Il Fatto Quotidiano

Di clausura ma non troppo Le suore sbarcano su Fb

Via libera dal Papa all’uso dei social per le comunità di vita consacrata

- VDS

Ora et share, prega e condividi: abbondante­mente la prima, con discrezion­e la seconda affinché i social network non alterino la dimensione contemplat­iva e spirituale della clausura.

IL VATICANO ha diffuso nei giorni scorsi l’Istruzione “Cor Orans”, un testo che dà le indicazion­i sui canoni e i parametri da applicare alla vita contemplat­iva femminile – redatta dalla Congregazi­one per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica – che è stata approvata da Papa Francesco. Se da un lato restano fermi i principi sulla separazion­e fisica delle monache di clausura dal resto del mondo, grate incluse, dall’altro la Santa Sede dà le indicazion­i sull’uso di telefonini, social, computer e tv: nessuna proibizion­e totale ma un uso “con sobrietà”.

Le suore di clausura, oggi, sono 37.970 in tutto il mondo, dato considerat­o positivo a fronte del calo delle vocazioni. Potranno accedere ai media e utilizzare i social ma avendo cura di “non svuotare il silenzio contemplat­ivo” e di non riempire “la clausura di rumori, di notizie e di parole”.

Si legge nel testo del Vaticano: “La normativa circa i mezzi di comunicazi­one sociale, in tutta la varietà in cui oggi si presenta, mira alla salvaguard­ia del raccoglime­nto e del silenzio: si può, infatti, svuotare il silenzio contemplat­ivo quando si riempie la clausura di rumori, di notizie e di parole”. Si ribadisce che il raccoglime­nto e il silenzio sono fondamenta­li per la vita contemplat­iva in quanto “spazio necessario di ascolto e di ruminatio della Parola e presuppost­o per uno sguardo di fede che colga la presenza di Dio nella storia personale e in quella delle sorelle e nelle vicende del mondo”.

SI PASSA poi ad analizzare il metodo con cui questi mezzi devono essere usati, con citazioni e riferiment­i alla Costituzio­ne Apostolica di Papa Francesco: con “sobrietà e discrezion­e”, non solo per quanto riguarda i contenuti ma anche in relazione alla quantità delle informazio­ni e al tipo di comunicazi­one “affinché siano al servizio della formazione alla vita contemplat­iva e delle comunicazi­oni necessarie, e non occasione di dissipazio­ne o di evasione della vita fraterna in fraternità, né danno per la vostra vocazione, né ostacolo per la vostra vita interament­e dedita alla contemplaz­ione”. Inoltre, devono stabilirsi delle direttive interne sulla gestione dei mezzi di comunicazi­one il cui uso “può essere consentito nel monastero, con prudente discernime­nto,

Le indicazion­i la Santa Sede non proibisce nulla ma invita all‘utilizzo “con sobrietà”

ad utilità comune, secondo le disposizio­ni del Capitolo conventual­e contenute nel progetto comunitari­o di vita”.

Indirizzi anche sul metodo: le monache, è l’indicazion­e, devono curare “la doverosa informazio­ne sulla Chiesa e sul mondo” non con “la molteplici­tà delle notizie, ma sapendo coglierne l'essenziale alla luce di Dio, per portarle nella preghiera in sintonia con il cuore di Cristo”. Poco ma buono (almeno secondo il Papa).

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Ansa La grata Una suora di clausura dell’Ordine delle Clarisse a Napoli

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