdere o far scappare l’acquirente” e “sostenere che l’Ilva va chiusa è inaccettab­ile”. Per Francesco Nevoli, consiglier­e comunale dei 5Stelle, invece, l’unica strada è quella della chiusura progressiv­a delle fonti inquinanti e l’avvio delle bonifiche con l’impiego dei dipendenti Ilva: “È l’unico modo – ha spiegato Nevoli – per salvaguard­are salute e lavoro e sono convinto che quando ci confronter­emo con i rappresent­anti della Lega condivider­anno l’impostazio­ne possibile”. Ma in queste ore, l’Ilva continua a essere elemento di rottura all’interno del Partito democratic­o. Dopo lo stop al tavolo coi sindacati che ha dichiarato irricevibi­li le proposte del ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, questi ha parlato a La

Stampa di “Populismo sindacale e sindacalis­mo politico” attaccando le organizzaz­ioni Cgil, Cisl, Uil e Usb per il mancato accordo. Per Susanna Camusso, Calenda “non merita replica”, mentre per Michele Emiliano è un fallimento del ministro. Parole che hanno suscitato clamore e la solidariet­à di alcuni membri del Pd al titolare dello Sviluppo economico. “Quel ministro ha fallito – ha tuonato poco dopo il governator­e pugliese – non solo perché è un incapace (può succedere che un incapace divenga ministro senza la benché minima esperienza politica e senza avere mai vinto un’elezione), ma soprattutt­o perché non si è mai fatto ca- rico dei sentimenti e degli interessi né dei cittadini tarantini né dei lavoratori dell’Ilva. Si vergognino – ha aggiunto Emiliano – tutti gli esponenti del Pd che difendono l’indifendib­ile ministro dello Sviluppo economico e i governi dei quali ha fatto parte, questi ultimi con esclusivo riferiment­o alla vicenda Ilva di Taranto”. Dura anche la posizione di Fiom-Cgil che tramite Francesca Re David ha chiarito che il no dei metalmecca­nici alla proposta del ministro Calenda sulla cessione dell’Ilva a Mittal dipende dall’incuranza di governo e azienda rispetto alle posizioni del sindacato”. L'Ilva “sopravvive­rà a Calenda” hanno invece risposto Sergio Bellavita e Francesco Rizzo di Usb, definendo le “stizzite dichiarazi­oni dell’ormai ex ministro Calenda” come dimostrazi­one della “sua personale totale inadeguate­zza nel ricoprire un ruolo tanto importante sul piano sociale ed economico”.

IN FABBRICAa Taranto, intanto, i sindacati preparano il piano di assemblee che partiranno da lunedì: “Nessuna decisione – ha spiegato Francesco Brigati coordinato­re degli Rsu Cgil nell’acciaieria ionica – potrà essere presa senza il parere dei lavoratori”. Chiede invece la ripresa del dialogo il vescovo di Taranto Filippo Santoro pronto a fare nuovamente da ponte per il bene delle famiglie tarantine.

Il Carroccio è per la tutela del lavoro, M5S per la chiusura delle fonti inquinanti Il ministro ha fallito non solo perché è un incapace, ma perché non si è mai fatto carico dei sentimenti e degli interessi né dei cittadini tarantini né dei lavoratori

MICHELE EMILIANO

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In fabbrica Lunedì i sindacati preparano le assemblee per decidere le mosse future LaPresse
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