Stangata sui “No-Tap”: fioccano multe da 3.500 euro (da pagare in un mese)
Protesta Un anno fa ostacolarono la circolazione a Melendugno
Sanzioni pecuniarie da 3.450 euro ciascuna da pagare in 30 giorni per i cittadini di Melendugno (Lecce) che hanno protestato contro la realizzazione del gasdotto Trans Adriatic Pipeline, che arriverà dall’Azerbaigian in Puglia, impedendo il transito degli ulivi espiantati.
È TRASCORSO circa un anno dalle notti del 16 maggio e del 4 luglio, quando centinaia di persone si erano radunate lungo la strada provinciale che collega Melendugno a San Foca ritardando il passaggio dei mezzi della multinazionale scortati dalle forze dell’ordine. In quel periodo la cittadina salentina, abitata da novemila persone, veniva presidiata da circa settecento agenti. Da ieri mattina un centinaio di persone ha ricevuto la notifica delle sanzioni per aver impedito la libera circolazione dei veicoli. Si tratta di un illecito amministrativo. In verità, spiega l’avvocato Francesco Calabro, “i manifestanti avevano per obiettivo solo quello di ostacolare e ritardare il transito degli ulivi espiantati, non gli altri veicoli che comunque passavano”. A ricevere le multe una pensionata nata nel 1958, un imbianchino dieci anni più giovane, un trentenne panettiere, un fotografo, un cuoco, un gestore di una casa vacanze. C’è anche un nucleo familiare di tre persone, tutte multate per un totale di 10 mila euro. Dopo il preavviso di sanzione emesso dal questore di Lecce, Leopoldo Laricchia, il prefetto, Claudio Palomba, ha respinto le memorie presentate dai legali dei manifestanti, procedendo con l’ingiunzione di pagamento. “Ricorreremo al giudice di pace”– fa sapere l’avvocato Calabro – “perché si tratta di una manifestazione finalizzata a impedire una condotta illecita”. Infatti, torna al centro del dibattito una delle prescrizioni obbligatorie da Valutazione di Impatto Ambientale, la A29, che vincola il periodo di espianto degli ulivi da dicembre a febbraio. E che Tap non avrebbe rispettato. È per questo che, il 27 aprile scorso, la magistratura ha messo i sigilli a uno dei cantieri.
I GIUDICI del Riesame, ieri, hanno respinto l’istanza di dissequestro. Le sanzioni per i cittadini, però, al momento restano. Tap, che continua a lavorare nell’altro cantiere, è coinvolta anche nell’indagine sul reale quantitativo di gas presente nel terminale di ricezione che sorgerà a poche centinaia di metri dalla popolazione. Si ipotizza l’aggiramento della direttiva europea Seveso sulla sicurezza degli impianti, che avrebbe reso obbligatoria anche la consultazione popolare.