Licenziati per una fusione: via 361 corrieri
Lo stop La FedEx era un modello virtuoso per la gestione del personale. Cgil, Cisl e Uil: “Esuberi ed esternalizzazioni”
Quella di FedEx, azienda americana del trasporto merci, è la storia di una multinazionale che, da quando è arrivata in Italia, è stata considerata dai sindacati un esempio da seguire. Fino a quando, il 28 aprile, ha presentato il conto salato di un’operazione societaria conclusa nel 2016 con l’acquisizione della concorrente Tnt: un matrimonio che si tradurrà in una mazzata per i lavoratori, visto che porterà al licenziamento di 315 persone, quasi tutti corrieri.
I CONTI del colosso mondiale delle spedizioni sono perfettamente a posto e a vantarsene è la stessa proprietà statunitense. L’esigenza di “riorganizzare le reti di trasporto e rendere più efficiente l’orga- nizzazione vendite” ha portato però i vertici italiani a imporre la chiusura di 24 filiali e il taglio all’organico. La fusione rafforzerà quindi la posizione nel mercato globale e locale, ma da noi sarà una mannaia sul piano occupazionale: oltre ai 315 messi alla porta da FedEx, saranno mandati a casa anche 46 dipendenti di Tnt, per un totale di 361 licenziati. Non è finita, perché 115 addetti delle due società saranno trasferiti di sede e questo, per i sindacati, potrebbe comportare altre perdite di lavoro.
Molti lavoratori, infatti, saranno costretti a rinunciare per non allontanarsi dalla fa- miglia. Contro il piano, ieri i sindacati dei trasporti di Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato scioperi nei magazzini e negli uffici sparsi in tutta Italia, azioni che saranno ripetute il 31 maggio e il primo giugno. Durante la mobilitazione, le organizzazioni hanno segnalato “il tentativo di utilizzare i lavoratori interinali per sostituire i dipendenti che hanno scioperato, violando le leggi del nostro Paese”. Pur sollecitate dal Fatto Quotidiano, le due aziende non hanno fornito la loro versione su quanto denunciato dai sindacati.
FedEx non è abituata alle protesta dei lavoratori, per- ché i sindacati l’hanno sempre definita un modello. “Nonostante operi nella logistica – afferma Maurizio Diamante della Fit Cisl - non si è mai servita di lavoratori in appalto esterno. Una pratica che spesso nasconde caporalato, lavoro nero, mal pagato e con scarsi diritti.
AL CONTRARIO, FedEx ha sempre assunto direttamente i suoi corrieri, applicando il contratto nazionale e riconoscendo buoni premi con l’accordo aziendale”. La filosofia dell’impresa è chiamata Psp: people - service - profit, per sottolineare che le persone vengono prima dei profitti.
Non si puòdire lo stesso di Tnt, il cui modello, spiegano i sindacati, ha previsto negli scorsi anni il ricorso a esuberi e a “una massiccia esternalizzazione di personale”.
Insomma, l’impressione è che, nell’unirsi, l’impresa più virtuosa si sia adeguata al metodo di quella meno virtuosa. Questo ha lasciato interdetti i lavoratori FedEx, che hanno scritto ai vertici americani chiedendo perché si fosse deciso di “abbandonare gli stessi principi che hanno contribuito a rendere il marchio così forte”. Ora la vertenza si sposterà al ministero dello Sviluppo economico, dove è fissato un incontro per il 25 maggio.