Imprese: i trucchi per non assumere lavoratori disabili
Senza protezione In barba alle norme che prevedono l’assunzione obbligatoria, i datori non prendono categorie protette o scelgono “i più sani”. Con il Jobs act è ancora più difficile
Ci sono scale?” “Sì, perché?” “Sono in carrozzina” “Come non detto”. Così Giacomo Di Foggia, 31 anni, è stato scartato dal potenziale datore di lavoro che l’aveva chiamato perché “impressionato dal suo curriculum” – racconta Nina Daita, Responsabile dell'Ufficio Handicap della Cgil nazionale. Storie di ordinaria discriminazione e disoccupazione. La crisi infatti si è abbattuta con violenza sui più fragili. Dovrebbe tutelarli la legge 68/99, ma non funziona. La legge 68 prevede per l’impr esa l’obbligo di assunzione di un disabile (con invalidità superiore al 46%) se i dipendenti sono da 15 a 35; di 2 se da 36 a 50; e di oltre il 7% in caso sia oltre i 50 dipendenti. Lo strumento è il Collocamento obbligatorio, che fa capo al Centro per l’impiego. Se inadempienti, le aziende si espongono a sanzioni: per ogni disabile non assunto, ogni giorno l’azienda dovrebbe pagare 143,20 euro. Almeno in teoria.
LA LEGGE. Giulio (nome di fantasia) ha una malattia genetica che lo ha costretto a lungo in carrozzina: “È la normalità non essere chiamati. Al collocamento mi hanno sempre detto di essere impotenti, che i controlli nessuno li fa. Quando l’assessore della mia città mi disse: ‘Questa è la situazione, ma non abbiamo soluzioni’, per me fu un trauma”. Giulio si attivò, conobbe un blogger malato di leucemia grave che gli suggerì un ‘metodo’: “Gli elenchi delle aziende e relative scoperture sono pubblici, fai istanza di accesso agli atti e fatti dare l’elenco delle imprese”. Ecco gli strumenti “dal basso” per cercare aziende dove“auto-candidarsi ”, anche se l’ ultima parola spetta all’azienda. “Al Collocamento furono riluttanti, ma alla fine ebbi il cd (con gli elenchi, ndr)”, spiega Giulio. Tre giorni dopo fu chiamato dal Collocamento e iniziò a lavorare. Raccontò pubblicamente la sua storia e fu contattato da altri due disabili, che seguendo lo stesso percorso ottennero lo stesso risultato: il lavoro. La storia è di circa dieci anni fa: l’Associazione Luca Coscioni attivò un servizio – Soccorso civile –, mettendo a disposizione il sito per “mappare” gli elenchi. Ma “il Jobs Act ha fatto un macello”, dice Daita della Cgil.
EFFETTO JOBS ACT. Prima del 2015, stando alla legge, il 60% era su “chiamata nominativa”, mentre l’altro 40% era gestito dal collocamento. Dopo la riforma Renzi resta solo la chiamata nominativa: “Le aziende scelgono i ‘più sani’ tra i ‘meno sani’ – dice Daita – presentandosi al col- locamento con nomi e cognomi di chi vogliono assumere. E il rifiuto delle auto-candidature è la norma, alle aziende basta una scusa qualsiasi”. Erika De Padova racconta ad Avvenire gli ostracismi dell’azienda: “Dal 2014 a oggi, senza farmi finire il periodo di prova, mi fanno firmare una lettera con su scritto che non avevo superato la prova”.
LA TRASPARENZA. Il Fatto ha presentato istanza di accesso agli atti al Servizio Inserimento lavoratori disabili (Sild) di Roma, per visionare gli elenchi delle aziende, vedere quelle che risultano inadempienti. Il percorso che porta al foglio Excel con l’elenco completo è tortuoso e al Centro per l’impiego (Cpi) romano spiegano: “Inserisca il codice fiscale dell’impresa che le interessa e vedrà il numero delle scoperture”. E la responsabile specifica: “Gli elenchi sono pubblici, ma la maggioranza delle aziende ricorre alle convenzioni, cioè chiede un collocamento dei disabili frazionato nel tempo: dagli elenchi questa informazione non è ricavabile”. Numeri da prendere con le molle, dunque.
Il responsabile del Collocamento mirato di Milano invece dice: “La pubblicità degli elenchi va intesa non come pubblicazione, ma come consultazione, su richiesta, negli spazi messi a disposizione dal Servizio. I prospetti contengono dati sensibili, per cui è illegittima la loro pubblicazione”. Che significa “su richiesta”? “Lei viene qui, ci conosciamo e vediamo, con il direttore, se e cosa possiamo mostrarle”. Gli elenchi delle aziende della Provincia di Torino e relative scoperture, invece, sono disponibili presso la sede di Agenzia Piemonte Lavoro (Apl). Insomma, il caos: uno strumento utile per l’a uto- candidatura è a conoscenza (quasi) solo degli addetti ai lavori (talvolta, nemmeno loro). Certo, l’azienda può rifiutare la candidatura, ma sapere dove chiedere è meglio del quasi-vuoto di oggi. Altrimenti si verificano casi paradossali, come quello di Gianfranco, paraplegico, chiamato a fare il seppellitore al cimitero, o un’anziana in carrozzina, con la Sla, cui fu chiesto di trasportare casse d’acqua minerale. Questo, per chi ha “strumenti”. Gli “altri” sembrano destinati a rimanere iscritti a vita: “Tra sospensioni ed esoneri, per via della crisi, sono quasi 800 mila i disoccupati”, dice Daita.
LA VERIFICA. Abbiamo verificato alcune grandi aziende e istituzioni con scoperture rilevanti nella Provincia di Roma. Esaminando il rapporto tra “scoperture” e disabili “in servizio” vi è, per esempio, Poltrone & Sofà, dove a fronte di un occupato si registrano 20 scoperture, mentre tra i datori di lavoro che presentano il maggior valore in assoluto di poti non coperti, oltre all’Alitalia e alla Michelin, troviamo Alma spa - Agenzia per il lavoro. Non sappiamo però se si siano avvalse di convenzioni. Come Merck Serono e Pfizer, per esempio. Merck risponde che “abbiamo delle scoperture minimali, determinate dall’incremento delle assunzioni nell’area della ricerca”, mentre Pfizer, pur confermando i “buchi”, precisa “che nel prospetto si fa riferimento alla Convenzione dove è stato concordato un piano di assunzioni da attuare entro primo gennaio 2019”. Ma secondo Daita “la convenzione è una scusa per
SOLO SULLA CARTA Sono previste multe salate: 143 euro al giorno per ogni posto non coperto. Ma nessuno controlla e sanziona
non assumere.” Molte aziende e istituzioni non hanno risposto alle richieste del
Fatto. Non solo, spiegano al collocamento, “gli enti pubblici sono quelli che più difficilmente rispettano tempi ed emissione dei bandi pubblici. Prima verso i dirigenti degli enti pubblici c’era un’azione giudiziale, ma non si verificava praticamente mai, era persino difficile individuare l’interlocutore responsabile.” E oggi? “Figuriamoci”.
LE SANZIONI. La Relazione sullo stato di attuazione della legge 68/ 99 sui dati 2012/2013 “registra un numero di mancate risposte di una certa rilevanza statistica”. I numeri di quella 2014/2015 sono analoghi. Al capitolo “Sanzioni” si legge che “la rilevazione (…) è un eufemismo. Nel biennio 2012/ 2013 le sanzioni per “ritardato invio del prospetto informativo” (dove si informa delle scoperture) sono state 23, mentre quelle per “ritardato adempimento degli obblighi di assunzione” risultano 159 nel 2012 e 150 nel 2013. Su centinaia di migliaia di aziende, numeri
imbarazzanti. La “difficile” affidabilità statistica della Relazione è dovuta al fatto che molte Province non rispondono.
C’è grande angoscia nel mondo dei disabili: “Tra i familiari, che si chiedono cosa sarà dei loro figli, e tra i disabili stessi, che dicono sempre le stesse cose: ‘Non mi chiamano mai’, ‘mi chiamano e non mi prendono’,‘sono il primo a essere buttato fuori se le cose vanno male’”. Come per Eleonora, malata di sclerosi multipla, insegnante in una piccola cooperativa. Quando le sue condizioni peggiorarono informò il datore di lavoro, per valutare, dopo visita del medico del lavoro, una nuova mansione. Fu messa in malattia per un anno, passato il quale arrivò la lettera di licenziamento per “superamento del periodo di comporto per assenza da malattia”. Trascorso un anno, difatti, il datore di lavoro ha il diritto di licenziare senza possibilità di ricorso. E aumentano i pregiudizi. Daita: “I disabili avvertono in modo netto che il clima è cambiato, l’intolleranza aumentata e così i pregiudizi”. In tempi di crisi per chi ha più bisogno le difficoltà aumentano.
GLI ESONERI. Il ricorso delle imprese a istituti come la so- spensione o l’esonero (le aziende certificano difficoltà economiche evitando l’obbligo di assunzione), è esploso e così le convenzioni. E i controlli? Su segnalazione dei Cpi, l’Ispettorato del lavoro dovrebbe procedere. Ma oltre al già visto numero risibile di sanzioni i problemi sono altri.
Spiegano al Cpi che “i privati tendono a mettersi in regola per poter partecipare agli appalti, così ottemperando alla legge. Noi se ci sono inadempienze facciamo una diffida e poi, una segnalazione all’Ispettorato del lavoro, ma i controlli sono pochissimi ”. L’ ispettorato del lavoro non ha fornito al Fatto dati sui controlli, e questo sembra confermare quanto afferma Daita: “I controlli sono da sempre zero assoluto, per mancanza di personale”.
Come diceva Giulio: “Nessuno fa le verifiche”. Con il decreto legislativo 151 del 2015, dal primo gennaio 2018 “i datori di lavoro che occupano da 15 a 35 dipendenti computabili sono obbligati, in ogni caso, ad avere in forza un disabile: l’obbligo pertanto non scatta, come in precedenza, all’effettuazione di una nuova assunzione ”. Una scossa reale? Troppo presto per dirlo.
LO STATO BARA Molte aziende pubbliche, da Cdp a vari ospedali, non rispettano le regole e spesso (Rai) nemmeno rispondono