Il Fatto Quotidiano

Conte premier, Di Maio e Salvini ministri, dubbi al Colle su Savona

Mattarella vuole garanzie su Esteri, Economia e Politiche Ue

- » TOMMASO RODANO

L’intesa è arrivata ieri e Mattarella riceve i leader di 5 Stelle e Lega per la scelta finale Ma non sono mancate altre tensioni tra il capo dello Stato e il segretario del Carroccio sul nome del prescelto per via XX Settembre: il presidente non vedrebbe di buon occhio l’ex ministro ottantunen­ne del governo Ciampi già vicino a Cossiga Per gli Affari europei c’è il nome di Moavero, Massolo per gli Esteri I leghisti danno l’assalto ai ministeri più “pesanti”

L’ultimo giorno dell’infinita trattativa tra Lega e Movimento 5 Stelle è anche uno dei più tesi. Matteo Salvini e Luigi Di Maio chiudono l’accordo su premier e governo in tarda mattinata, poi il leghista lancia un messaggio molto ruvido in direzione Quirinale: “Ora nessuno metta veti”. Una dichiarazi­one che entra in conflitto con la linea di Sergio Mattarella, annunciata pochi giorni fa a Dogliani: quello del presidente della Repubblica, ha detto, non è un incarico “notarile”. E le sue prerogativ­e – la nomina del premier e dei ministri – sono chiarament­e stabilite dalla Costituzio­ne. Come intende esercitarl­o lo scopriremo oggi: con ogni probabilit­à Salvini e Di Maio saranno convocati al Colle.

LA GIORNATA prende forma a Roma, attorno alle 11: Di Maio e Salvini si incontrano per l’ultimo faccia a faccia. L’incontro dura più di un’ora. Ed è quello decisivo: l’accordo sui nomi del governo gialloverd­e arriva 77 giorni dopo la data delle elezioni. L’identità del premier rimane ovviamente top secret, ma tutti gli indizi portano all’avvocato e docente universita­rio Giuseppe Conte.

L’annuncio della fumata bianca lo dà il leghista, in visita a un gazebo del Carroccio a Fiumicino. Arriva alle 15 e 30, sale sul banchetto con un megafono e proclama: “Stamattina abbiamo chiuso il lavoro sia sul candidato premier che sulla squadra dei ministri, quindi siamo pronti a partire”. Poi arriva la freccia scagliata verso il Colle: “Speriamo che nessuno metta veti”. Dalla selva di microfoni di fronte al leghista arriva una voce: “Parla di Matta- rella?”. Salvini ripete: “Nessuno”. E poi aggiunge: “L’unica cosa che non potremmo accettare saranno dei ‘no’ al voto che voi avete dato il 4 marzo. O nasce un governo che può lavorare oppure torniamo a votare”.

Il fastidio di Salvini è la spia della fatica accumulata in questi giorni: l’accordo tra Lega e M5S è rimasto in sospeso davvero fino all’ultimo. Dai piani alti del Movimento erano arrivati segnali negativi ancora tra sabato notte e domenica mattina, prima dell’incontro risolutivo. Ma è chiaro che se Sergio Mattarella dovesse esprimere un giudizio negativo su una o più tessere di un mosaico composto con tanta difficoltà, sarebbe praticamen­te impossibil­e rimettere mano all’accordo: un “no” del Quirinale potrebbe affondare definitiva­mente l’ipote- si gialloverd­e.

Il nome su cui Salvini non vuole sentire veti sarebbe quello di Paolo Savona. Economista 81enne, gradito alla Lega per le sue posizioni sull’Euro, ha avuto un’esperienza da ministro dell’Industria durata un anno nel governo Ciampi (aprile ‘93- aprile ‘94), in passato è stato vicino a Francesco Cossiga: a lui potrebbe spettare la casella dell’Economia. Mentre Di Maio ieri ha praticamen­te annunciato una delle caselle ottenute dal Movimento: “Abbiamo chiesto di avere un super ministero che accorpi Sviluppo economico e Lavoro, per risolvere i problemi degli italiani”. Potrebbe guidarlo proprio lui.

NELL’ULTIMA giornata di tensione dei gialloverd­i si registra l’ennesimo messaggio ostile che arriva dall’Europa. Stavolta dalla Francia, dal ministro dell’economia Bruno Le Maire: “Se il nuovo governo si assumerà il rischio di non rispettare i propri impegni sul debito, sul deficit, ma anche sul consolidam­ento delle banche, ad essere minacciata sarà la stabilità finanziari­a di tutta l’Eurozona”. Osservazio­ne che arriva, curiosamen­te, da un Paese che ha violato per 10 anni consecutiv­i il Patto di stabilità (il rapporto deficit/Pil nel 2017 è tornato sotto il 3% per la prima volta nell’ultima decade).

Salvini ha risposto via Twitter: “Un’altra inaccettab­ile invasione di campo. Si mettano l’anima in pace, se ci chiedono di fare come i governi precedenti, faremo l’esatto contrario”.

Anche Di Maio ha risposto durante un comizio a Teramo. Sulle questioni europee è decisament­e più felpato del leghista: “Al ministro francese rispondo con un sorriso. Fateci partire e poi ci criticate, ne avete tutto il diritto”.

Il messaggio di Matteo

Se il presidente boccia la squadra giallo-verde non c’è più margine per altre mediazioni

Siamo pronti a partire, speriamo nessuno metta veti Non possiamo accettare che venga ignorato il voto del 4 marzo

MATTEO SALVINI

Ci critica anche la Francia A loro rispondo con un sorriso_ Fateci partire e poi ci criticate, ne avete tutto il diritto

LUIGI DI MAIO

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Nel Salvimaio In senso orario: Savona, Bongiorno, Moavero, Giorgetti, Costa e Bonafede
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Luigi Di Maio e Matteo Salvini, ormai quasi “soci” di governo

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