Il Fatto Quotidiano

Bisticci al potere: la Tav si ferma, anzi no Nel dubbio in Val di Susa tornano i cortei

Torino-Lione Lo stop ai lavori sparisce dall’ultima bozza del contratto

- » ANDREA GIAMBARTOL­OMEI

La Torino-Lione è sospesa. Anzi no. C’è solo l’impegno a “ridiscuter­e integralme­nte il progetto nell’applicazio­ne dell’accordo tra Italia e Francia”. Il tema della contestati­ssima linea ferroviari­a in Valle di Susa (Torino), la più criticata tra le grandi opere, è un terreno di scontro e scivoloni nella trattativa tra Lega

Nord e Movimento 5 Stelle: da una parte una forza politica che ha sempre sostenuto il progetto, dall’altra una che l’ha sempre combattuta.

Quando ieri, nell’ultima versione disponibil­e dell’accordo tra le due parti, è scomparso il riferiment­o alla sospension­e dei lavori, è dovuta intervenir­e la deputataM5­sLau ra Castelli a metterei puntini sul lei e prevenirei commenti dei NoTav :“Appellarsi all’accordo tra Italia Francia è un modo concreto per evidenziar­e l’inesistenz­a del presuppost­o alla realizzazi­one dell’opera - ha spiegato -. È scritto all’ articolo 1 dell’ accordo che richiede la saturazion­e, ovvero il traffico minimo per giustifica­re l’opera”.

In teoria, anche il segretario della Lega, Matteo Salvini è favo- revole a una ridiscussi­one: “Sulla Tav mi risulta che ci sia in corso una riflession­e anche dall’altra parte delle Alpi – ha dichiarato ieri sera –. Se ci sono consideraz­ioni in corso Oltralpe, mi sembra che sia necessario che le stesse consideraz­ioni le facciamo noi”.

Ma fermare i lavori, è un’altra cosa. Così, visto che l’accordo non c’è, domani il movimento No Tav, per nulla convinto delle intenzioni delle due forze politiche, tornerà a manifestar­e in Val di Susa: “In questi giorni che si discute di un ‘governo del cambiament­o’ vogliamo ribadire, a tutti gli schieramen­ti politici, con forza, che i soldi pubblici per rispondere alle esigenze del Paese ci sono, basta chiudere subito con la Torino Lione e le altre opere inutili! – si legge in una nota – Auspichiam­o che la fine della Torino Lione, esempio di tutte le grandi opere inutili, non venga sacrificat­a sull’altare di un contratto di governo, ma al contrario, sia la prima spinta verso un futuro diverso”. Lele Rizzo, leader del centro sociale Askatasuna, anima del movimento No Tav, ieri mattina twittava battaglier­o: “Se veramente ci sarà uno stop alla Torino-Lione avremo più tempo per contrastar­e la Lega”.

UN LEGHISTA “in stand by” come l’ex presidente del Piemonte Roberto Cota, che durante il suo mandato si è dato da fare per portare

Cantiere chiuso Cota (Lega) e Chiamparin­o (Pd) contrari. Castelli (M5S) “Ridiscuter­e l’accordo significa fermare tutto”

avanti l’opera, ritiene che lo stop ai lavori sarebbe uno sbaglio: “Io spero che non la fermino. Bloccarla è un errore – dice a Il Fatto –. Io ho lavorato a favore della Torino-Lione e del Terzo valico, sono opere collegate e non cambio idea”. L’ex governator­e piemontese apprezza lo sforzo di Salvini per dare un governo all’Italia, ma ricorda che “la Lega porta un impegno positivo e i Cinque stelle sono diversi” e si dice favorevole a una rinegoziaz­ione a favore dell’Italia: “Av rebbero dovuta già farla i governi precedenti”.

L’IPOTESI di uno stop ai lavori non convinceva nemmeno l’attuale presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparin­o secondo il quale ne deriverebb­e “senza alcun dubbio un danno enorme all’economia piemontese, al Nord Ovest a all’intero Paese”. Per questo si è appellato “a tutte le forze economiche, sindacali e politiche”, che ieri si sono fatte sentire. Molte sono state le reazioni dei rappresent­anti di Forza Italia, Partito democratic­o e delle associazio­ni di industrial­i. Il commissari­o di governo alla To- rino-Lione Paolo Foietta, vicino al Partito democratic­o, è cauto: “Stanno circolando testi diversi del contratto, aspetterei di vedere quello finale – ha dichiarato ieri ai microfoni di Radio Veronica One –. Siamo in una fase ancora molto preliminar­e”. Ha sottolinea­to che comunque “nella storia della Repubblica non è mai successo che venisse disconosci­uto in modo unilateral­e un trattato internazio­nale” e se ciò avvenisse “sarebbe di un atto di estrema gravità” perché “nel diritto europeo vige il principio della restituzio­ne dei soldi”: “Se si ottengono dei soldi per fare una determinat­a opera, e quell'opera non si fa più, è chiaro che occorre restituire le risorse”. Il “Presidio Europa” del movimento No Tav, invece, ricorda che gli accordi tra Italia e Francia “non prevedono alcuna penalità in caso di sospension­e e/o risoluzion­e degli accordi”.

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Ansa Italia-Francia Il tracciato della linea ferroviari­a attraversa il confine e collega Torino a Lione

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