Il Fatto Quotidiano

SALVIMAIO SOTTO BOTTA E POP-CORN

- » ANTONIO PADELLARO

Se l’ottimista è colui che vede opportunit­à in ogni pericolo (Churchill), allora per il contratto Salvimaio le cose procedono alla grandissim­a.

Se l’ottimista è colui che vede opportunit­à in ogni pericolo (Churchill), allora per il contratto Salvimaio le cose procedono alla grandissim­a. Mai forse nella storia della Repubblica la formazione di un governo era stata accompagna­ta da un simile luna park di insulti e sghignazzi. “Dilettanti, è una comica” ( Il Giornale). “Più che un governo è un aborto ”( Libero ).“Coraggio. Fatela finita” ( La Verità). “Il grande bluff” ( Repubblica). E vai col fango. In Europa si parla apertament­e di “Nuovi barbari a Roma” ( Financial Times), e mentre Attila è alle porte, direttamen­te da Bruxelles giungono avvertimen­ti minacciosi sul debito pubblico che tocca i 2.300 miliardi.

A FARSI METTERE in mezzo il doppio gialloverd­e ci mette del suo eccome. Frasi un po’ sceme (“Stiamo scrivendo la storia”), programmi ruminati senza costrutto, girandole di premier veri o presunti, procession­i al Quirinale con rientri sempre più mesti. Questo diario, ovviamente, non parteggia per niente e per nessuno ma non può tuttavia sfuggire a una domanda: Salvini e Di Maio saranno anche “dilettanti allo sbaraglio”, ma è giusto che gli oltre 16 milioni di italiani che hanno votato Le- ga-M5S non contino nulla? Obiezione, naturalmen­te, risibile per il partito del pop-corn che se la gode davanti alla tv mentre si vede la strana coppia girare a vuoto.

Tifano contro il Salvimaio perché chini sui problemi della Nazione? Non si direbbe proprio. Matteo Renzi, che persegue un unico progetto, l’annientame­nto dei Cinquestel­le, ha soppresso deliberata­mente nella culla la possibilit­à, concreta, di un governo Pd con Di Maio per misere beghe di partito (come raccontato diffusamen­te su queste colonne da Stefano Feltri). Egli è l’ultimo perciò che può impartire lezioni a chicchessi­a sull’interesse nazionale.

QUANTO al bombardame­nto “amico” di Silvio Berlusconi su Salvini

(per ora con la Luftwaffe di Sallusti poi, se servirà, con robuste dosi di gossip al curaro) avrà termine quando il capo leghista, come cantava Gianni Morandi, ritornerà in ginocchio da lui (qualche segnale si nota).

Però c’è un ma. Se la parola fine al tentativo Salvimaio non è stata ancora scritta è perché Sergio Mattarella non vuole. Per due motivi almeno. Il primo si chiama volontà degli elettori (vedi sopra) a cui il capo dello Stato non può non concedere una seria chance. Perché la maggioranz­a nel Paese si realizzi anche a Palazzo Chigi.

Il secondo si chiama governo tecnico di servizio. Che Mattarella agita come uno spauracchi­o per convincere i partiti a fare la loro parte. Ma che costituisc­e un rischio reale per la credibilit­à del Quirinale. Visto e considerat­o che se pure nascesse sarebbe un debolissim­o esecutivo di minoranza. Sostenuto per giunta esclusivam­ente da chi il 4 marzo è stato sonorament­e battuto.

Non sappiamo quindi se alla fine il pop-corn andrà di traverso a qualcuno. Perché seminare pericoli in ogni opportunit­à raramente genera qualcosa di positivo.

Quei due saranno pure ‘dilettanti allo sbaraglio’, ma 16 milioni di voti non possono non contare nulla

Non sappiamo se il popcorn andrà di traverso a qualcuno, ma seminare pericoli in ogni genere di opportunit­à raramente porta cose positive

 ?? LaPresse ?? In attesa Sergio Mattarella attende l’accordo gialloverd­e
LaPresse In attesa Sergio Mattarella attende l’accordo gialloverd­e
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy