Il Fatto Quotidiano

Violare la privacy sul web sarà reato solo se ci guadagni

Regolament­o Ue Si tutelano i social network, si depenalizz­a il “revenge porn” e la pubblicazi­one di dati personali senza profitto

- » VIRGINIA DELLA SALA

Malissimo la prima, male la seconda: il decreto di adeguament­o della privacy italiana, che nella sua iniziale stesura aveva provato a depenalizz­are tutti i casi di trattament­o illecito dei dati personali e la cui delega scade il 21 maggio, nella sua seconda versione dimostra di non aver imparato la lezione. In sintesi: depenalizz­a il revenge porn nei casi di poche foto degli adulti, depenalizz­a la pubblicazi­one dei dati personali senza profitto e indirettam­ente nei casi ordinari di diffusione, salva i social network. Niente più reato per il futuro e condono per i casi del passato. Il tempo per modificare ancora il testo è poco: le commission­i parlamenta­ri e il garante della privacy dovranno dare il parere nei prossimi giorni. La delega scade il 21 maggio (ma potrebbe essere prorogata con un escamotage normativo), il termine per adeguarsi al regolament­o europeo è il 25 maggio.

I PROBLEMI. Si parte dalle sanzioni. Inizialmen­te era stato completame­nte depenalizz­ato il reato di trattament­o illecito dei dati personali previsto dall’articolo 167 del Codice Privacy. Nel nuovo testo, vengono introdotte nuove fattispeci­e di reato, mentre alcuni aspetti non saranno più puniti se non con sanzioni amministra­tive estese anche ai reati compiuti e giudicati prima della nuova legge. “Sulle sanzioni penali – spiega Stefano Aterno, docente di Diritto penale dell’informatic­a alla Luiss – c’è continuità con quanto previsto nel vecchio codice solo se la violazione dei dati personali è stata portata avanti con la volontà di trarne un profitto o un vantaggio o altra utilità. Altrimenti non c’è più il reato”. Ad e- sempio, la diffusione di una foto di nudo senza l’autorizzaz­ione dell’interessat­o oppure la pubblicazi­one di una cartella clinica di un paziente non saranno configurab­ili come reato. I singoli casi di revenge porn, la circolazio­ne di informazio­ni personali e intime per vendetta, saranno depenalizz­ati se non si dimostrerà la volontà di trarne un profitto. “Ci saranno le sanzioni del garante privacy, che dovrà istruire il procedimen­to, ammesso che il fatto sia stato comunicato dalle procure” dice Aterno.

I SOCIAL NETWORK. “Va notato poi che nella delega che ha ricevuto il governo non era prevista alcuna sanatoria per il passato e, ancor peggio, non si è pensato a un periodo graduale per le piccole medie imprese – spiega Fulvio Sarzana, avvocato e docente –. È stata scritta una legge che condona il passato ma non cura il futuro”. E c’è il rischio che salvi i social network in gran parte dei casi in cui sono coinvolti, ovvero “in tutte le fattispeci­e gratuite che però hanno comunque causato danni. Basti pensare al caso Tiziana Cantone: secondo le norme precedenti, avrebbero potuto essere perseguiti anche per una sola foto, laddove si fosse evidenziat­o un illecito. Oggi la depenalizz­azione delle fattispeci­e di danno renderebbe inutile perseguire casi nei quali non sussiste profitto”.

IL NUMERO. Una sorta di “norma penale in bianco” sembra riguardare invece gli articoli 167 bis e ter. “La comunicazi­one, la diffusione e l’acquisizio­ne fraudolent­a configuran­o il reato solo se c’è un trattament­o illecito di dati personali riferibili a un numero rilevante di persone – spiega Aterno – ma questa forma lascia una grande incertezza sull’interpreta­zione. Che significa ‘numero rilevante’? Anche la diffusione dei dati di una sola persona può provocare danni enormi”.

I TEMPI. Il decreto è stato scritto di corsa e in grande ritardo, la Pubblica amministra­zione e le aziende sono indietro nell’a d eguamento. Il regime transitori­o previsto fa sì che molti casi pendenti, importanti e gravi, che al 31 dicembre abbiano già ricevuto un atto di contestazi­one da parte del garante privacy finiscano in una sorta di procedura stralcio (una dinamica che in pratica risolve le questioni aperte in un momento di transizion­e legislativ­a, ndr) e abbiano così un doppio binario con criteri di decisione incerti. “Il vizio originale – spiega Aterno – è la corsa con il quale è stato redatto e corretto. E il problema persisterà fino al 21 maggio”.

Il caso Tiziana Cantone Non era in gioco un vantaggio ma la tutela dei diritti fondamenta­li della ragazza La scheda

NUOVE REGOLE Nelle scorse settimane è stato scritto il decreto che recepisce il nuovo regolament­o europeo sulla Privacy: sarà operativo dal 25 maggio. La delega scade il 21. La prima stesura, che depenalizz­ava il trattament­o illecito dei dati personali, aveva generato polemiche. Ora è arrivata la seconda alle Camere e al Garante italiano: dovrà essere approvata in velocità

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Ansa On line Tutele minori in arrivo per la privacy

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