“M”, il Santoro cubista e quel che resta dei talk
Vanno di moda i passi di lato; Michele Santoro ne ha fatto uno, forse anche un paio, e di sua spontanea volontà. Abbandonato il terreno di cui è stato il seminatore, sperimenta strade nuove con M( Rai2, giovedì sera). M chi?, potrebbe domandarsi qualcuno, non essendo molto chiara la vocazione del programma. C’è un tema portante, ma scomposto in chiave cubista, per così dire; nella fattispecie, il sequestro di Aldo Moro da parte delle Br (non quello attuale da parte di tutte le Tv). Ci sono elementi di fiction; c’è uno studio-galleria utile per talk letteralmente marginali, con ospiti come Marco Damilano (bravo ma ubiquo), Annalisa Chirico (ubiqua e basta) il generale Inzerilli, ex dominus di Gladio; ci sono le interviste impossibili dove si interpellano i protagonisti di allora, vedi Giulio Andreotti interpretato da Remo Girone. Considerati i vivi, avrà pensato Santoro, tanto vale intervistare i morti; comprensibile, ma c’è un problema. Santoro è uomo da melodramma, da Grand-opé- ra, tutti ricordiamo le verdiane telefonate in diretta con il dg Rai Mauro Masi, “di quella pira l’orrendo fuoco…”. Il teatro da camera non si addice a un simile tenore naturale. Ci sarebbe poi da domandarsi perché questo Santoro sperimentale, cubista, abbia voluto mettere il talk in castigo, ma questa è una domanda che bisognerebbe girare a uno bravo, tipo Recalcati. Il telespettatore può solo prendere atto dei palinsesti: mai visti tanti imitatori, ma non è tutto Santoro quello che luccica.