La principessa moderna è un mix fra cosplayer e assistente social
Entrambi i partner sono giovani e attraenti e si sono piaciuti fin dal primo incontro, malgrado il colore della pelle diverso. Entrambi hanno alle spalle clan ingombranti pronti a metter becco e a porre condizioni. I media ci hanno raccontato la loro storia minuto per minuto, tra foto ufficiali e scatti rubati, facendoci sospirare il lieto fine. Ma per quanto possa essere avvincente la fiaba gialloverde fra Luigi Di Maio e Matteo Salvini, noi signore continuiamo a preferire quella rosa, più prevedibile e terra-terra. Non c’è niente da fare: molte di noi si ostinano a non aggiornare il loro concetto principe azzurro, e non se ne vergognano, nemmeno n el l ’ epoca neofemminista di #MeToo. Va detto che puntare ad accompagnarsi a uno spilungone con sequenze di Dna risalenti a Carlo Magno, a Riccardo Cuor di Leone o a Maria Antonietta, ancorché non si traducano in evidenti tare endogamiche, oggi non è una fantasia da social climber, né la folle speranza di percorrere il resto della vita in sella a un cavallo bianco, allacciate all’uomo perfetto, ma l’ennesima declinazione della sindrome della crocerossina.
TUTTI gli spilungoni di cui sopra, a cominciare dal decano della categoria, il nonno di Enrichetto il Rosso, sono insipidi e impacciati manici di scopa, in genere anaffettivi e che magari sessant’anni suonati devono rendere conto ai genitori. Considerato che Harry, prima di incontrare Meghan, si presentava alle feste vestito da nazi e si faceva filmare nudo durante party selvaggi a Las Vegas, si può dire che la principessa moderna è un mix fra l’assistente sociale, l’insegnante di sostegno e la cosplayer di The Crown. Per questo le aristocratiche oggi si guardano bene dallo sposare i principi e lasciano l’ingrata incombenza a noi borghesi, più avvezze alla fatica. Loro, le principesse, preferiscono impalmare personal trainer e operatori di borsa. Chiamale sceme.