Regeni, software di Mosca per trovare la verità al Cairo
I tecnici cercano di recuperare le immagini delle telecamere della metro con i fotogrammi che ritraggono ancora in vita il ricercatore italiano
Caccia finale ai carnefici di Giulio Regeni. La missione della procura di Roma al Cairo acquisirà tutto il registrato del sistema di videosorveglianza della Linea 2, dalle 19 alle 21 del 25 gennaio 2016. Immagini che finiranno in 32 hard disk - grazie ad un software di una società di Mosca - dentro cui gli investigatori italiani sperano di individuare il volto e la figura di Giulio e l’eventuale presenza di poliziotti o agenti della National security coinvolti nelle indagini.
La linea 2 della metropolitana del Cairo taglia la città da sud a nord, transitando nella municipalità di Giza, dove Giulio Regeni ha abitato fino a quella sera. L’origine è a El-Munib e dopo quasi 22 chilometri e 20 stazioni arriva a Shubra el-Kheima.
IL CUORE della linea ‘arancione’ sono proprio i circa 4 chilometri che intercorrono tra la stazione di el-Bahoos, quartiere di Doqqi, dove Regeni è entrato pochi minuti prima delle 20, e quella di Mohamed Naguib, la sua fermata. Basterebbe questo lasso di tempo, dieci minuti circa, e di spazio per individuare la sorte del ricercatore di Fiumicello trovato poi morto ai bordi della Desert Road per Alessandria, il 3 febbraio.
Dopo il diniego da parte di una società tedesca, il lavoro di recupero delle immagini di quel 25 gennaio è stato affidato agli esperti arrivati da Mosca. Il materiale sarà studiato dagli inquirenti sotto il coordinamento del capo della procura egiziana Nabil Sa- deq, a cui la Procura di Roma ha chiesto collaborazione, più o meno fattivamente, da un paio di anni. Il lavoro ha preso ieri il via verso le 12 all’interno del quartier generale dell’intelligence egiziana a Nasr City, est del Cairo, e, secondo gli esperti, dovrebbe andare avanti per una dozzina di giorni.
Sono passati quasi due anni e mezzo dalla morte di Regeni, il recupero delle immagini della metro poteva essere fatto prima. Adesso, quanto meno, la Procura potrà cercare di raccogliere indizi importanti o, al contrario, stabilire se le immagini sono state manomesse. Al Cairo, nel frattempo, la tensione è alta. Da una parte le speranze riposte nell’analisi della montagna di registrazioni del sistema di videosorveglianza della metropolitana, dall’altra la situazione degli avvocati, dei consulenti dell’Ecrf, la Commissione egiziana per i diritti e la libertà, e dei loro familiari.
NEL MIRINO della Sicurezza nazionale del Cairo è di nuovo finito il leader della Commissione, Ahmad Abdallah, già arrestato il 24 aprile del 2016 e rimasto in carcere per sei mesi. Ieri Abdallah si è reso irreperibile, oscurando anche i suoi profili social, sempre molto attivi. La repressione del governo di Abdel Fattah al- Sisi nei confronti dell’o rg a n iz z a z io n e che si occupa di diritti umani ha fatto segnare un altro duro colpo venerdì scorso col blitz in casa del numero due di Ecrf, Mohamed Lotfy, e l’arresto della moglie, Amal Fathy. Proprio durante l’interrogatorio della Fathy sarebbe tornato fuori il ruolo di Abdallah. Per favorire la liberazione di Amal da lunedì Paola Deffendi, la madre di Giulio, e il suo avvocato, Alessandra Ballerini, hanno avviato uno sciopero della fame in alternanza, a cui, simbolicamente, avrebbero già aderito 200 persone.
32 hard disk
La Procura di Roma cerca la presenza di agenti egiziani coinvolti nell’inchiesta