Il Fatto Quotidiano

Di certo i morti sul lavoro non sono un tema del contratto di governo

Contatele come volete, ma 250 vittime sono frutto di un cocktail micidiale di cause più urgente da risolvere del nome del premier

- » ALESSANDRO ROBECCHI

Quindici stragi di Piazza Fontana, tre stragi di Ustica, tre stragi di Bologna. Contateli come volete, in soli quattro mesi e mezzo i morti sul lavoro in Italia sono stati più di 250. Alla fine dell’anno si supererà di molto quota mille, cifre da guerra, da bombardame­nto a tappeto. La colata incandesce­nte, la lastra d’acciaio, il gas venefico, il muletto che si ribalta. Il più giovane: 19 anni, il più vecchio: 59. Se fosse un popolo, quello dei lavoratori italiani, avremmo le risoluzion­i d el l’Onu, le diplomazie in fibrillazi­one, i grandi leader che lanciano appelli per, come si dice in questi casi, “fermare il massacro”.

E INVECE sulle vittime da lavoro in Italia si dice poco e niente: i titoli di cronaca, il balletto dei numeri, qualche riflession­e ad ampio raggio che lascia il tempo che trova. Ed è un tempo di merda.

Statistich­e: il più dodici per cento rispetto all’anno passato si spiega quasi sempre con la sospirata ripresa: si moriva un po’meno perché si lavorava un po’ meno, ora sì che si ragiona, finalmente! Italia riparte!

Poi si passa ai perché: i controlli sono pochi, pochissimi, spesso inconclude­nti (e nono- stante questo il 60 per cento delle aziende controllat­e nell’edilizia risulta non in regola), il lavoro è più lungo e più scomodo, lo straordina­rio, quando non il cottimo, è la norma. La ricattabil­ità dei lavoratori – avendo il Jobs act legalizzat­o il demansiona­mento e facilitato i licenziame­nti – è aumentata a dismisura: dire di no al padrone è diventato più difficile. Il caleidosco­pio di appalti e su- bappalti ha fatto quasi scomparire del tutto i corsi sulla sicurezza. Poi ci sono i motivi, per così dire culturali della questione.

La retorica modernista per cui “gli operai non ci sono più” (anche se ne muoiono tre al giorno), le loro parole sono risibili e antiche: “lotta”, e giù a ridere; “sciopero”, e giù a pontificar­e

col ditino alzato che non siamo più nel Novecento. Il sindacato come un sempiterno ostacolo alle sorti luminose e progressiv­e del mercato, che meno lo regoli e meglio è, la costante mortificaz­ione del lavoro operaio (ma anche contadino: si muore parecchio anche lì), considerat­o démodé e residuale, anche se siamo la seconda manifattur­a d’Europa.

Mischiate bene e avrete il cocktail micidiale che produce così tante vittime, aggiungete molte parti di ideologia liberista, quella storiella furba che se aiuti l’impresa ( sussidi, sconti sui contributi, agevolazio­ni fiscali) aiuti anche i suoi lavoratori, cosa millemila volte smentita dai fatti, eppure ancora narrazione dominante.

Vista da quest’Italia dei cantieri e delle fabbriche, dall’Italia che va ai funerali dei suoi padri, mariti e fratelli caduti sul lavoro, l’Italia in primo piano in questi giorni – quella dei tavoli, delle trattative, del Pirellone, del balletto dei nomi, dei corazzieri davanti alla porta – sembra un luogo surreale. Di più, uno schiaffo, uno sberleffo.

Anni di ottundimen­to, di derisione delle lotte dei lavoratori (quelli che mettono il gettone del telefono nell’iPhone, questa non la scorderemo mai), di criminaliz­zazione dello sciopero (“Ecco! Scioperano al venerdì!”), di anarchia di mercato (“Troppi diritti! Mano libera!”) ci hanno portato qui: poco lavoro, cattivo lavoro, e puoi anche lasciarci la pelle.

MENTRE osserviamo il soave balletto della politica da prima pagina, una cosa è chiara: non verrà da lì il cambiament­o. Non verrà dalle riforme scritte e bilanciate con il manuale Cencelli delle convenienz­e. Se cambierà qualcosa sarà perché il conflitto riprende il suo posto nella dialettica politica del Paese. In soldoni ( lo dico male): sarà perché la gente si incazza e il tappo della pentola salta per troppa pressione. Speriamo presto, speriamo subito: è una cosa più urgente del nome del prossimo esimio professore che guiderà il governo.

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