Pioggia o sole, chi ci guadagna
Piove, meteo ladro: tutti gli affari sulle previsioni del tempo
Con un bollettino si spostano milioni di vacanzieri da un luogo turistico all’altro. Canali ufficiali e pure privati. Mercalli: “Interessati a fare clic e share”. E i sindaci protestano
“Che tempo fa?”. Grazie al cielo ci sono nuvole e sole. Per avere un argomento di conversazione. Una volta era sull’ascensore, quando incontravi il vicino e non sapevi che cavolo dire. Vale anche oggi sul web: accendi il computer. E vai a vedere le previsioni. Il tempo atmosferico regala un po’di varietà quando la vita rischia di mostrarsi monotona. Ma le previsioni garantiscono la sicurezza dei trasporti (navi e aerei). Sapere se pioverà serve anche all’industria e allo sport ( che gomme deve mettere Sebastian Vettel?). Per non dire dell’agricoltura, per cui le previsioni erano nate, perché dal raccolto dipendeva la vita: ci provarono per primi i babilonesi nel 650 avanti Cristo, affidandosi alle stelle e alla forma delle nuvole. Fino al 1700, a Francis Beaufort padre della meteorologia, era un vero terno al lotto.
Ma per fortuna all’epoca non c’era il turismo: oggi basta una previsione per spostare milioni di turisti dal mare alle città d’arte. Quindi affari e polemiche a non finire. Con amministratori, come il governatore veneto Luca Zaia, che pochi giorni fa ha minacciato azioni legali contro i signori delle previsioni colpevoli di annunci sbagliati: “Ci causano conseguenze pesanti, perché la più grande industria in Veneto è il turismo, con 17 miliardi di euro di fatturato e 70 milioni di presenze. Non è possibile che ci sia qualcuno che, scrivendo che ci sarà pioggia o temporale, ci svuoti gli alberghi. Se non cambia, chiederemo i danni”. Qualcuno addirittura ha insinuato che le previsioni a volte abbiano favorito una Regione piuttosto che un’altra.
UNA VOLTA c’era Edmondo Bernacca, il colonnello dell’Aeronautica, famoso quasi quanto un papa. Il suo volto nelle famiglie era più noto di quello del nonno. A quei cinque minuti prima del tg delle venti erano appesi i destini domenicali di mezza Italia: “Cara, preparo la Seicento per partire?”. Decideva Edmondo. Altri tempi. Diversa era l’accuratezza, non certo per colpa di Bernacca. Poi sono arrivati computer capaci di milioni di calcoli al secondo. Modelli matematici che possono prevedere fino alla minima brezza in ogni angolo del globo. “I cervelli elettronici per le previsioni meteo sono i più potenti del mondo, come quelli utilizzati per scopi militari”, racconta Paolo Sottocorona, che dagli schermi de La7 è diventato uno dei volti più noti e a- mati della meteorologia. Così è esploso il business. E qui piovono, è proprio il caso di dirlo, miliardi. Dal turismo alle assicurazioni legate ai viaggi, tutti pendono dalle labbra dei meteorologi. Così siti e tv diventano miniere. Le cronache economiche ricordano che nel 2009 Cnbce Bain (società fondata dall’ex candidato repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney) pagarono 3,5 miliardi per assicurarsi Wea th er Channel.
VALE anche per l’Italia: ilmeteo.it nella sua presentazione si definisce il sito di informazione più visitato del nostro Paese, con oltre un milione e mezzo di contatti al giorno e 40 milioni utenti unici al mese: “La squadra è operativa h24, 7 giorni su 7 ed è composta da 10 tra meteorologi, fisici, ingegneri ed esperti di comunicazione. Lavoriamo sia sul no
wcasting ovvero sulle previsioni a brevissimo termine, sia su quelle a breve, media e lunga scadenza”. 3bmeteo ogni mese sfiora 12 milioni di contatti e 160 milioni di pagine consultate. Poi ci sono 2 milioni di app scaricate sui telefonini. Mentre le previsioni in tv, vedi Mediaset, conquistano fino al 30 per cento dello share. Più dei talk show o dei tg. Ormai sono i telegiornali che fanno da contorno al meteo.
Il grande business sono, appunto, i clic. E quindi la pubblicità. Ma come si conquistano i navigatori e gli affari? Nikos Chiodetto, meteorologo di
3bmeteo di Bergamo: “Noi siamo nati nei primi anni Duemila. Da allora siamo cresciuti tantissimo. Oggi siamo quindici meteorologi, perché nel nostro lavoro dietro ai computer di devono essere le persone. Soprattutto in Italia, un paese con tanti mari e un’orografia complessa. L’affidabilità è molto alta, ma ovviamente crolla dopo le 48 ore, a meno che non ci sia un anticiclone stabile. Oltre i due, tre giorni sono indicazioni di tendenza, a grandi linee. Viste le polemiche con gli enti locali, non devono servire per programmare la nostra vita”. Tanta caute- la, si potrebbe chiamare l’effetto-Zaia. Sottocorona è netto: “A volte vediamo previsioni addirittura per la prossima estate. Non hanno alcun valore. È assolutamente impossibile sapere come sarà il prossimo agosto. Noi possiamo avere previsioni molto precise – fino al 90% – soltanto fino a un giorno”. Oltre la settimana, sostiene il volto de La7, rischia di avere il valore di un oroscopo. Le bestie nere del meteorologo sono temperature e umidità. Non c’è cervellone che garantisca una previsione certa. Più sicuri i calcoli sui venti.
EPPURE si clicca: “La gente ha bisogno di sapere che tempo fa. E qualcuno azzarda. Così come vedo usare dei termini sensazionalistici, e spesso fal- si, per attirare l’attenzione. Quindi i contatti. Si parla di cicloni (magari dando loro perfino un nome, tipo Cleopatra,
ndr), una parola che suscita allarme, quando nel nostro emisfero i cicloni vogliono soltanto dire pioggia”. Così fioriscono temporali, bombe d’acqua. Che rischiano di diffondere panico ingiustificato. Accadde in Liguria nel 2012 quando si annunciarono alluvioni ad agosto e nulla arrivò.
Ecco l’oggetto di tante polemiche: il sensazionalismo. “Quando sento parlare di freddo siberiano, di caldo africano, mi viene il dubbio che qualcuno bluffi per attirare l’attenzione perché campa sullo share e i clic”. Un po’ come capita con i giornali: spari il titolone e vendi di più. Calchi la mano sul temporale, dicono i critici, e
I DATI DEGLI INVESTIMENTI PUBBLICI VENGONO CEDUTI PER POCHE
MIGLIAIA DI EURO AI SITI PRIVATI CHE LI RIELABORANO CON BASSI COSTI E MARGINI DI RICAVO ELEVATI