Il Fatto Quotidiano

MA COI FASCISTI NON SI TRATTA

- » TOMASO MONTANARI

Caro direttore, se davvero finirà con il Movimento 5 Stelle che porta al governo un partito lepenista, allora sarà finita nel peggiore dei modi. Anche ammesso che la Lega si pieghi ad accettare alcuni punti sacrosanti del contratto di governo proposti dal Movimento (chiusura del folle Tav in Val di Susa; attuazione del referendum sull’acqua pubblica; accoglimen­to di una significat­iva parte dei 10 punti fissati dal Fatto Quotidiano), questo non cancellere­bbe la sua identità. Che è quella di un partito guidato da un leader che, parlando di migranti, ha dichiarato ( febbraio 2017): “Ci vuole una pulizia di massa anche in Italia... via per via, quartiere per quartiere e con le maniere forti se serve”. Che pensa che “il fascismo ha fatto tante cose buone”( gennaio 2018). Che vuole “un cittadino su due armato” (febbraio 2018). Che si è fatto fotografar­e mentre dà la mano a un candidato della Lega con una croce celtica tatuata sul braccio: un candidato che poi tutta Italia conoscerà come il terrorista fascista di Macerata.

D’ACCORDO. Se finisce così è anche colpa di Matteo Renzi, che tiene in ostaggio il suo partito e il Paese, e che ha scommesso tutto proprio su questo esito, sperando nel suicidio morale e politico del Movimento. Ed è anche colpa di Sergio Mattarella, che avrebbe dovuto mettere il Pd di fronte all’alternativ­a secca tra governo con i 5Stelle ed elezioni, invece di prospettar­e la garanzia di un improbabil­e governo neutrale. E, più profondame­nte, è colpa di una classe dirigente che, a partire dai primi anni Novanta fino all’abisso renziano, ha scientific­amente distrutto la Sinistra, fino a ridurla allo stato attuale: macerie senza speranza. Ed è colpa anche mia, e di tutti coloro che, da sinistra, abbiamo dialogato con il Movimento senza riuscire a far capire che il sistema si poteva ribaltare solo garantendo più democrazia, e non già inseguendo sogni autoritari e abbraccian­do i nuovi fascisti.

È vero, il mondo si è rovesciato. La Lega e il Movimento 5 Stelle hanno in comune la rappresent­anza dei più poveri, dei precari e degli sfruttati: mentre Forza Italia e Pd rappresent­ano chi ha interesse a non cambiare nulla. Ed è per questo che Lega e Movimento provano a mettere in discussion­e ciò che va messo in discussion­e, da questa Europa alla Nato (ammesso che il sistema lo permetta). Ed è vero: il Pd di Minniti sta trattando la più grande questione del nostro tempo, quella delle migrazioni, con metodi e orientamen­ti che sono già fascisti. Si potrebbe continuare a lungo: per questo milioni di italiani di sinistra hanno votato 5 Stelle, avendo come unica reale alternativ­a l’astensione (a cui ricorreran­no al prossimo giro elettorale).

Tutto questo è drammatica­mente vero. Ma la Lega non è la soluzione.

Non lo è perché dove governa non è affatto antisistem­a, e anzi costruisce un sistema di potere indistingu­ibile da quello del Pd (si legga, per esempio, il bellissimo Il disobbedie­nte di Andrea Franzoso). Non lo è perché è al guinzaglio di quello che Beppe Grillo chiama lo Psiconano: che sarà il padrino, il socio occulto e il massimo beneficiar­io di un eventuale governo Salvini-Di Maio. Non lo è perché è un partito che non offre la speranza, come invece fa tra mille contraddiz­ioni il Movimento, ma alimenta invece la paura. Non lo è perché è un partito in cui i militanti di Casa Pound dichiarano di riconoscer­si.

DI FRONTE a questo futuro nero io chiedo: nessuno nel Movimento 5 Stelle ha il coraggio di dire pubblicame­nte che non è d’accordo? È evidente che la questione della democrazia interna del Movimento non può più essere rinviata: sta succedendo che un gruppo ristretto lo sta portando alla rovina con una scelta che è suicida per le ragioni evidenti che Marco Travaglio si sgola a spiegare da settimane.

Si dice che non c’è alternativ­a. È un errore: in democrazia c’è sempre un’alternativ­a, e il moto There Is No Alternativ­e di Margaret Thatcher è stato e resta la pietra tombale su ogni possibile cambiament­o in Occidente. Si può rivotare. Si può aspettare ancora e si pos- sono costruire le condizioni per un’evoluzione del Pd. Perché tra il Pd e la Lega c’è una differenza fondamenta­le: il Pd è diventato quello che è, e fa quello che fa, ribaltando radicalmen­te la propria stessa ragione di essere. Mentre la Lega è serenament­e fedele a se stessa. E dunque mentre si può sperare in una palingenes­i di un Pd che accetti di governare con i 5 Stelle, non si può certo aspettarsi nulla del genere dalla Lega.

È una porta stretta: ma nulla, davvero nulla, sarebbe peggio di mettere l’energia pulita del Movimento al servizio di un’idea di Italia che è il contrario esatto della Costituzio­ne.

Norberto Bobbio diceva che dobbiamo essere “demo cratici sempre in allarme”. E davvero è il momento di suonare l’all arme. Davvero persone come Roberto Fico, Nicola Morra, Michela Montevecch­i, Gianluca Perilli, Margherita Corrado (per non fare che qualche nome) sono disposti a rendersi correspons­abili di una scelta che farà perdere al Movimento milioni di voti, consegnand­olo alla Destra estrema, e resuscitan­do dall’altra parte la destra finanzcapi­talista di Renzi? Davvero tutte queste persone oneste e serie, che non sognano certo un’Italia nera con la pistola, tradiranno i loro principi e perderanno la faccia fino a legare per sempre il loro nome a una svolta alla Orban?

La Costituzio­ne dice che, come tutti gli altri parlamenta­ri, anche quelli a 5 Stelle non rappresent­ano il loro movimento, ma la nazione. E la stragrande maggioranz­a della nazione non vuole al governo l’estremismo nero della Lega.

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