Mattarella, gran pokerista (ma con carte tragiche)
Non risulta che Sergio Mattarella conosca il poker, né ci abbia mai giocato. È un peccato. Il presidente della Repubblica è dotato di un’autentica poker face: prossemica impenetrabile in un volto marmoreo, impossibile decrittare le sue espressioni, e le rare volte in cui affiorano un sorriso o una smorfia di disappunto, dileggio, stizza o compassione sono pressoché indistinguibili. Non ce ne eravamo accorti perché Mattarella agisce sottotraccia (altro segno distintivo del pokerista di razza), esce allo scoperto solo quando ne è costretto, o si ha la sensazione che lo sia. Nelle consultazioni per il governo è come se lo avessimo visto per la prima volta, ed è stata un’epifania. In questo mondo wi-fi c’è la gara a presenziare, farsi notare, alzare la voce. Mattarella va controcorrente; coltiva l’arte di non farsi notare come Lord Brummell. Al Quirinale notati Di Maio, Salvini, Berlusconi, Martina. Non notato, Lord Mattarella. Per settimane non ha visto una carta decente, gli hanno passato solo banane, ma lui non ha fatto una piega, si è comportato come se avesse voluto scartare un poker d’assi via l’altro. E alla fine ha rilanciato, prendendo tutti alla sprovvista: governo neutrale, di servizio, e poi elezioni. All-In. Era un bluff? Chissà. Di sicuro nessuno di quelli seduti al tavolo ha avuto il coraggio vedere. È un buon pokerista e un eccellente presidente, Sergio Mattarella, tanto più perché nessuno lo sospetta. Il governo ancora non si sa, ma il piatto è suo.