Bisticci al potere: la Tav si ferma, anzi no Nel dubbio in Val di Susa tornano i cortei
Torino-Lione Lo stop ai lavori sparisce dall’ultima bozza del contratto
La Torino-Lione è sospesa. Anzi no. C’è solo l’impegno a “ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia”. Il tema della contestatissima linea ferroviaria in Valle di Susa (Torino), la più criticata tra le grandi opere, è un terreno di scontro e scivoloni nella trattativa tra Lega
Nord e Movimento 5 Stelle: da una parte una forza politica che ha sempre sostenuto il progetto, dall’altra una che l’ha sempre combattuta.
Quando ieri, nell’ultima versione disponibile dell’accordo tra le due parti, è scomparso il riferimento alla sospensione dei lavori, è dovuta intervenire la deputataM5sLau ra Castelli a metterei puntini sul lei e prevenirei commenti dei NoTav :“Appellarsi all’accordo tra Italia Francia è un modo concreto per evidenziare l’inesistenza del presupposto alla realizzazione dell’opera - ha spiegato -. È scritto all’ articolo 1 dell’ accordo che richiede la saturazione, ovvero il traffico minimo per giustificare l’opera”.
In teoria, anche il segretario della Lega, Matteo Salvini è favo- revole a una ridiscussione: “Sulla Tav mi risulta che ci sia in corso una riflessione anche dall’altra parte delle Alpi – ha dichiarato ieri sera –. Se ci sono considerazioni in corso Oltralpe, mi sembra che sia necessario che le stesse considerazioni le facciamo noi”.
Ma fermare i lavori, è un’altra cosa. Così, visto che l’accordo non c’è, domani il movimento No Tav, per nulla convinto delle intenzioni delle due forze politiche, tornerà a manifestare in Val di Susa: “In questi giorni che si discute di un ‘governo del cambiamento’ vogliamo ribadire, a tutti gli schieramenti politici, con forza, che i soldi pubblici per rispondere alle esigenze del Paese ci sono, basta chiudere subito con la Torino Lione e le altre opere inutili! – si legge in una nota – Auspichiamo che la fine della Torino Lione, esempio di tutte le grandi opere inutili, non venga sacrificata sull’altare di un contratto di governo, ma al contrario, sia la prima spinta verso un futuro diverso”. Lele Rizzo, leader del centro sociale Askatasuna, anima del movimento No Tav, ieri mattina twittava battagliero: “Se veramente ci sarà uno stop alla Torino-Lione avremo più tempo per contrastare la Lega”.
UN LEGHISTA “in stand by” come l’ex presidente del Piemonte Roberto Cota, che durante il suo mandato si è dato da fare per portare
Cantiere chiuso Cota (Lega) e Chiamparino (Pd) contrari. Castelli (M5S) “Ridiscutere l’accordo significa fermare tutto”
avanti l’opera, ritiene che lo stop ai lavori sarebbe uno sbaglio: “Io spero che non la fermino. Bloccarla è un errore – dice a Il Fatto –. Io ho lavorato a favore della Torino-Lione e del Terzo valico, sono opere collegate e non cambio idea”. L’ex governatore piemontese apprezza lo sforzo di Salvini per dare un governo all’Italia, ma ricorda che “la Lega porta un impegno positivo e i Cinque stelle sono diversi” e si dice favorevole a una rinegoziazione a favore dell’Italia: “Av rebbero dovuta già farla i governi precedenti”.
L’IPOTESI di uno stop ai lavori non convinceva nemmeno l’attuale presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino secondo il quale ne deriverebbe “senza alcun dubbio un danno enorme all’economia piemontese, al Nord Ovest a all’intero Paese”. Per questo si è appellato “a tutte le forze economiche, sindacali e politiche”, che ieri si sono fatte sentire. Molte sono state le reazioni dei rappresentanti di Forza Italia, Partito democratico e delle associazioni di industriali. Il commissario di governo alla To- rino-Lione Paolo Foietta, vicino al Partito democratico, è cauto: “Stanno circolando testi diversi del contratto, aspetterei di vedere quello finale – ha dichiarato ieri ai microfoni di Radio Veronica One –. Siamo in una fase ancora molto preliminare”. Ha sottolineato che comunque “nella storia della Repubblica non è mai successo che venisse disconosciuto in modo unilaterale un trattato internazionale” e se ciò avvenisse “sarebbe di un atto di estrema gravità” perché “nel diritto europeo vige il principio della restituzione dei soldi”: “Se si ottengono dei soldi per fare una determinata opera, e quell'opera non si fa più, è chiaro che occorre restituire le risorse”. Il “Presidio Europa” del movimento No Tav, invece, ricorda che gli accordi tra Italia e Francia “non prevedono alcuna penalità in caso di sospensione e/o risoluzione degli accordi”.