Il Fatto Quotidiano

L’Italia (del Nord) omofoba “Ai gay niente patrocinio”

Quelli che “L’orgoglio è solo folklore ed esibizioni­smo”

- » DANIELE ERLER

Il più coerente è Attilio Fontana: aveva detto no quando era sindaco di Varese e lo ha ribadito ora che è presidente della Lombardia. Nella geografia d’Italia sono sempre di più le realtà dove i Gay pride – le manifestaz­ioni dell’orgoglio omosessual­e – non ottengono il patrocinio delle istituzion­i: succede nel profondo Nord, a Novara, Genova, Trento e Varese. Il tutto mentre in Italia oltre 50 persone sono vittime di omofobia ogni giorno, secondo i dati diffusi ieri da Gay Help Line per la giornata contro l’omofobia.

Il caso emblematic­o è quello di Trento, dove il 9 giugno ci sarà la prima edizione del “Dolomiti pride”. La Provincia ha negato il patrocinio e il presidente Ugo Rossi – non un leghista, ma l’espression­e di una coalizione di centrosini­stra – ha detto che la parata è un evento di “folklore e di esibizioni­smo che sicurament­e non apporta alcun contributo alla crescita e valorizzaz­ione della società trentina e della sua immagine”. Lo ha detto a Trento, la stessa città che ha appena ospitato – ovviamente con tutti i patrocini del caso – l’Adunata degli alpini. Con tanto di episodi di sessismo e piccole molestie (etero), denunciati dal comitato “Non una di meno”.

MA I GAY PRIDE sono davvero solo esibizioni­smo? “No di certo” risponde Claudio Tosi, presidente di Arcigay a Genova. Nella sua città il sindaco di centrodest­ra Marco Bucci ha definito il Pride una “manifestaz­ione divisiva”.

“Negli ultimi tre anni – replica Tosi – nella sola Genova ci sono stati quattro ragazzi che sono rimasti senza casa, cacciati dalle loro famiglie solo perché hanno fatto coming out e ammesso la loro omosessual­ità”. Ma cosa c’entra questo con i Gay pride? “Sono manifestaz­ioni che aiutano chi si sente solo: così capisco- no che ci sono associazio­ni pronte ad aiutarli. E chi è stato cacciato da casa con la sola colpa di essere gay, grazie al Pride capisce che in realtà non è colpevole”.

Ilaria Gibelli, che fa parte del comitato organizzat­ore del Pride ligure, ieri era in Regione per cercare di spiegare i motivi dell’orgoglio arcobale- no: “Sabato faremo a Genova una grande cena colorata per manifestar­e contro l’omofobia”. Con il patrocinio, questa volta? “No, lo hanno negato”.

L’ITALIA È ALLA POSIZIONE3­2 su 42 nella classifica che valuta le politiche e le leggi a favore degli omosessual­i. La graduatori­a, diffusa ieri, è compilata da Ilga-Europe, l’organizzaz­ione che riunisce le associazio­ni pro gay di tutta Europa. Il nostro Paese ha un punteggio del 27%. Nella classifica generale arriva dopo Albania, Kosovo, Bosnia ed Erzegovina, Serbia, Repubblica Ceca, Cipro e Slovacchia. I primi sono Malta, Belgio e Norvegia.

“È soprattutt­o nelle piccole realtà che si vive la discrimina­zione – spiega Giovanni Boschini, presidente di Arcigay a Varese, città che ha ottenuto il patrocinio del Comune ma non quello della Regione – Da noi c’è chi vive una doppia vita: nasconde l’omosessual­ità a Varese e la vive alla luce del sole a Milano, dove c’è più libertà. Sappiamo che c’è chi è costretto a osservare il Gay pride nascosto da una colonna. ‘Vorremmo partecipar­e, dicono, ma perderemmo il posto di lavoro’. Ecco, i Pride li facciamo soprattutt­o per loro”.

Ma se il coro di patrocini negati arriva in genere da zone governate dal centrodest­ra, in Trentino la giunta è di centrosini­stra. Ma qui alle elezioni nazionali ha vinto per la prima volta la Lega e in ottobre ci sono le provincial­i: “Forse l’omofobia istituzion­ale di Rossi è un calcolo politico– dice Paolo Zanella, coordinato­re del Dolomiti pride – ma non si dovrebbero fare calcoli politici sui diritti delle persone”.

Il Pride sarà un mese dopo l’Adunata degli alpini. “Credo che la Provincia abbia adottato due pesi e due misure – spiega Zanella – eppure durante l’Adunata ci sono stati episodi di molestie e di sessismo contro le donne (come ha denunciato il comitato “Non una di meno”, ndr). Il Pride non è esibizioni­smo: vogliamo solo chiedere più libertà. I cittadini lo hanno capito, la Provincia no”.

La provincia di Trento “La manifestaz­ione non apporta alcun contributo alla crescita della società trentina ”

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LaPresse La sfilata Il Gay Pride di Roma del 2016

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