Il Fatto Quotidiano

L’Eni e le minacce di morte al prete che difende il Niger

Il sacerdote, impaurito, ha chiesto aiuto all’Italia e all’Ocse

- » MARIA CATERINA FRADDOSIO

Due telefonate a distanza di sette mesi. Alla prima è seguito un incontro. “Collaboro con la Naoc”, la Nigeria Agip Oil Company, controllat­a di Eni, avrebbe detto l’uomo che il pastore di un piccolo villaggio del sud della Nigeria, Evaristus Ukaonu Nicholas, in prima linea nella protesta contro Eni, ora ha deciso di denunciare pubblicame­nte. “Mi ha intimato di smetterla di denunciare, altrimenti ci saranno terribili conseguenz­e per me e la mia famiglia”, fa sapere il parroco di Aggah nel Rivers State, leader di Ebgema Voice of F r e ed o m , un’as s o c i a zi o n e di residenti dove dal 1962 sorge il contestato impianto petrolifer­o. “L’uomo che mi ha minacciato lavora per una società che ha appalti da Naoc. Mi ha telefonato la prima volta il 5 giugno. Il giorno seguente ci siamo incontrati e ha insistito per sapere dove vivessi”, racconta.

IL SECONDOepi­sodio di minaccia, questa volta telefonico, sarebbe avvenuto l’8 gennaio di quest’an n o , quando la notizia della protesta degli abitanti di Aggah aveva varcato i confini nazionali. “Dopo il mio programma radiofonic­o, Nigeria Info, mi ha chiamato sempre lo stesso appaltator­e di Naoc per avvertirmi che stava mandando degli uomini a farmi del male”. In difesa del sacerdote e della comunità ci sono l’avvocato Jonathan Kaufman di Advocates for Community Alternativ­es e lo studio legale Chima Williams & Associates, che a dicembre hanno presentato in Italia e in Olanda presso il punto di contatto Ocse (Pcn), l’Organizzaz­ione per la cooperazio­ne e lo sviluppo economico, un rapporto in cui Eni è accusata di causare periodiche inondazion­i, “con conseguenz­e disastrose sulla salute dei cittadini e sull’ambiente”. “Le nostre case, i campi, le scuole sono distrutte e le nostre acque contaminat­e – denuncia il pastore Evaristus Ukaonu – per questo chiedo a Eni di costruire un adeguato sistema di drenaggio”.

L’Ocse, una volta valutate le memorie depositate da entrambe le parti, deciderà se avviare o meno una mediazione sulla base delle linee guida di condotta responsabi­le delle imprese. L’accusa ritiene che Naoc abbia costruito negli anni Settanta un argine di terra, in corrispond­enza di tre giacimenti di petrolio, che ostruirebb­e il naturale flusso delle acque, causando violente inondazion­i. Secondo una ricerca, fanno sapere i legali, ad Aggah “il 90 per cento delle famiglie ha subito danni all’agricoltur­a e il 65 per cento gravi conseguenz­e fisiche”. Alcuni si sarebbero ammalati di polmonite. Molti gli sfollati.

Eni si difende, ricordan- do che la zona del delta del Niger è naturalmen­te soggetta a inondazion­i. “La Naoc ha costruito adeguati canali di scolo e tubature elevate, che assicurano un deflusso regolare” a nc h e durante la stagione delle piogge. Dal ministero dello Sviluppo economico italiano, a cui fa capo il punto di contatto Ocse, la dirigente Maria Benedetta Francescon­i, fa sapere che “l’istanza è ancora nella fase di v al ut a zi on e iniziale”, per cui “non è possibile fornire informazio­ni circa l’esito”.

N e l f r a ttempo il pastore Evaristus ha deciso di rendere note le minacce: “Ho creduto di poterci convivere, ma ho bisogno di a iu to ”. È per questo che, prima di denunciarl­e al Fatto, si è rivolto al governo italiano attraverso l’ambasciata del nostro Paese, con sede ad Abuja: “Purtroppo – scrive nella petizione pubblica depositata il 12 dicembre – Naoc, cadendo così in basso, mi ha costretto a chiedere protezione al go- verno italiano. Ho paura per la mia vita”.

Al momento, però, non gli è pervenuta alcuna risposta. Eni, interpella­ta dal Fatto, ribatte: “Respingiam­o nel modo più fermo che persone o rappresent­anti di Naoc possano aver svolto le attività che lei – rivolgendo­si alla sottoscrit­ta, autrice dell’intervista – sembra addebitarc­i. In Nigeria, come in tutti i Paesi in cui opera, Eni rispetta, tutela e promuove attivament­e i più alti standard in materia di r i co n o sc imento e sa lv agu ardia dei diritti umani”.

La denuncia

“I lavori della controllat­a Naoc causano inondazion­i e danni ai cittadini”

POI ENI avverte: “Non possiamo non rilevare che la modalità con la quale ci ha sottoposto la domanda è chiarament­e capziosa per non citare altro. Ci corre quindi l’obbligo di informarla che rispondere­mo a eventuali rappresent­azioni lesive della nostra reputazion­e nelle sedi opportune”.

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Ansa I giacimenti Un impianto per l’estrazione del petrolio in Nigeria. Nel Paese lavora la controllat­a Naoc
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