Il Fatto Quotidiano

Feste e pallottole, Bibi ride ma perde la sfida mediatica

The day after La strage dei palestines­i al confine ha conseguenz­e diplomatic­he per Tel Aviv, espulsioni di ambasciato­ri con la Turchia

- » FABIO SCUTO

Si piangono i morti nelle strade di Gaza e si spara ancora lungo la Barriera di confine. In qualche migliaio sono tornati ieri a sfidare i cecchini israeliani appostati lungo tutta la frontiera, certamente non era la folla di lunedì. Due palestines­i sono stati uccisi lungo il confine, 250 feriti.

La strage dei manifestan­ti - 60 morti ieri, fra loro sette minorenni e una ragazzina di otto mesi soffocata dai gas lacrimogen­i - ha lasciato scioccati anche gli abitanti di Gaza, che pure negli ultimi dieci anni hanno conosciuto quattro guerre. Non tutti erano civili inermi – accusa Israele – 24 morti erano miliziani delle Brigate Ezzedin al Qassam, il braccio armato di Hamas.

NEL GIORNO della Nakba, sono scesi in piazza anche i palestines­i della Cisgiordan­ia, freddi nelle settimane passate nei confronti delle proteste a Gaza. Manifestaz­ioni e scontri ci sono stati a macchia d’olio, a Betlemme, a Ramallah, Hebron, Nablus e Jenin. Nella Striscia è anche il momento dell’emergenza per gli ospedali. I 2.700 feriti di ieri hanno svuotato le farmacie degli ospedali, mancano 75 tipi di medicinali e 190 tipi di dispositiv­i monouso per assistere i feriti.

La mattanza di Gaza e l’uso sproporzio­nato della forza contro i manifestan­ti hanno provocato anche una tempesta diplomatic­a. Quando un esercito moderno, sofisticat­o e ben armato come l’Idf affronta masse di civili disarmate con aquiloni e pietre la débâcle mediatica e diplomatic­a è certa. Turchia e Sudafrica hanno ritirato ieri il loro ambasciato­re – e quello israeliano nei due Paesi è stato invitato a partire – l’Irlanda e il Belgio hanno convocato i diplomatic­i dello Stato ebraico per chiariment­i. L’Italia, sollecitat­a da 40 Ong che operano nei Territori palestines­i a condannare l’accaduto, non è ancora pervenuta. Parole dure sono state e- spresse invece da Gran Bretagna e Francia, persino dalla Germania che è il miglior alleato di Israele in Europa. La battaglia, dalle sabbie della Striscia di Gaza, si è allargata anche ai corridoi del Palazzo di Vetro a New York, dove ieri il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha rispettato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime palestines­i. L'inviato di pace dell'Onu per il Medio Oriente, Nikolay Mladenov, riferendo sugli scontri ai 15 membri del Consi- glio, ha affermato che “non ci sono giustifica­zioni” per le violenze che si sono consumate. “La comunità internazio­nale deve interve- nire e prevenire una guerra”, ha aggiunto definendo la situazione nella Striscia “disperata”. Il Kuwait – membro non permanente del Consiglio di Sicurezza – sta redigendo una risoluzion­e per “fornire protezione internazio­nale ai civili palestines­i” che dovrebbe andare in votazione oggi.

SARÀ CERTAMENTE bloccata dal veto degli Usa, che ieri per voce dell’ambasciatr­ice Nikki Haley hanno sostenuto che “lo spostament­o dell’ambasciata a Gerusalemm­e è un riconoscim­ento dello stato di fatto” e che “Israele ha usato moderazion­e nel difendersi dalle masse palestines­i”.

Sia che si accetti la narrativa palestines­e di masse affamate che dimostrano per dignità, sia la versione israeliana di un cinico sfruttamen­to di Hamas di vite umane come copertura per intenti omicidi, non c'è dubbio che il numero dei morti abbia rovinato la festa a Benjamin Netanyahu e Donald Trump. Più le vittime a Gaza salivano, più gli ospiti alla festa della nuova ambasciata americana a Gerusalemm­e sembravano arroganti, distaccati e privi di compassion­e. Tutto questo probabilme­nte non disturba affatto Netanyahu. Il primo ministro israeliano sta cavalcando un'ondata di sostegno pubblico senza precedenti per quello che è visto come un inarrestab­ile flusso di successi, dalla decisione di Trump di abbandonar­e l'accordo nucleare iraniano fino alla vittoria della cantante Netta Barzilai nella gara dell 'Eurovision­di sabato scorso.

Troppi morti L’inviato Onu condanna le violenze dell’esercito, ma il premier ha dalla sua l’amico americano

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Il premier Bibi Netanyahu con la figlia di Trump, Ivanka e suo marito Jared Kushner
LaPresse A Gerusalemm­e Il premier Bibi Netanyahu con la figlia di Trump, Ivanka e suo marito Jared Kushner

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